Venerdì, 22 Marzo 2013 - 02:00 Comunicato 779

Sei ambasciatrici ieri sera ad Arco per un incontro d'eccezione
LE DONNE COSTRUISCONO LA NUOVA AFRICA

L'Africa non è più un'appendice dell'Europa, non è più il Continente colonizzato, defraudato delle sue ricchezze; pur se fra ostacoli e contraddizioni, si muove con il resto del mondo, ed in particolare con quello che chiamavamo, fino a qualche tempo fa, Sud del mondo. In Africa oggi vi sono paesi che crescono a ritmi impensabili per un "maturo" occidente; vi sono anche parlamenti che danno alle donne più spazio di quanto esse non abbiano in Italia. Di questo ed altro si è parlato ieri sera al casinò municipale di Arco, per un evento che ha visto protagoniste sei ospiti di eccezione: Marie Rosemonde Maoussi Deffon Yakoubou, Evelyn Anita Stokes-Hayford, Josephine Wangari Gaita, Carla Elisa Luis Mucavi, Nomatemba Tambo, Amira Daoud Hassan Gornass, ambasciatrici in Italia di Benin, Ghana, Kenya, Mozambico, Sud Africa, Sudan. La tavola rotonda, apertasi con i saluti dell'assessore provinciale alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami e dell'assessore del Comune di Arco Renato Veronesi, ha richiamato un pubblico numeroso e attento, in mezzo al quale spiccavano alcuni "volti noti" della solidarietà trentina nel mondo, come quello di Carlo Spagnolli. A moderare i lavori, il giornalista, scrittore e deputato Jean-Léonard Touadi. Presente al tavolo dei relatori anche Rosanna Coniglio, già direttrice centrale del Ministero degli affari esteri italiano per l'Africa subsahariana.
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"Il Sud del mondo è diventato la vera locomotiva dell'economia mondiale - ha detto Touadi in apertura - E all'interno di questo Sud il motore è anche e soprattutto femminile, il motore è donna. Quindi l'occhio compassionevole con cui abbiamo sempre guardato alla questione femminile deve cambiare. La donna è oggi una risorsa strategica fondamentale per lo sviluppo delle comunità e dei paesi, e la presenza di queste ambasciatrici oggi a Trento ne è una prova."
Una chiave di lettura su cui hanno concordato sia Rossana Coniglio che l'assessore Beltrami, la quale ha porto un caloroso benvenuto alle ambasciatrici d'Africa che hanno accolto l'invito del Trentino, alcune delle quali avevano già visitato in precedenza la nostra terra, anche confrontandosi con le tante associazioni provinciali che operano nei loro paesi. Una chiave di lettura fatta propria anche dall'assessore allo sport, formazione, scuola di Arco Renato Veronesi, che a sua volta si è soffermato sui cambiamenti epocali a cui stiamo assistendo, e che ci obbligano a considerare i temi dello sviluppo e del sottosviluppo in maniera nuova.
Parlando di Africa, naturalmente, il rischio è quello di operare facili semplificazioni. Il continente è vasto e diversificato, la realtà di un paese come il Sud Africa, di cui ha parlato un'ambasciatrice dal cognome particolarmente "evocativo", Tambo (è figlia dello storico leader dell'African National Congress Oliver Tambo, che ha vissuto 30 anni in esilio per la sua strenua lotta contro il regime di apartheid) non è la stessa del Sudan, da poco uscito da un lungo conflitto intestino che ha opposto il governo centrale di Khartum al Sud del paese (oggi costituitosi in stato autonomo), o del Mozambico, paese che il Trentino conosce benissimo per i legami stretti già all'epoca della decolonizzazione e poi della guerra civile. Ciò vale per le problematiche di natura economica e politica così come per quelle legate alla condizione femminile.
In Benin, è stato detto nel corso dell'incontro, molte donne ancora stanno lottando per vedersi riconoscere i diritti fondamentali, anche se nella memoria del paese si tramandano le gesta di donne regine e donne guerriere. Il fattore determinante per la promozione dell'emancipazione della donna è stato ed è la scuola. Nel campo dell'economia, tanto in ambiente rurale quanto nelle città, il ruolo della donna diventa sempre più incisivo, e può essere tranquillamente confrontato con quello dell'uomo. Una situazione, questa, comune anche ad altri contesi, tanto in paesi complessivamente più ricchi di risorse e di opportunità, come il Sudan, quanto in quelli che ancora stanno cercando la loro strada. Da Maputo a Nairobi, da Accra alle periferie delle grandi metropoli sudafricane, la donna gestisce i commerci e il denaro, accede al credito, diventa responsabile di progetti di cooperazione allo sviluppo. E a tutto questo si aggiungono le responsabilità derivanti dall'essere madre, dalla conduzione della casa e dalle cure parentali.
"In generale - ha sottolineato l'ambasciatrice del Ghana - il contributo della donna è determinante. Il fondatore del Ghana, Kwame Nkruma, subito dopo l'indipendenza, ha detto che nel paese non avrebbe dovuto essere di casa alcuna forma di discriminazione. E come risultato oggi abbiamo molte donne in parlamento, abbiamo donne leader nei diversi campi dell'economia, abbiamo scienziate. Oggi il ministro degli esteri è donna, l'alto commissario per i diritti umani è donna, abbiamo donne nell'esercito, non ci sono posizioni a noi precluse , almeno in linea di principio. Pertanto, io credo che non si debba avere nei confronti delle donne un atteggiamento semplicemente compassionevole, ma rivolto piuttosto al pieno riconoscimento dei loro diritti e alla valorizzazione delle loro qualità."
Nel periodo postcoloniale sono emersi anche problemi di natura legale, legati ad esempio alla proprietà della terra o al diritto all'eredità. In Kenya le donne erano impiegate nella coltivazione e produzione dei prodotti coloniali come tè o caffè, "ma quando si trattava di incassare il padrone era sempre un uomo." Lo stesso succedeva in Tanzania, Burundi, Etiopia o Mozambico, ovunque la donna aveva già iniziato a trovare una propria collocazione all'interno dei rispettivi apparati produttivi, ma generalmente in posizioni di subalternità. Nel corso del tempo sono nate un po' in tutto il continente associazioni femminili, che spesso legavano l'attività politica a quella rivolta all'emancipazione femminile. All'epoca ancora la gran parte dei giovani che andavano a scuola erano maschi. Poi lentamente, nel corso degli anni '60, anche le ragazze hanno iniziato a farsi avanti. Grazie alla scuola sono state superate, almeno in parte, alcune pratiche culturali che condizionavano l'accesso della donna all'istruzione e che tendevano a relegarla nei ruoli domestici tradizionali. Sono nati anche dei college femminili, spesso grazie ai missionari. Oggi vi sono paesi, come il Ruanda, dove la parità fra uomini e donne, in seno al Parlamento, è già raggiunta. Vi sono legislazioni, come quella del Kenya, che tutelano la presenza femminile nelle posizioni chiave dell'amministrazione. Soprattutto, oggi si riconosce finalmente che senza il contributo della donna non vi è crescita sociale né economica.
"Se non considerate le donne - ha detto una delle ambasciatrici in chiusura del suo intervento - lo fate a vostro rischio e pericolo." Mai affermazione è sembrata più saggia.

Allegati: foto e audiontervista ass. Beltrami

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