Mercoledì, 10 Luglio 2013 - 02:00 Comunicato 2025

Gestione al Museo Civico di Rovereto. Sabato 20 luglio l'inaugurazione del nuovo percorso archeologico-ambientale
L'ISOLA DI SANT'ANDREA "RESTITUITA" ALLA COMUNITÀ

Situata in un contesto paesaggistico di particolare suggestione, sabato 20 luglio, l'isola di Sant'Andrea nel lago di Loppio, a Mori, sarà ufficialmente aperta al pubblico, dopo oltre due anni di lavori, con un innovativo percorso di visita archeologico e ambientale. L'iniziativa è del Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale e della Soprintendenza per i Beni architettonici e archeologici della Provincia autonoma di Trento, del Museo Civico di Rovereto e dei Comuni di Mori e di Nago Torbole. Oggi nel palazzo sede della Provincia il dirigente del Servizio Conservazione della natura e valorizzazione ambientale Innocenzo Coppola, Livio Cristofolini per la Soprintendenza ai Beni archivistici e archeologici e il direttore del Museo Civico di Rovereto Franco Finotti hanno firmato la convenzione per la custodia, gestione e valorizzazione dell'isola di Sant'Andrea, che da oggi - ed è la prima volta che accade per un sito archeologico - è "affidata" dalla Provincia ad un ente esterno, appunto il Museo Civico di Rovereto. Alla sottoscrizione della convenzione sono intervenuti anche il presidente della Provincia Alberto Pacher, la presidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto Giulia Fiorini e l'archeologo Enrico Cavada. Sabato 20 luglio, giorno dell'inaugurazione, gli appassionati delle due ruote potranno raggiungere il lago di Loppio in bicicletta lungo la pista ciclabile con partenze da Rovereto, Mori e Nago. Le visite guidate sull'isola Sant'Andrea a cura del Museo Civico di Rovereto proseguiranno nel pomeriggio fino alle ore 17.30.-

La riserva naturale "lago di Loppio"
Istituita nel 1987 dalla Giunta provinciale, la riserva si estende su una superficie di 113 ettari, la più ampia tra le aree umide dell'intero territorio trentino. Nel 2000 un'area di 65 ettari, coincidente con l'alveo del lago scomparso negli anni Sessanta al momento della costruzione della galleria di scolmo Adige-Garda, è stata acquistata dalla Provincia autonoma di Trento e come tale è parte del patrimonio demaniale provinciale. Nel 2002 la riserva è stata individuata come Sito d'interesse comunitario nell'ambito del sistema Natura 2000, la Rete Europea delle aree protette.
Il lago di Loppio è un ambiente molto particolare, perché la presenza d'acqua non sempre c'è, ma si riforma in modo intermittente solo in occasione di prolungati periodi piovosi o del disgelo primaverile. Infatti nel 1954 il lago è stato drenato per ragioni di sicurezza nelle fasi di costruzione di una galleria che attraversa l'intero bacino a una profondità di circa 100 metri. Da questo consegue che, per un periodo più o meno lungo dell'anno, l'area si presenta come una distesa verde, priva d'acqua. Ciononostante costituisce un ecosistema di grande interesse naturalistico, che nel corso delle stagioni varia da una situazione umida a una situazione asciutta, anche in rapida evoluzione. Sono presenti flora e fauna di un certo interesse con sovrapposte, a seconda del livello dell'invaso, specie legate all'acqua e specie legate agli ambienti asciutti con rappresentata, quindi, una situazione naturalistica molto particolare, più unica che rara.
Nel 2007 il Servizio Bacini Montani ha approntato un progetto di recupero parziale della falda del lago denominato "Ripristino di un ecosistema lacustre nella zona del lago di Loppio" mirante a captare dell'acqua nel sottosuolo del monte Baldo tramite una galleria di drenaggio, da convogliare nel bacino per ridare ad esso quell'alimentazione regolare di cui oggi è privo. La prima fase del progetto si è recentemente conclusa e nell'attualità è in corso di verifica e di studio la funzionalità di questa importante prima realizzazione. Si ritiene comunque che perlomeno una limitata superficie (circa 6.000 metri quadrati) possa mantenere condizioni di umidità sufficienti a conservare le specie legate agli ambienti umidi.
Oggi il lago di Loppio e il "parco archeologico" dell'isola di Sant'Andrea fanno parte del neo costituito Parco naturale locale del Monte Baldo.

