
Quante medaglie! La nazionale più forte del mondo, da tanti anni. Sono gli alfieri del nuoto paralimpico Simone Barlaam, Carlotta Gilli, Giulia Ghiretti, Stefano Raimondi e Giulia Terzi, medaglie d’oro nel nuoto a Parigi 2024. La squadra del nuoto paralimpico italiano si caratterizza per il duro lavoro e la determinazione che gli atleti mettono ogni giorno in allenamento e nelle gare, oltre alla passione che hanno per il loro sport. Sono una vera e propria squadra, anche fuori dalla piscina.
Prima di questa generazione di fenomeni, fortissimo atleta paralimpico e oggi, il più grande dirigente sportivo di questo mondo, è Luca Pancalli. “La mia vittoria passa attraverso le vittorie di questi atleti straordinari e oggi non posso che essere felice. Siamo di fronte a grandissimi sportivi e a tantissimo lavoro, che ha portato questo movimento ad una dignità riconosciuta oltre ai grandi risultati. Grazie anche all’attenzione dedicata da Rai2 alle ultime Paralimpiadi di Parigi, si è potuto godere di uno spettacolo unico e di un palcoscenico straordinario che da tempo questo mondo meritava”.
Stefano Raimondi e Giulia Terzi, cinque ori e un argento lui, un oro e tre bronzi lei, e un tesoro in comune: il piccolo Edoardo, che ha cambiato ad entrambi la visione della vita. Un amore nato nella piscina di Tokyo, per gli atleti in acqua e genitori al di fuori. Giulia ha conquistato il podio sei mesi dopo il parto. Stefano e Giulia raccontano l’emozione della loro partecipazione (e della vittoria) davanti al piccolo Edo, alla staffetta 4x100 mista (medaglia d’oro), sintesi di tante fatiche fatte insieme: “Solamente guardandoci abbiamo capito che potevamo fare bene”.
Anche Simone Barlaam, king del nuoto paralimpico, era lì con loro e ha contribuito a questo grande spettacolo. Simone, peraltro, è tornato da Parigi con ben tre medaglie d’oro, di cui due record mondiali, e un argento.
Carlotta Gilli ha chiuso la sua seconda Olimpiade con 5 medaglie, eguagliando il risultato raggiunto a Tokyo. Un bottino che ha contribuito all’ottimo risultato della squadra italiana che ha portato a casa 37 medaglie e qualche record mondiale. Carlotta, con una malattia genetica rara che colpisce la vista, nuotava già ad alti livelli prima di entrare nel settore paralimpico. Nel 2017 ha fatto la sua prima gara: “Ho vinto e ho capito che l’unica cosa che potevo fare meglio, era nuotare ancora più forte”.
A Parigi, Giulia Ghiretti ha conquistato la terza medaglia d'oro per l'Italia nei 100 rana SB4. “L’importante per me è sempre stato gareggiare e sfidare me stessa prima che gli altri. Bisogna crederci e provarci. Parigi è stata l’apoteosi della mia carriera, una medaglia unica”. Prima convocazione per lei in nazionale nel 2013, quindi parte del nucleo fondante di una nazionale che è cresciuta negli anni. Il bello di questo gruppo è il valore della squadra. “Quando sei fuori dall’acqua soffri ancora di più, perché se c’è amicizia oltre la squadra, ti senti ancora più coinvolto”, spiega Giulia.
Dalle parole del presidente Luca Pancalli, il cambiamento epocale del paralimpico: “Da osservatore e da ex atleta posso dire che dal 1996, o forse prima, è cambiato un mondo, più in Italia che negli altri paesi. Siamo riusciti tutti insieme, soprattutto grazie agli atleti e alle società, a creare un circolo virtuoso; non è cambiato nulla invece per gli atleti, perché anche all’epoca, vivevamo comunque la nostra vita da atleti e ci sentivamo tali. C’era invece confusione tra la considerazione sportiva e l’aspetto umano, dal punto di vista emozionale. Il nostro era un movimento che per tanti anni si era posto nella pretesa di essere compresi perché disabili, cosa assolutamente sbagliata. Solo dagli anni 2000 in poi - spiega Pancalli - la rotta si è invertita. Questi atleti stanno aiutando un Paese a cambiare, e cambiare un Paese dal punto di vista dello sport, significa cambiarlo in tutto, soprattutto dal punto di vista culturale, perché questo aiuta ad aprire spazi di comprensione e l’umanità deve basarsi sulla comprensione. Fondamentale è il messaggio che parte da questo: tutti devono essere nati per vincere purché siano messi nelle condizioni di provarci”.