Venerdì, 30 Gennaio 2015 - 02:00 Comunicato 209

L'assessora Sara Ferrari alla conferenza internazionale di Roma
"LA NUOVA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO RIPARTA DALLA SOCIETÀ CIVILE"

"Le buone pratiche emerse da più di 25 anni di progetti di cooperazione promossi dal sistema trentino possono rappresentare un contributo al nuovo corso aperto dalla riforma della cooperazione internazionale italiana. Abbiamo sempre considerato lo "stare in rete con il mondo" una strada obbligata per garantirsi sviluppo e innovazione, e crediamo che compito di chi fa cooperazione sarà sempre più quello di riconoscere, valorizzare e interagire con la società civile e il partenariato privato, a partire dalle medie e piccole imprese. Si tratta di una sfida importante tanto per l'Italia quanto per le sue comunità territoriali". Lo ha affermato oggi a Roma, intervenendo alla Conferenza internazionale
"Private Sector for Development: opportunità e impegno delle Cooperative Italiane nella Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo", l'assessora Sara Ferrari (tra le cui competenze figura anche la cooperazione allo sviluppo), unica
esponente regionale e provinciale ad essere prevista come relatrice alla conferenza.-

Nel suo intervento alla conferenza, ospitata presso la Farnesina, l'assessora ha ricordato come, anche in tempi di difficoltà e di crisi come quelli attuali la Provincia di Trento si sia impegnata per legge a destinare lo 0,25% del proprio bilancio agli interventi di cooperazione internazionale. La società civile trentina conta più di 200 associazioni di solidarietà internazionale, un sistema cooperativo consolidato e un numero crescente di imprese internazionalizzate, la presenza di centri di ricerca impegnati fortemente sul piano dell'internazionalizzazione e della cooperazione internazionale, i tavoli di cooperazione quali esperienze di eccellenza nella promozione di un approccio territoriale allo sviluppo, il Centro di formazione per la solidarietà internazionale e l'Osservatorio Balcani dedicati a tenere viva l'attenzione sul ruolo chiave della società civile come attore di sviluppo.
"La lezione principale proveniente dalla nostra esperienza di cooperazione - ha detto Sara Ferrari - conferma l'importanza del processo in atto di convergenza sul piano degli obiettivi e dei programmi delle politiche multilaterali (ONU), europee (UE), nazionali e territoriali circa l'esigenza di superare logiche assistenziali nell'aiuto pubblico allo sviluppo, spostando invece il focus sulla società civile locale e sul partneriato come strumento essenziale di cooperazione tanto economica quanto politica e sociale. A livello di finanziamento verranno premiati gli interventi in grado di coinvolgere il tessuto locale partendo dalle esigenze e priorità di sviluppo manifestate dai governi dei paesi partner partendo dai bisogni delle popolazioni destinatarie degli interventi."
Una sfida, questa, che per l'assessora "impone una evoluzione delle politiche internazionali, ponendo in maggiore dialogo gli interventi per l'internazionalizzazione e quelli di cooperazione allo sviluppo, trovando nuove modalità di lavoro in comune tra imprese, ONG e associazioni in un'ottica di reciproca crescita, propria e dei paesi partner, e in coerenza con il nuovo quadro operativo europeo: si tratta di instaurare linguaggi e metodi di lavoro nuovi da cominciare a sperimentare attraverso progetti concreti, assumendo una nuova responsabilità ma anche ponendosi nelle condizioni di creare nuove opportunità di sviluppo per noi e per gli altri."
Ma come si potrà articolare, in concreto, la relazione tra governo ed enti locali in materia di cooperazione internazionale? "Nessun territorio e sistema regionale, tanto meno il nostro - ha affermato ancora Sara Ferrari - può credere di raggiungere adeguati livelli di efficacia rispetto ai problemi globali dello sviluppo e della giustizia sociale senza interagire e contribuire alle strategie multilaterali europee e nazionali a ciò rivolte. Il rischio è di versare gocce nel mare. Credo allo stesso modo che il principio di efficacia degli interventi non possa esulare dalla necessità di coinvolgere le comunità e le società dai quali provengono i bisogni di crescita sostenibile e partecipata. E partire dai legami tra popolazioni e dalle buone pratiche sviluppate in Trentino come nelle altre regioni italiane."
"I nostri punti di debolezza rispetto alla competizione in atto tra sistemi paese per l'ottenimento delle nuove risorse comunitarie per la cooperazione internazionale, legati alla nostra piccola scala - ha concluso l'assessora - potrebbero divenire punti di forza rispetto all'esigenza, emersa anche dai lavori di oggi, di garantire un maggiore coinvolgimento della piccola e media impresa - visto che il Trentino è privo di grandi imprese ma ha un tessuto molto dinamico di medie imprese e di cooperative attive in molti settore - a dire il vero forse al momento un po' messa ai margini della nuova progettazione europea. L'altra opportunità è quella di dare maggiore spazio alla dimensione del partenariato territoriale nella nuova progettazione europea, che deve affiancarsi al fondamentale ruolo delle grandi imprese e banche per lo sviluppo degli Stati membri."
Immagini a cura dell'Ufficio Stampa -



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