Moderato da Roberta Scorranese, giornalista del Corriere della Sera, l’incontro ha voluto dare voce a due giovani che dalla città sono tornati al primo amore e cioè la montagna. Lazzarini ha tratteggiato la sua storia passata che lo ha portato poi ad un ritorno a casa sua e cioè in Alta Val Seriana dove un anno fa ha aperto con un socio il ristorante “Contrada Bricconi”. A 16 anni è partito per fare esperienza presso le cucine di montagna in Italia e nel mondo sempre in progetti vocati verso la natura, dal Perù, al Cile e al Nord Europa. Dopo 10 anni la voglia di tornare all’origine, nelle terre dove era nato e, quindi, l’apertura dell’agriturismo nel paese dove risiede. I punti di forza che ha subito registrato, nel compiere i primi passi da imprenditore, sono stati la mentalità diversa scoperta tra i suoi paesani, più aperta ad accettare le novità e la marcia in più, soprattutto per cercare clientela, è arrivata dai social network e dal passa-parola. Michele ha raccontato che, se pur non così facile da raggiungere, il locale è pieno ogni sera e questa è la più grande soddisfazione, oltre a vedere che i clienti apprezzano il progetto, i prodotti a km zero, la qualità del cibo contraddistinto da una peculiare story-telling legata al territorio. Circa la cucina, Lazzarini ha spiegato che non producono tutto quel che servono in tavola proprio per valorizzare i piccoli produttori della valle dal pesce del lago di Iseo alle trote e salmerini di un produttore locale vicino al suo ristorante.
Michele ha anche confessato che i problemi non mancano e sono spesso legati all’allevamento dei 30 capi di mucche grigie alpine, alla tipologia degli alimenti che cambiano di gusto in base al latte prodotto, che è diverso ogni giorno e condiziona il risultato dei cibi cucinati per il ristorante. Infine, Michele ha segnalato con orgoglio la specialità della sua cucina è cioè la trota alla brace con acqua di pomodori fermentati e olio all’abete e una lumachina cotta nel siero-innesto del latte.
Dopo di lui, voce a Irene Piazza, di origine bellunese che ha ribadito fin da subito che la sua scelta di vivere in montagna è stata puramente di tipo lavorativo e non legata ad una idea romantica del ritorno “dell’eroe dalla città alla montagna”, visto che il lavoro principale dell’alpeggio è governare la natura. Con in tasca una laurea in Scienze e cultura gastronomica, è tornata al primo amore, la malga. Sollecitata dalla moderatrice, al pubblico scandisce i ritmi, sempre uguali, di giornate a tratti faticose dove si alterna la mungitura al pascolo, la trasformazione del latte e degli alimenti per il ristorante. A 16 anni le prime esperienze in malga, poi l’Università e poi la gavetta presso alcuni caseifici veneti e il lavoro da consulente in Italia e all’estero. Ha salutato il pubblico, Irene, portando alta la bandiera del prodotto della montagna, che è l’unico realizzato grazie al latte di mucche autoctone che si cibano del fieno e dell’erba del luogo, rispetto a chi alleva vacche non autoctone e che vivono in stalla tutto l’anno.
Il Trentodoc Festival è promosso dalla Provincia autonoma di Trento e organizzato da Istituto Trento Doc e Trentino Marketing, in collaborazione con il Corriere della Sera.