Giovedì, 21 Luglio 2016 - 15:17 Comunicato 1562

Spettacolo nell'ambito della rassegna "Sentinelle di Pietra"
“La grande guerra meschina” il 22 luglio a Forte Dossaccio

Il 22 luglio ad ore 16 a Forte Dossaccio – Predazzo andrà in scena lo spettacolo “La grande guerra meschina” della Compagnia “Le Falie”, evento della rassegna culturale estiva “Sentinelle di pietra. Di Forte in Forte sul Sentiero della Pace”, curata dal Circuito dei forti del Trentino, rete promossa dall’Assessorato alla cultura della Provincia autonoma di Trento e dalla Fondazione Museo storico del Trentino, in collaborazione con il Centro servizi culturali S. Chiara.

Sono più di quarantamila i libri che trattano della Prima Guerra Mondiale pubblicati dal 1915 ad oggi, ma solo negli anni Novanta uscirono in Italia i primi studi che affrontarono lʼargomento proibito delle fucilazioni e delle decimazioni sommarie che rappresentano lʼaspetto più sconvolgente della cosiddetta “amministrazione della giustizia militare” dellʼesercito italiano, il più inviolabile dei tabù della Grande Guerra. Un tabù dietro al quale si celano le responsabilità degli atroci crimini di guerra perpetrati dallo stato maggiore dellʼesercito, dai comandanti dʼarmata, da molti ufficiali superiori.
Lo spettacolo affronta, lʼargomento degli ammutinamenti, delle diserzioni, dellʼindisciplina, dellʼodio verso gli ufficiali, dellʼautolesionismo, delle feroci battute e dei cartelli satirici contro le autorità e le istituzioni, delle dolorose canzoni di guerra intonate nelle trincee. Si scopre che la così detta Grande Guerra (che di grande ebbe solo lʼimmenso numero di morti) fu tuttʼaltro che combattuta a furor di popolo ma, al contrario, fu combattuta (oltre che voluta) contro il popolo.
Alla narrazione si intrecciano i canti, dalle ballate contro la guerra di Bertolt Brecht, Kanonen Song e La leggenda del soldato morto, con la musica di Kurt Weill, a perle della musica cantautoriale come Il disertore (Vian), Garbato amore mio (Fossati) e Poca voglia di fare il soldato (Finardi), fino alle struggenti melodie popolari nate nel primo Dopoguerra come Disertore dal Veneto e Stelutis Alpinis dal Friuli.

Testi e regia di Alessandro Anderloni, ricerca musicale di Raffaella Benetti e Thomas Sinigaglia, narrazione a cura di Alessandro Anderloni, canto Raffaella Benetti, fisarmonica Thomas Sinigaglia.

Dalle lettere di soldati dal fronte: «Mi scrivono dallʼItalia. E io che risposta devo dare? Che è semplicemente un grande macello e che questi assassini non vogliono finirla». «Sarebbe ora di farla finita e di non giocare più coi cannoni con la carne umana come si farebbe allʼosteria con le carte e col vino».  «Speriamo che questo macello termini presto, o forse vogliono far massacrare tutti gli uomini per colpa di alcuni stupidi, che meriterebbero per lo meno di venirsi a trovare nella stessa condizioni di noi!». «Ah, caro cugino, quanto dobbiamo soffrire per manterenere questo sport inventato da quelli che sono stufi di tutti gli altri divertimenti». «Io spero in una prossima pace, che bramo più della luce del sole, del -lʼaria e del respiro».

(at)


Immagini