L'isola di Sant'Andrea
Si tratta di un'altura rocciosa di aspetto rotondeggiante, di circa un ettaro di superficie totale. Interamente inserita all'interno della Riserva Naturale Provinciale del Lago di Loppio ha forma allungata da Est a Ovest e si presenta con ripide pareti di roccia con coni detritici al piede. Fino agli anni Cinquanta del Novecento è stata un'isola, separata da un canale d'acqua navigabile - largo una ventina di metri - dalle pendici del monte Baldo, su cui corrono sia la strada statale 241 sia la pista ciclopedonale, cui l'isola è oggi direttamente raccordata da una stretta lingua di terra. Un dislivello di una quarantina di metri separa l'alveo dalla parte sommitale, ampia circa 6400 mq.

Il recupero ambientale
Per favorire la conoscenza di questo luogo e della vasta area naturalistica che lo circonda, tra il 2011 e il 2012 l'intera isola è stata sottratta allo stato di semiabbandono in cui versava. Il recupero ambientale, a cura del Servizio Conservazione della natura e valorizzazione ambientale, ha comportato interventi di pulizia generale del soprasuolo con recupero e asporto di piante danneggiate, schianti e cascami, diradamento, sistemazione del sedime di accesso alla riserva naturalistica a lato della pista ciclabile con la collocazione in corrispondenza di apparati segnaletici e accessori per la sosta.
La viabilità di accesso verso la sommità dell'isola, la sentieristica e le aree di sosta interne esistenti sono state interamente recuperate con la messa in sicurezza del terreno, il posizionamento di presidi in legno naturale anticaduta sui cigli maggiormente esposti, l'apertura di finestre sul bacino del lago. In corrispondenza delle superficie interessate da beni immobili e resti di natura archeologica si è provveduto alla rinaturalizzazione pretiva dei piani così come si è provveduto ad una pulizia da detriti e rifiuti delle parti interessate dalle opere campali della Grande Guerra.

L'area archeologica
Dal 1998 al 2010 la Sezione Archeologica del Museo Civico di Rovereto ha condotto sull'isola di Sant'Andrea regolari campagne di scavo su concessione della Provincia autonoma di Trento.
Gli scavi, sospesi nel 2011 per il cantiere di recupero del patrimonio storico-culturale riportato in luce e dell'ambiente nel quale si trova inserito, hanno identificato e documentato un insediamento fortificato di età tardoantica e altomedievale, difeso da mura lungo il suo perimetro ed esteso su una superficie di circa 6500 mq. Altri elementi e altre tracce riportano a frequentazioni pieno e basso medioevali, riferite alla sopravvivenza interna di una chiesa di lunga durata per i valori che essa ha rappresentato. Altre opere si riferiscono alla Grande Guerra con attestamenti e postazioni di tiro in grotta artificiale.
Le indagini archeologiche hanno interessato tre distinti settori posti nelle parte alta dell'isola riportando in luce ampie parti sopravvissute di quello che, fra i primi decenni del VI e la fine del VII secolo d.C., è stato uno strategico presidio, ben protetto e occupato da gruppi armati con le proprie famiglie. Questo a motivo della posizione stessa dell'isola sulla principale e più percorsa via tra la valle dell'Adige e la regione del Garda. Una strada di transito obbligato su cui esercitava controllo e molto probabilmente sbarramento.
L'identità militare degli abitanti è testimoniata da vari manufatti riferiti all'armamento rinvenuti nel corso degli scavi, mentre la struttura a nuclei famigliari dei gruppi residenti trae ragione da manufatti pertinenti la sfera femminile e dalla presenza di tombe infantili. Responsabili della fortificazione sono state forse l'amministrazione del regno goto di Teodorico oppure quella bizantina, se questa è stata realizzata dopo la restaurazione imperiale ad opera di Giustiniano. Più tardi l'area è stata occupata da Longobardi, dopo che questi negli anni Settanta del VI secolo hanno preso possesso del Trentino meridionale con un proprio ducato incardinato nella città di Trento.
Il primo settore che si incontra salendo, a nord-ovest dell'isola, coincide con un ampio pianoro che ha conservato tratti significativi di diversi edifici costruiti a lato di quello che è stato il terminale della strada di salita all'isola. Fra questi si distingue una costruzione molto compatta, a pianta quadrangolare non regolare il cui fronte esterno si integra in un tratto del muro di cinta che proteggeva il ciglio dell'abitato rivolto verso il lago. Quattro massicci contrafforti esterni ne sostengono la muratura, caratterizzando i notevoli aspetti tecnici e materiali della costruzione, che fra tutte quelle presenti è stata indubbiamente di rilievo.
Un secondo fabbricato, addossato alla cortina e molto probabilmente della stessa epoca dei precedenti, si trova sul margine Sud dell'isola, su un breve terrazzo roccioso. Da qui facile è traguardare sul lago e sul versante della montagna che, dalla strada statale, scende fino alla riva.
L'ultimo settore è quello della chiesa di Sant'Andrea, esistente prima del 1171. La posizione è dominante, grossomodo al centro dell'isola e nella sua parte più elevata. Anche di questa si conservano solamente le strutture murarie dei muri perimetrali a rudere, dopo che l'edificio è stato abbandonato in età moderna. La chiesa é stata costruita forse sui muri di un precedente edificio, di cui però non si è stati ancora in grado di stabilire l'esatto scopo e funzione, ed è stata quindi sostituita dopo l'abbandono da un massiccio capitello votivo eretto con materiali di demolizione. Questa struttura presenta quattro nicchie, ideale punto d'incontro e convergenza tra le circoscrizioni pievane di Mori, Brentonico, Nago e Gardumo.

