Venerdì, 10 Ottobre 2025 - 18:59 Comunicato 2906

Il gender gap nella narrazione dello sport

Sulla parità di genere nello sport c’è ancora molto da lavorare. Il panel “Lo sport raccontato: atlete, atleti e media” ha analizzato la narrazione dello sport al maschile e femminile, evidenziandone le numerose differenze e squilibri. Non solo le donne sono meno remunerate rispetto ai loro colleghi maschi e trovano meno spazio nei media nel momento delle loro vittorie, ma spesso la narrazione punta il focus sull’estetica, sull’abbigliamento e su altri fattori esterni che finiscono per sminuire la loro professionalità, di renderle infantili, di oggettificare i loro corpi e così via.


LO SPORT RACCONTATO: ATLETE, ATLETI E MEDIA Nella foto: Alessia Tuselli, Antonella Bellutti, Silvia Maurina, Paola Mora, Alessandra Saletti e pubblico in sala [ Martina Massetti - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Dopo il saluto della presidente Commissione pari opportunità della Provincia autonoma di Trento Marilena Guerra e della vicepresidente del consiglio provinciale Mariachiara Franzoia, la sociologa del centro studi interdisciplinari di genere dell’Università di Trento Alessia Tuselli ha illustrato i dati Unesco riguardo lo spazio dedicato alle competizioni sportive femminili. La copertura mediatica dello sport femminile è cresciuta, ma rimane prevalentemente una questione maschile e quando vengono meno i grandi eventi sportivi la percentuale di sport femminile sui media rimane inchiodata al 5% del totale. Allo stesso modo la narrazione sulle donne nello sport si sofferma spesso sull’estetica, sull’abbigliamento, magari sul colore della pelle e spesso nei titoli dei giornali addirittura spariscono i nomi, cosa che toglie professionalità al loro operato. La narrazione al maschile vede invece gli uomini mostrati nella loro virilità, come eroi invulnerabili le cui relazioni con le fidanzate spesso sono viste come un ostacolo.
Se l’ex campionessa di ciclismo Antonella Bellutti ha spiegato come l’unico momento cui si assiste alla parità di genere è nel momento dei Giochi Olimpici, ma solo grazie al gran lavoro del Cio che ha imposto la parità di genere, la presidente del Coni Paola Mora ha auspicato un cambiamento culturale. Secondo Mora la comunicazione dello sport risente del fatto che le donne nello sport sono ancora poche a tutti i livelli, la maggioranza dei praticanti e degli appassionati sono maschi e di conseguenza a loro si rivolgono i media. Per un mutamento radicale servono quindi più donne che svolgono sport anche solo per il loro benessere e che possono creare, quindi, maggiore attenzione intorno allo sport femminile anche tra i media.
Alcuni segnali di miglioramenti non mancano. La calciatrice Silvia Maurina ha rivelato come anche nel calcio la comunicazione e la considerazione delle giocatrici sia notevolmente migliorata negli ultimi anni e anche i giornalisti stanno cercando di limitare alcuni aggettivi come “bella” o “mamma” cercando di adottare un linguaggio più neutro e concentrato sul gesto sportivo. Allo stesso modo, ha chiuso Tuselli, è cambiata nel tempo l’autorappresentazione degli atleti e delle atlete soprattutto sui social, dove narrano la loro quotidianità, ma anche la loro normalità, le loro debolezze e frustrazioni scardinando spesso i pregiudizi, riuscendo in qualche caso anche a influenzare la narrazione. Ne sono esempio alcune riviste che hanno mostrato nelle loro copertine alcune atlete in quanto tali, senza tacchi alti o gonne di sorta ma con divisa e attrezzatura di gara.

(pt)


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