Giovedì, 25 Giugno 2015 - 02:00 Comunicato 1631

Firmato oggi dall'assessore regionale ai Giudici di Pace e alla Mediazione Giuseppe Detomas e dal Provveditore alle carceri Enrico Sbriglia il protocollo d'intesa
LA MEDIAZIONE NELL'AMBITO DELLA "MESSA ALLA PROVA" ANCHE PER GLI IMPUTATI ADULTI

Non solo i minori entrati nel circuito penale ma ora anche le persone adulte imputate avranno la possibilità in Trentino Alto Adige nell'ambito della messa alla prova, che presuppone lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità, di rivolgersi al Centro per la Mediazione regionale per mettere in atto condotte volte alla mediazione con la persona offesa e attività per la riparazione delle conseguenze del reato. E' quanto prevede, fissandone le modalità applicative, il protocollo d'intesa firmato oggi al Palazzo della Regione dall'assessore regionale ai Giudici di Pace e alla Mediazione Giuseppe Detomas e dal Provveditore per l'amministrazione penitenziaria per il Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige Enrico Sbriglia. In Trentino Alto Adige, prima regione ad attivare un centro di mediazione a carattere pubblico, già 166 imputati stanno usufruendo della messa alla prova, mentre altre 255 hanno richiesto di potervi essere ammessi. L'esito positivo della messa alla prova eviterà loro il processo. L'assessore Detomas: "Il Protocollo è un ulteriore importante strumento per sperimentare in un nuovo ambito le pratiche della "giustizia riparativa" e diffondere la cultura della comunicazione e della mediazione". "C'è una democrazia del dolore - ha affermato il Provveditore Sbriglia - che pare governi tutto - ma risposte diverse vanno cercate e trovate, e se qui si sono trovate è perché in questo territorio l'autonomia apre alla prospettiva di agire in modo più ampio e perchè qui la giustizia funziona. Questi accordi hanno senso anche nell'ottica di un uso diverso delle risorse pubbliche nel settore della giustizia".-

Alla firma dell'intesa sono intervenuti i vertici dell'Amministrazione della giustizia regionali: il presidente della Corte d'Appello Carlo Maria Grillo, il presidente del Tribunale di Bolzano Elsa Vesco, il presidente del Tribunale di Rovereto Corrado Pascucci, il Sostituto Procuratore generale di Trento Giuseppe Maria Fontana, l'Avvocato generale di Bolzano Paul Ranzi, il Procuratore capo di Trento Giuseppe Amato ed il Procuratore di Rovereto Aldo Celentano, oltre ai rappresentanti degli Uffici di esecuzione penale esterna e gli operatori del Centro di mediazione.
L'istituto della sospensione del processo con messa alla prova per imputati adulti è stato introdotto lo scorso anno dalla legge n.67/2014, che ne ha previsto l'applicazione nel caso di reati determinati. Ed è appunto in tale nuovo ambito che interviene l'intesa firmata oggi. La messa alla prova comporta la prestazione di condotte volte all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato, se possibile anche il risarcimento, la mediazione con la vittima del reato senza peraltro obbligare l'imputato ad una ammissione di colpevolezza e lo svolgimento di attività di pubblica utilità, come volontariato di rilievo sociale.
Ma cosa prevede nello specifico il protocollo firmato oggi? Gli Uffici di esecuzione penale esterna di Trento e di Bolzano e il Centro per la Mediazione della Regione collaboreranno nell'applicazione del nuovo istituto della messa alla prova. In particolare gli Uffici di esecuzione penale informeranno gli imputati, che hanno fatto richiesta di sospensione del processo con messa alla prova, della possibilità di rivolgersi al Centro per la Mediazione per mettere in atto condotte atte a promuovere la conciliazione e la riparazione delle conseguenze del reato e la mediazione con la vittima. Il Centro per la Mediazione, se non vi saranno condizioni ostative, attiverà il tentativo di mediazione.
Con questa collaborazione si vuole estendere la partecipazione a percorsi di mediazione ad un numero sempre maggiore di persone coinvolte in procedimenti penali. Si vuole anche favorire la diffusione di pratiche di giustizia riparativa promuovendo la cultura della comunicazione e della gestione non violenta dei conflitti.
"Intraprendere, nel corso dell'accertamento di un potenziale reato, un percorso di mediazione, tenendo conto degli interessi e dei bisogni di tutela e di sicurezza della persona offesa e favorendo lo sforzo dell'autore del reato a riconoscere gli eventi dannosi del proprio comportamento e a pervenire finalmente alla volontà di porvi rimedio - ha spiegato l'assessore regionale ai Giudici di Pace e alla Mediazione Giuseppe Detomas - significa cercare di trovare il modo di ricucire lo strappo relazionale intervenuto fra le due parti. I principi della "giustizia-riparativa", di cui la mediazione è espressione, considerano infatti il reato non solo come "offesa" di un bene giuridico tutelato dall'ordinamento ma anzitutto come la "rottura" di una relazione, il "tradimento" dell'aspettativa del cittadino di non veder offesi i propri diritti. La mediazione mira alla ricostruzione della relazione fra le due parti. Da un lato la vittima che esprime il suo vissuto di ingiustizia, manifesta le sue emozioni e assume un ruolo da protagonista nel partecipare alla definizione del modo in cui l'ingiustizia subita può essere riparata. Dall'altro lato l'autore del reato che, attraverso le condotte previste nel programma di messa alla prova, propone una diversa e migliore immagine di sé, slegata dal reato e orientata verso le buone pratiche e i buoni propositi. Dal riscatto della persona offesa e dell'autore del reato scaturisce una nuova fase propositiva, rivolta al futuro anziché al passato, che si muove in favore della vittima e della comunità intera. Con il Protocollo - aggiunge ancora Detomas - la Regione intende mettere a disposizione degli imputati che, su informazione degli Uffici di esecuzione penale esterna (UEPE), facciano richiesta di svolgimento di attività di mediazione nell'ambito della messa alla prova per adulti, le risorse del Centro per la Mediazione, che è disponibile, inizialmente, al trattamento di un numero massimo annuale di cinquanta casi."
Il Centro per la Mediazione della Regione, operativo a Trento dal 2004, è nato per supportare l'attività dei giudici di pace che possono avvalersene per favorire la conciliazione fra le parti. Dal 2009 l'attività del centro ha trovato svolgimento a regime con l'assunzione a tempo indeterminato di personale con una specifica competenza e preparazione professionale. Dal 2005 in poi sono state firmate intese con le autorità giudiziarie minorili di Trento e l'Ufficio per i servizi sociali per i minorenni di Trento che hanno permesso l'estensione dell'attività del Centro anche in ambito minorile.
Un accordo che risale al 2012 e che coinvolge la Regione, la Provincia autonoma di Trento e il Ministero della Giustizia stabilisce la collaborazione e l'azione integrata in materia di trattamento, formazione, orientamento al lavoro e reinserimento sociale dei minori entrati nel circuito penale e delle persone sottoposte a restrizione della libertà e a misure alternative alla detenzione. In quell'occasione si è convenuto sull'importanza di attuare percorsi di mediazione e di ricomposizione del conflitto tra autore e vittima del reato anche attraverso progetti di riparazione. L'attività del Centro comprende inoltre la progettazione e conduzione di laboratori rivolti ai giovani e a persone in esecuzione penale esterna per la gestione e ricomposizione dei conflitti. (cz) -



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