
La storia dell’economia monetaria è come una lunga Odissea, che vede le banche nel ruolo di un Ulisse in continua lotta contro le onde imprevedibili del destino. Un viaggio sempre in bilico tra inflazione, guerre e crisi internazionali e le “bolle” del mercato, che minacciano di esplodere da un momento all’altro. E proprio quando Itaca sembra apparire all’orizzonte, scompare di nuovo. "Il porto è Itaca, che rappresenta la politica monetaria normale - ha esordito Donato Masciandaro, davanti ad una platea ricca di giovani - i banchieri monetari è da un po’ che parlano di normalizzazione monetaria".
Una normalità che ha caratterizzato la cosiddetta “età dell’oro dell’economia”, ma che adesso è solo un ricordo lontano. "Le banche centrali erano un porto tranquillo, c’era una crescita stabile - ha raccontato Masciandaro - questo dagli anni '80 al 2008. In quel periodo il lavoro dei banchieri centrali era abbastanza semplice, c’era un obiettivo, che era stabilizzare l’economia". Uno stato edenico infranto dal peccato originale del 2008. "Nel 2008 scoppia la bolla. La politica monetaria della Fed diventa troppo espansiva, c’è troppa moneta in circolazione" ha proseguito il professore. Un momento in cui la finanza diventa un leit motiv anche al cinema, con la proiezione sul grande schermo di “Wall Street”. Fatale fu, allora, "il mix tossico tra tassi troppo bassi e regole troppo lasche". Dalla normalità si passò dunque ai “tempi straordinari”, in cui le banche furono costrette ad adottare strumenti altrettanto straordinari, tra cui tassi d’interesse estremamente bassi e l’immissione di liquidità. Fu allora che entrarono in voga i grandi annunci degli eventi monetari, in grado di plasmare con le parole la politica monetaria. Fece scuola l’ex presidente della BCE Mario Draghi, quando il 26 luglio 2012 pronunciò la frase Whatever it takes nell’ambito della crisi del debito sovrano europeo.
"Nel 2019 Itaca si rivede poi si allontana di nuovo, con la pandemia e la recessione pandemica, bisogna tornare a riutilizzare cassetta degli attrezzi ordinari" ha detto Masciandaro. Il baratro si riapre poi con l’invasione russa dell’Ucraina e la crisi in Medioriente. «Poi accade qualcosa che nessuno si aspettava. Ricompare l’inflazione". Uno stato di incertezza che ha posto fine all’epoca dei grandi annunci sia nella Federal Reserve che nella BCE. La marea si rialza nel 2024 con la rielezione di Trump. "Il presidente attuale è storicamente innamorato dei tassi bassi, perché se i tassi sono alti, il dollaro diventa troppo forte e la manifattura soffre. Inoltre con i tassi bassi è più facile finanziare il debito". Tra le armi dell’inquilino della Casa Bianca, anche una strategia di pressione sulla Banca Centrale, a cominciare dal post su X al vetriolo contro Powell. "La terza carta è la deregolamentazione. Trump ama le criptovalute ed è coinvolto direttamente in quel business. È tornato al motto degli anni ottanta: lascia lavorare le banche".