Sabato, 24 Settembre 2022 - 21:55 Comunicato 2952

Il "calcio libero" di Clarence Seedorf

L'ex centrocampista di Inter e soprattutto Milan (di cui è stato anche allenatore) ha raccontato la sua crescita personale, la sua carriera e i traguardi raggiunti. Unico calciatore al mondo ad aver conquistato la Champions League con tre squadre diverse - Ajax, Real Madrid e Milan - Clarence Seedorf ha saputo conquistare il teatro Sociale di Trento nell'evento conclusivo della terza giornata del Festival dello Sport. Il primo pallone, i trofei sollevati in Olanda, Spagna e Italia, poi l'avventura da mister e l'approdo, nel 2014, proprio sulla panchina del Milan. Se tornassi indietro lo rifarei, ha spiegato l'olandese, il gioco della mia squadra è stato fresco e, a livello di risultati, sicuramente un lavoro positivo.
CLARENCE SEEDORF, IL MIO CALCIO LIBERO Nella foto: Clarence SEEDORF Festival dello Sport Teatro Sociale Trento, 24 settembre 2022 [ Michele LOTTI Archivio ufficio stampa Provincia autonoma di Trento]

Un palmarès incredibile, che può vantare praticamente tutti i trofei: quattro Champions League (due conquistate con il Milan in 432 partite), in Italia due scudetti, una Coppa Italia e due Supercoppe italiane, ma prima ancora vittorie nazionali ed internazionali nei campionati olandese e spagnolo. La vita di Clarence Seedorf è stata costellata di successi, ma l'ex centrocampista del Milan non ha mai smesso di seguire la propria filosofia: dare tutto, senza rimpianti, vivendo il momento e tutto quello che può offrire. 

Tante cose che sono successe nella mia vita le ho rese possibili perchè mi sono allenato tanto e le ho provate molte volte, ha spiegato Seedorf, poi sono stato fortunato perchè ho avuto dei genitori che mi hanno fatto crescere in un ambiente dove ho potuto dare libero spazio alla mia passione e ai miei pensieri. 

L'attenzione non poteva che spostarsi poi sull'incredibile record del calciatore olandese, unico a conquistare la Champions League con ben tre squadre diverse: prima con l'Ajax ('94-'95), poi con il Real Madrid ('97-'98) ed infine con il Milan prima nell'annata 2002-2003 e poi in quella 2006-2007. Nel mezzo però, il tracollo di Istanbul con quel memorabile 3 a 3 contro il Liverpool e la sconfitta ai rigori. Ma la bellezza del calcio è che ti dà la possibilità di rifarti già pochi giorni dopo, ha aggiunto Seedorf, quindi non c'è tempo per pensare alla partita che hai perso, ma è giusto così e bisogna subito concentrarsi sulla partita successiva. 

Un discorso a parte Seedorf ha voluto farlo sulla crescita dei giovani. La tecnica è importante, ha sottolineato, ma non è l'elemento che determina un giocatore: servono personalità e mentalità giusta, questo vuol dire anche saper stare nella vita e nell'ambiente, che diventa bellissimo quando si vince ma che può diventare complicato nei momenti più difficili. 

Un unico grande rimpianto il talento olandese ha ammesso essere il Mondiale del 2006, quando non venne convocato con l'Olanda dall'allora commissario tecnico Marco van Basten. Non ho rimpianti per ciò che ho scelto io, ma su ciò che hanno deciso gli altri devo dire che questa cosa mi è mancata molto, ha spiegato Seedorf.

Poi la carriera da allenatore, con i rossoneri che lo chiamano alla guida della squadra nel gennaio 2014: una media punti importante, nonostante l'annata del Milan non riesca poi a concludersi in modo positivo. Mi è dispiaciuto molto, soprattutto perchè sono stati anni in cui il Milan non è stato competitivo, ha spiegato Seedorf, ma se tornassi indietro rifarei la stessa scelta.

Un rapporto di amicizia forte, dentro e fuori dal campo, ma anche allenatore-giocatore è stato quello con Kakà, ha ammesso il campione olandese. Il segreto? Tanto lavoro e vedere prima di tutto la persona rispetto al giocatore, ha evidenziato Seedorf, così come con Balotelli, che purtroppo è stato un talento sprecato pur avendo cercato in tutti i modi ci cambiare, migliorarsi e crescere. 

Infine, un ragionamento sul tema del razzismo, secondo Seedorf (impegnato nel sociale anche rivolto ai bambini) ancora troppo radicato nel sistema del calcio e nella società: dinamica che si è riflettuta, ha sostenuto, anche sulla avventura in panchina. Dico solo che è stato molto strano il fatto che non ho mai ricevuto una singola proposta per allenare in Italia, ha spiegato, mentre altri allenatori che hanno fatto risultati anche inferiori ai miei hanno avuto altre opportunità. Per gli allenatori di colore non ci sono le stesse possibilità, ha concluso Seedorf, ho trovato deludente che nei miei confronti non ci sia mai stata un'intervista o una telefonata e che la prima proposta seria, che ho deciso di accettare, mi sia arrivata dalla Cina.

(nm)


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