
La psicologia: “Non credo molto – ha detto Velasco – nei discorsi senza una verità dietro. È importante amare giocatrici e giocatori come figli; non perché siano migliori degli altri, ma perché sono i tuoi giocatori. E devono essere autorevoli, autonomi. Quando cercano lo sguardo dell’allenatore, qualcosa non va”.
La tecnica: “Volley e basket sono sport veloci che cercano persone alte e quindi tendenzialmente lente, che vanno preparate adeguatamente. Bisogna poi fare allenamenti specifici, come battuta, ricezione”. Non esistono però i miracoli secondo Velasco; serve il potenziale. “Se il gruppo è unito meglio, ma non basta. Non credo – ha detto – alle frasi ‘se ci credi puoi, se lo sogni lo puoi fare’, altrimenti io avrei giocato come numero dieci nella mia squadra del cuore”.
L’umanità: “Ho visto qui adesso per la prima volta il video riassunto delle partite di Parigi”, ha spiegato Velasco. “Mi sono emozionato. Solitamente non guardo indietro e non ho nemmeno avuto l’opportunità sinora di vedere una sintesi come questa. Ci stiamo rendendo conto adesso di ciò che abbiamo fatto”.
E poi l’avventura nel calcio: “Un’esperienza molto interessante; molti del volley sono calciatori frustrati”, ha detto Velasco. “Nel calcio ho fatto il dirigente e mi è servito molto, ma mi sono accorto di essere un tecnico e finché non mi manderanno via lo farò. E a proposito di calcio: “Fra Messi e Maradona – ha spiegato – scelgo Maradona, perché aveva una leadership fortissima”.
Spazio naturalmente anche ai ricordi con la nazionale maschile con Lorenzo Bernardi diventato suo vice e alla politica, anzi, alla storia, dai ricordi della dittatura in Argentina all’esperienza in Iran. “Non credo però nei boicottaggi – ha spiegato Velasco – che avvengono nello sport e non nel commercio, perché quando ci sono di mezzo i soldi…”