Sabato, 21 Settembre 2013 - 02:00 Comunicato 2706

Ieri sera al Santa Chiara il saluto a missionari e volontari
L'INNO AL TRENTINO HA CHIUSO LE ROTTE DEL MONDO

Alla fine, le Rotte del Mondo riportano sempre a casa, al Trentino. Ed è sulle note dell'Inno al Trentino, appunto, che si è chiusa ieri sera l'edizione 2013 de Sulle Rotte del Mondo, la manifestazione organizzata dalla Provincia e dall'Arcidiocesi di Trento dedicata ai missionari e alle associazioni trentine che operano con progetti di solidarietà in Africa, Asia, America Latina, Europa orientale. A cantarlo, in coro, sul palco dell'auditorium Santa Chiara, gli ospiti di questa quinta edizione, dedicata ai temi della salute, assieme alla corale Altreterre, che si è esibita in un applauditissimo concerto. L'assessore provinciale alla solidarietà internazionale, nel ringraziare tutti coloro che hanno animato queste giornate - compresi i medici e gli infermieri dell'Azienda provinciale ai servizi sanitari che dedicano una parte del loro tempo ad attività come la formazione di personale nei paesi in via di sviluppo o la creazione di unità sanitarie specializzate in realtà che ne sono totalmente prive - ha rivolto un pensiero "speciale" a padre Paolo Dall'Oglio, ospite dell'edizione delle Rotte dello scorso anno, sequestrato in Siria e di cui ancora non si sa nulla. Un ringraziamento e un "arrivederci" anche da parte dell'arcivescovo di Trento monsignor Luigi Bressan, mentre il sacerdote kenyano Francis Giacata, da tempo "amico" del Trentino, ha augurato all'Autonomia una lunga vita, cogliendo il nesso indissolubile che esiste fra essa e la propensione ad essere solidali, all'interno e anche all'esterno dei propri confini.-

Stamani, come sempre, il Forum finale dell'e associazioni di solidarietà internazionale e dei missionari trentini, per tirare le somme di questa settimana, che ha visto come protagonisti, nell'ambito di appositi gruppi multiculturali, anche i giovani, coordinati da Paulo Lima.
Ieri pomeriggio, invece, l'ultima tavola rotonda pubblica, nella sede della Provincia, moderata dal giornalista Luigi Giuriato.
Il neurochirurgo Michele Conti ha presentato i progetti di formazione realizzati in Zimbabwe, Etiopia, Ghana, Kenya, per la cura dell'idrocefalo, malattia che colpisce molti bambini. Si tratta di un approccio nuovo, che punta a valorizzare le risorse locali. In Zimbabwe, ad esempio solo in un ospedale della capitale, gestito con logiche privatistiche, è possibile accedere a questo tipo di operazione, pagando una cifra improponibile per il 99% della popolazione. Grazie al breve corso realizzato due anni fa nell'ospedale di Mutoko, retto da un altro medico trentino, Carlo Spagnolli, una decina di medici chirurghi dello Zimbabwe, e altrettanti ospedali rurali, sono stati messi nella condizione di garantire l'intervento ai loro pazienti (ad un costo particolarmente contenuto, dal momento che la valvola impiantata sui pazienti per drenare il liquido cerebrale, sul mercato europeo costa 2000 dollari ma su quello indiano, a cui il progetto ha deciso di rivolgersi, appena 37, a parità di prestazioni del prodotto). "Tutto ciò - ha sottolineato Conti - provoca un cambiamento di mentalità. La sanità pubblica, messa nella condizione di fare il suo dovere, torna ad essere considerata".
Chiara Bodini, del Centro studi e ricerche in salute internazionale di Bologna, ha inquadrato il tema del pomeriggio, quello delle grandi epidemie. La parola epidemia si riferisce in genere alle malattie infettive, e ne esistono ancora. Ma sempre più spesso il termine viene associato alle malattie croniche, ad esempio, nei paesi sviluppati, quelle legate alla nutrizione. Nel Sud del mondo il carico da sopportare, spesso è doppio: epidemie e anche patologie croniche. E i pazienti devono pagarsi tutto, come sottolineato da suor Aldina Viliotti, missionaria in Africa dal lontano 1967. "Ad esempio, la malaria c'è sempre stata, ma oggi non si pendono più i medicinali per prevenirla, ci sono medicine nuove ma troppo costose. I bambini spesso muoiono di anemia. Il morbillo è anche molto diffuso, nonostante le campagne di vaccinazione. A volte forse i vaccini non hanno funzionato perché non erano conservati bene. E poi l'hiv, il colera, l'ebola".
E la lebbra, di cui ha parlato padre Giorgio Abram, 36 anni in Ghana, malattia che ha alle spalle una lunga, triste storia di isolamento e paura. "Abbiamo alle spalle decenni di segregazione, di lebbrosari, isolati, di terapie farmacologiche insufficienti. Poi, dai primi anni '80, son state trovate finalmente medicine più efficaci. Ma bisognava cambiare soprattutto la mentalità. La gente non credeva che la causa della malattia fossero batteri o virus. La gente andava dagli stregoni. L'origine della salute e della malattia in Africa può essere di tre tipi: dio, gli spiriti o una persona nemica. La cura, quindi non può essere solo farmacologica, bisogna che il paziente percepisca anche una dimensione spirituale". Ma come si cambia vivendo oltre 30 anni in Africa, a contatto con la malattia? "Sono diventato più buono. Prima ero severo con i malati, mi arrabbiavo se non assumevano la terapia ogni giorno. Poi ho preso la lebbra anch'io e mi sono accorto sulla mia pelle che è difficile prendere una medicina tutti i giorni.".
Paola Costenaro, infettivologa, ha parlato di Hiv, presentando un progetto realizzato con l'associazione Casa accoglienza Padre Angelo, convenzionata con la Provincia, e rivolta alle madri in difficoltà e ai loro bambini. Attualmente in cura vi sono oltre 1000 bambini. Ma non si tratta solo di assumere medicine: ciò che è importante è che in queste esperienze si crea una rete di persone, di familiari che si prendono cura dei bambini anche quando sono rimasti orfani, ricreando quel tessuto comunitario che è proprio dell'Africa rurale.
Paolo Lima e Jose Raian, infine hanno presentato i risultati del gruppo di lavoro riunitosi alle Canossiane, che ha esaminati tematiche quali il potere delle lobbies, delle "big pharma", ma anche le possibili risposte che stanno emergendo in paesi come l'India o il Brasile. Rimanendo al Brasile, Raian ha esposto un progetto di rete sviluppato a San Paolo dal 2008, che vede come protagonisti giovani sieropositivi.

Informazioni sul sito: www.missionetrentino.it
Immagini a cura dell'ufficio stampa -