La Grande Guerra
Con il 1866 il Trentino meridionale é il nuovo confine dell'impero austro-ungarico e sulla linea del Cameras si organizzano vari apprestamenti campali, ordinati prima dello scoppio della Grande Guerra. Anche l'isola ne viene coinvolta. Alle murature di un tempo, che nessuno ormai più vede o comprende, si sostituiscono camminamenti, caverne per artiglierie leggere, depositi e baraccamenti.
Nel gennaio del 1916 i bollettini italiani annotano la sua occupazione da parte di un manipolo di alpini mitragliatori del Battaglione Val d'Adige. Soldati che, in corrispondenza del punto d'attracco sull'isola, hanno lasciato a memoria del fatto un'iscrizione tracciata in caratteri corsivi su una lastra in cemento, fissata a un solido supporto con cornice in blocchi di pietra squadrati. Una seconda epigrafe, affiancata alla prima nel marzo dello stesso anno, è stata recuperata e ricomposta nella posizione avuta nel 1916.
Il testo, anch'esso impresso su lastra di cemento ma in caratteri maiuscoli, porta la denominazione "Isola Clotilde", come in quel frangente di guerra essa è stata rinominata. In attesa di maggiori conferme, il riferimento potrebbe essere quello di un autorevole membro della famiglia reale dei Savoia. Probabilmente la principessa Maria Clotilde (1843-1911), primogenita di Vittorio Emanuele II e di Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena, ma soprattutto, con riferimento al contesto di quei soldati sbarcati sull'isola, zia di Vittorio Emanuele III, re d'Italia e comandante supremo dell'esercito italiano a cui essi appartenevano e a cui dichiarano in questo modo fedeltà e obbedienza.
Un toponimo che però non ha avuto successo e che è stato rapidamente dimenticato: la sua memoria sopravvive solo grazie a questo documento.

La restituzione
Con la consegna in custodia dell'isola al Museo Civico di Rovereto si conclude il lavoro di recupero dando corso ad un dovere politico-istituzionale di restituzione in totale accessibilità alla comunità trentina di un patrimonio che le appartiene, responsabilizzata a conservarne l'integrità sulla base di principi di sussidiarietà e di partecipazione attiva nella sua tutela e salvaguardia. Consegnando quest'area al Museo si va incontro a una manifestata volontà da parte della Provincia alla sua gestione attuata nell'ambito delle proprie attività istituzionali e scientifiche d'intesa con gli Enti presenti sul territorio di Mori e di Nago, rendendo così l'isola di Sant'Andrea e la riserva di Loppio fruibili. La realtà che il Museo oggi assume comporta vigilanza, manutenzione, divulgazione e comunicazione: una sfida per il futuro. Di responsabilità ma anche di impegno nei termini di un ruolo che pone il museo ad essere soggetto conservatore attivo sul territorio, con possibilità di proporre, di investire e di programmare iniziative inserite nel proprio sistema di comunicazione. Proposte in grado di intercettare i diversi livelli di domanda e di pubblico: dalle scuole agli adulti, dalla popolazione locale a chi è ospite in questi luoghi senza dimenticare coloro che, grandi e piccoli, avranno occasione di raggiungere l'area lasciandosi affascinare dalla natura e da un paesaggio mai uguale, da conoscere e far conoscere.

Informazioni
Provincia autonoma di Trento
Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale
tel. 0461 496123
e-mail: serv.naturambiente@provincia.tn.it

Provincia autonoma di Trento
Soprintendenza per i Beni architettonici e archeologici
Ufficio Beni archeologici
tel. 0461 492161
e-mail: uff.beniarcheologici@provincia.tn.it
www.trentinocultura.net/archeologia.asp

Immagini a cura dell'Ufficio Stampa
Allegati: interviste audio Giulia Fiorini, Enrico Cavada, Innocenza Coppola
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