
Un dialogo a più voci che ha messo al centro la scuola come motore di integrazione culturale e come ambiente in cui sviluppare competenze fondamentali – per studenti, docenti e dirigenti – attraverso modelli educativi basati sui bisogni reali degli studenti e capaci di stare al passo con una società in continua evoluzione.
Aperto da una riflessione del filosofo Telmo Pievani sulla capacità umana di “stare al mondo” in chiave evolutiva, il dibattito ha ricordato il ruolo della scuola come luogo primario di sviluppo delle capacità cooperative, creative e immaginative, strumenti essenziali per affrontare le complessità della contemporaneità.
"L’istruzione cambia la vita, ma anche la società", ha ricordato Angelo Paletta, sottolineando come l’educazione generi benefici non solo per l’individuo (occupazione, reddito, consapevolezza), ma per l’intero sistema Paese, influendo positivamente su coesione sociale, salute e sicurezza.
Daniele Vidoni ha illustrato il ruolo della Commissione Europea nel supportare i sistemi educativi nazionali, evidenziando il principio di sussidiarietà e il cosiddetto open method of coordination: "Non imponiamo contenuti, ma costruiamo insieme obiettivi e cornici comuni per orientare le politiche educative nazionali, che ogni paese persegue autonomamente”, ha spiegato, citando come esempi la lotta alla dispersione scolastica e la promozione delle competenze digitali di base. Ha inoltre ricordato l’impegno crescente dell’Unione nel programma Erasmus+, che offre opportunità di mobilità e formazione agli insegnanti, considerati attori chiave del cambiamento.
In tal senso Paletta ha parlato della necessità di una leadership diffusa, evidenziato come la trasformazione della scuola passi anche dal riconoscimento del ruolo attivo e condiviso di tutti i suoi protagonisti – dirigenti, insegnanti, studenti – in una logica di responsabilità collettiva e governance partecipata, superando modelli tradizionali in favore di una cultura organizzativa più collaborativa e generativa.
Un cambio di paradigma sollecitato anche dalla professoressa Mincu: “Dobbiamo pensare alla scuola come luogo di vita, non come azienda. Mettere davvero al centro lo studente significa ripensare tempi, spazi, metodi e soprattutto il senso della valutazione”. Tra i modelli citati, le “Lesson Studies” giapponesi, esempio virtuoso di formazione continua per insegnanti, e alcune esperienze nord europee di pedagogia progressista incentrate su benessere e autonomia degli studenti.
L’assessore Gerosa guarda oltre i confini nazionali, convinta che autonomia scolastica e ricerca possano essere leve fondamentali per innovare i sistemi educativi. “Il benessere degli studenti e di chi lavora nella scuola è una priorità. In Trentino abbiamo approvato linee guida sulla disconnessione e avviato il percorso FaBER – docente facilitatore del benessere relazionale – una figura che sta suscitando interesse anche in altre regioni italiane. ” le parole di Gerosa, che ha inoltre ricordato l'importanza della dimensione europea della scuola, con particolare riferimento al trilinguismo e alla partecipazione a Erasmus+, evidenziando però la necessità di adeguato sostegno pubblico per garantire pari opportunità di accesso agli studenti.
“La politica, anche in ambito scolastico, non deve temere di fare scelte coraggiose – ha concluso – perché scegliere può scontentare qualcuno, ma significa aiutare l’intera comunità”.