Il 28' Rapporto sull'occupazione in provincia di Trento conferma che nel 2012 la crisi economica si è fatta sentire in Trentino, anche se la provincia registra i migliori indici d'Italia: la disoccupazione sale al 6,1% ma non sfonda, mentre, altro dato importante, l'occupazione si mantiene al 65,5%. E' andata peggio nel Nord Est, dove la disoccupazione è del 6,7% e, soprattutto, nel resto d'Italia (10,7%).
I dati rilevati confermano che non tutti i soggetti sono stati penalizzati in egual misura. Il tasso di disoccupazione è cresciuto pressoché in uguale misura per maschi e femmine, ma il tasso di occupazione è aumentato solo tra le femmine (nonostante ciò si ferma ancora al 58,1%, ben lontano dal 72,8% maschile).
I giovani si confermano fascia debole con un tasso di disoccupazione dei 15-24enni che cresce nell'anno di circa sei punti e si porta al 20,5%. Questi scontano le difficoltà legate al primo inserimento lavorativo e, infatti, nella classe successiva dei 25-34enni il tasso scende al 7%.
Le difficoltà nel trovare un'occupazione si riducono notevolmente al crescere del titolo di studio posseduto. Il tasso di disoccupazione di quanti hanno assolto l'obbligo scolastico è dell'8,9% contro il 3,7% per i laureati e nella fascia più istruita della popolazione il differenziale di genere si riduce addirittura a due decimi di punto percentuale (3,6% maschi e 3,8% femmine).
Ai lavori ha preso parte il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Alessandro Olivi: "Oggi c'è bisogno di riforme che permettano di poter agire in maniera ancora più efficace sul mercato del lavoro. La qualità del sistema economico e la qualità delle politiche del lavoro devono trovare sintesi in nuove soluzioni, così come siamo chiamati ad investire in ambiti che, fino ad oggi non sono stati completamente esplorati, quali innovazione, apertura verso mercati internazionali e produttività". Olivi ha poi accennato alla delega agli ammortizzatori sociali: "E' uno degli strumenti con cui agire e per questo nella futura legge Finanziaria vogliamo inserire le prime misure".
Secondo Olivi, due sono le aree critiche: donne e giovani. Olivi ha concluso il suo intervento, rilanciando l'idea di un Patto per lo sviluppo e per il lavoro: "Provincia, strutture pubbliche, sindacato e categorie economiche devono lavorare insieme per orientare la politica economica e generare nuovo lavoro. Questo Patto per lo sviluppo deve fondarsi su precisi impegni da parte di tutti. La politica, ad esempio, deve dire dove vuole arrivare in questa legislatura, indicando obiettivi e governance".
Il quadro di difficoltà del 2012 trova anche conferma in una domanda di lavoro delle imprese che rispetto all'anno precedente è calata del 2,4% (-3.257 assunzioni), negli oltre 4.800 soggetti in più che si sono rivolti ai Centri per l'Impiego dichiarando la loro immediata disponibilità al lavoro (40.170 iscritti al 31 dicembre 2012), nella crescita delle ore di cassa integrazione autorizzate (+15,9% rispetto al 2011 per un totale di oltre 2.500.000 ore concesse nel 2012) e nell'incremento di esuberi che danno luogo all'iscrizione nelle liste di mobilità (da 4.956 di fine 2011 ai 5.953 di fine 2012, +20,1%).
"In questa provincia – ha spiegato il presidente di Agenzia del lavoro, Michele Colasanto - la disoccupazione ha un carattere ‘disperso' tra diversi settori e fasce d'età. Servono azioni di sistema per dare una scrollata. Un esempio arriva dal piano di garanzie ai giovani che anticipa gli interventi del Governo e che raccoglie le raccomandazioni dell'Europa. Il piano ha l'obiettivo di aiutare la transizione difficoltosa e frantumata da scuola al mondo del lavoro. Anche Agenzia deve approdare ad un modello definitivo di partnership, diffuso in Europa, valorizzando le persone che ci lavorano quotidianamente".
I dati del primo semestre 2013.
Dai dati del primo semestre 2013 non emergono evidenti segni di cambiamento. I segnali che provengono dalla domanda di lavoro sono ancora negativi. Dalle comunicazioni obbligatorie delle imprese si rileva una perdita di 4.364 assunzioni sul primo semestre del 2012. Il dato sulle assunzioni mostra come rispetto ai primi sei mesi del 2012 la flessione della domanda di lavoro abbia riguardato in misura maggiore le donne rispetto agli uomini, gli italiani rispetto agli stranieri e, oltre ai giovani, anche le fasce centrali della popolazione. Solo le assunzioni dei soggetti più anziani sono in aumento. Per settore di attività, i nuovi rapporti di lavoro calano nel terziario mentre il manifatturiero, che era stato il comparto più colpito nel corso del 2012, rileva segnali di tenuta.
Una dinamica negativa emerge dai dati Istat anche sul fronte della disoccupazione. Il relativo tasso, rispetto al primo semestre 2012, aumenta di mezzo punto percentuale portandosi al 7,0%. Pur tuttavia il Trentino mantiene ancora una posizione migliore rispetto al resto del Paese (12,4%) e anche nel confronto con il Nord Est (8,0%).
I dati sulla disoccupazione in Trentino trovano conferma nell'aumento degli ingressi ai Centri per l'Impiego: circa 2.100 persone in più rispetto a dodici mesi prima (+19,3%), per complessive 13.228 iscrizioni al primo semestre del 2013. Come per la domanda di lavoro, l'emergenza occupazionale nella prima metà dell'anno colpisce principalmente le donne, i giovani e gli italiani. Tra i nuovi iscritti cresce soprattutto la quota di persone che hanno perso una precedente occupazione, pari all'86% del totale. Il restante 14% riguarda soggetti privi di esperienze occupazionali. Unico dato in controtendenza e che attende ulteriore verifica per i trimestri a seguire, è quello dell'occupazione rilevata dall'Istat che nel semestre risulta in crescita.
"I migliori risultati del Trentino rispetto al resto d'Italia e al Nord Est – ha concluso la dirigente generale di Agenzia del Lavoro, Antonella Chiusole - trovano la loro spiegazione sia nella specificità del sistema economico produttivo locale sia nell'insieme delle politiche di contrasto alla crisi che sono state realizzate anche in seguito ai diversi accordi stipulati in questi ultimi anni tra Provincia e parti sociali".
I 30 anni di Agenzia del Lavoro.
Il Trentino sarebbe diverso senza Agenzia del Lavoro: 30 anni di politiche a favore dell'occupazione hanno profondamente segnato in positivo il tessuto sociale ed economico, garantendo al territorio coesione e sviluppo. E' questa, in sintesi, l'analisi espressa dagli esperti che sono intervenuti oggi in occasione della presentazione del 28' Rapporto sull'occupazione. I dati sull'andamento del mercato del lavoro – il Trentino conserva una situazione migliore che nel resto d'Italia – sono stati l'occasione per tracciare il bilancio sui 30 anni di attività di Agenzia del lavoro, costituita nel 1983. Antonio Schizzerotto e Barbara Poggi, entrambi docenti dell'Università degli studi di Trento, hanno rispettivamente approfondito le politiche pubbliche per i giovani e svolto con un'analisi sulle politiche per l'occupazione femminile in Trentino. Sara Depedri, dell'European Research Institute on Cooperative and Social Enterprises, si è invece soffermata sulle politiche locali per l'inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati.
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