Venerdì, 10 Ottobre 2025 - 18:52 Comunicato 2905

“L’adrenalina pura” di Urbano Cairo nel talk con Aldo Cazzullo

Una vita coltivando senza sosta le proprie passioni, ma senza avvertire la fatica perché “quando si ama ciò che si fa, non si sente la fatica”. “Ai giovani dico: non abbiate fretta di guadagnare, pensate al percorso che volete fare, i risultati poi arriveranno.” Così Urbano Cairo, presidente e a.d. RCS MediaGroup e presidente del Torino FC, nel talk presso la Filarmonica con Aldo Cazzullo, vicedirettore del Corriere della Sera. Un fiume in piena Cairo, una scarica di adrenalina in perfetta sintonia con il tema di quest’anno del Festival dello Sport di Trento raccontando una vita fra studio, lavoro e affetti, senza dimenticare lo sport naturalmente.
URBANO CAIRO: I SOGNI DI UNA VITA Nella foto: Aldo Cazzullo, Urbano Cairo. [ Nicola Eccher - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Il primo ricordo raccontato sul palco del Festival è scolastico, o, meglio, della ramanzina incassata dalla madre, insegnante e persona molto rigorosa, dopo un brutto voto alle elementari. “Ma lei mi pungolava, mi incoraggiava quando avevo un esame – ha detto Cairo – e mi ha insegnato tanto. Anche papà era una persona rigorosa. Essere continuamente stimolati è una bella cosa.”
Accanto alla scuola, lo sport, nell’era dei quattro calci al pallone ai giardinetti e nei cortili. Poi l’esperienza nella Pro Sesto e a Cantù. “Da bambino mi piaceva tanto lo sport e soprattutto il calcio, sognavo di fare il calciatore ma non passavo mai la palla. La mia prima passione era il Milan, poi il Torino e Il mio eroe sportivo era Gianni Rivera.”
Ma lo sport ha lasciato il campo allo studio, proprio negli anni caldi. “Del ‘68, quando avevo 11 anni, ricordo solo il racconto di giornali e TV. Poi però andai al liceo e nel ‘71 c’era sempre tanta mobilitazione. Politicamente ero uno spirito libero e mi candidavo a parlare. Quando poi mi sentivano, non mi lasciavano più parlare, ma io volevo che tutti potessero esprimere le loro idee. Venni anche minacciato per questo.”
Poi l’università alla Bocconi, il servizio militare in Aeronautica e l’incontro con Silvio Berlusconi. “Sono tornato in Italia con un libro sui media americani da un periodo di studio nel ‘79 a New York. Negli USA la televisione era molto avanti rispetto alla nostra. Poi un giorno, in un’intervista, sento che Berlusconi invita i giovani con idee innovative a farsi avanti. L’ho cercato al telefono e sono riuscito a parlare con Dell’Utri, che allora era il suo assistente. Ma a Dell’Utri dissi che non potevo svelargli tutte le mie idee, così finalmente mi fece incontrare Berlusconi. Gli proposi di fare una TV nazionale e l’informazione in diretta; divenni il suo nuovo assistente. Come imprenditore era determinato e con idee innovative, geniali.”
Poi l’esperienza in Publitalia e il passaggio a Mondadori dove, nel ‘95, arrivò il licenziamento. “Quando passai a Mondadori, Dell’Utri si oppose con tutte le sue forze e non andavamo d’accordo. Nonostante i risultati positivi venni licenziato, ma io comunque volevo fare l’imprenditore. Oggi il mio rapporto con i figli di Berlusconi è buono, anche se ci si vede poco. Non ho mai pensato di scalare Mediaset, anche se è stato detto così.”
E poi la scalata a RCS e il sogno della televisione, concretizzato con LA7. Riguardo a RCS, “quando abbiamo vinto – ha raccontato Cairo – Berlusconi mi telefonò e si complimentò perché avevo fatto una cosa che lui non era riuscito a fare.” “Come editore sono un liberale, LA7 era in forte perdita ma avere una TV era il mio sogno e LA7 è forse l’unica televisione che ha un atteggiamento dialettico, talvolta critico, verso il governo. Una volta Meloni mi chiamò e mi disse: sono a casa con l’influenza, ho acceso LA7: non si può guardare.”
E a proposito di politica: “Nella Prima Repubblica ho votato DC, una volta Partito Radicale ma anche Forza Italia. La politica è sempre stata un mio interesse e una mia passione, ma con le responsabilità che ho in campo imprenditoriale non posso pensare di impegnarmi in questo campo.” Ma come sarebbe, semmai, la campagna elettorale? “Promettere tagli alla spesa sarebbe poco popolare. Abbiamo invece una ricchezza artistico-culturale unica nel mondo da valorizzare. Nel turismo si potrebbe fare molto di più.”
Non poteva mancare, al Festival dello Sport di Trento, un’ampia parentesi sul Torino. “Quando venni chiamato da Chiamparino, nessuno aveva dato la propria disponibilità, e comunque io ho origini piemontesi. Sono contento di aver preso il Toro, fra momenti belli e brutti, e lo riprenderei, anche se non ci rimarrò a vita. Ai tifosi arrabbiati dico che nella gestione del Torino mi sono sempre comportato facendo ciò che ritenevo il meglio per la squadra, anche se non erano tutti d’accordo.”
Infine, ma certo non per importanza, gli affetti. “Le donne nella mia vita hanno contato tanto – ha spiegato Cairo – a cominciare da mia mamma e mia nonna materna. Ho avuto una vita sentimentale moto articolata; la mia terza moglie mi ha dato tanto per come mi ha seguito e aiutato, trasmettendomi la tranquillità di potermi occupare del mio lavoro. Ho avuto tre mogli, quindi, insomma, le donne mi piacciono.”

(ac)


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