
Una testardaggine che si è tradotta in successi: Lorenzo ha conquistato due titoli mondiali nella 250 con l’Aprilia e tre in MotoGP con la Yamaha. Nella classe regina ha vinto 47 volte, ottenendo 152 podi e 69 pole in 296 gare, con avversari come Rossi, Stoner e Pedrosa. Li chiamavano “i fantastici quattro”.
E con Rossi, Jorge Lorenzo ha condiviso l’esperienza in Yamaha, come compagno di team. “Entrambi avremmo vinto di più se non ci fosse stato l’altro”, ha detto Lorenzo. “Oggi con Valentino ho un rapporto cordiale, di rispetto reciproco. Ha anche il merito di aver avvicinato molto pubblico al motomondiale”.
Fra i tanti ricordi di carriera, il primo mondiale in MotoGP. “Quando ho vinto il mio primo titolo è stato il giorno più felice della mia vita. Vincere in MotoGP è il massimo che un pilota possa ottenere. Prima della gara decisiva avvertivo pressione, paura, timore di guasti meccanici. Al momento di entrare in pista, il sistema di avviamento della moto non funzionava. Hanno risolto poco prima che chiudessero l’accesso al circuito”.
Ci sono anche i rimpianti, come quelli per il rapporto con la Ducati, finito forse troppo presto, tanto che Lorenzo si è commosso ascoltando sul palco del Sociale il video messaggio di saluto di Gigi Dall’Igna, General Manager di Ducati Corse. E poi un’analisi del motomondiale oggi, ancora pericoloso nonostante i tanti dispositivi di sicurezza, perché si va sempre più forte.
Si è parlato anche del presente di Lorenzo: oggi la nuova sfida con l’Aston Martin Vantage GT3 della scuderia L&A Infinity. “La macchina è più comoda”, ha spiegato Lorenzo, “perdona di più gli errori e non serve essere in grande forma fisica.” E accanto ai motori, anche l’attività di podcaster. “Chi mi sarebbe piaciuto intervistare? Ayrton Senna e Muhammad Alì”, ha risposto Lorenzo. “Oggi intervisterei Michael Jordan.”