
Proprio Domenico Volpati ha subito messo in luce il suo amore per il Verona: “Innanzitutto Forza Hellas perché sono ancora legato a una squadra, a un risultato e a una città che ci ama profondamente, è un atto di amore reciproco e anche dopo quarant’anni siamo ancora visti dai veronesi come persone che gli hanno dato tanto, gli hanno fatto un regalo incredibile e impensabile. E’ stato reale, non un sogno”.
Al conduttore Mimmo Cugino che gli chiedeva il ricordo più bello di quel campionato Volpati ha risposto deciso: “Se chiudo gli occhi, la prima immagine che mi viene in mente di quella stagione memorabile è quando finita la partita di Bergamo, mi sono seduto negli spogliatoi, avevo vicino mister Bagnoli e dissi che solo col tempo riusciremo a capire cosa abbiamo fatto e il tempo mi ha dato ragione”.
Lo scrittore e giornalista Paolo Condò ha messo in evidenza la magia di quella squadra: “L’idea del libro è venuta al Verona Calcio che ci ha contattato per chiederci se ci divertiva l’idea di raccontare questa storia. La prima cosa che ho fatto alla firma del contratto è stata trattenere i diritti cinematografici perché se Hollywood si accorge di questa storia diventiamo tutti milionari. E’ la storia di venti uomini, non di più, che hanno costruito un’impresa sportiva. La mia grande preoccupazione era riuscire a rendere questa impresa sportiva ai tanti ragazzi che ne hanno sentito parlare”.
Il campionato che nel 1984–1985 ha visto trionfare il Verona, secondo Condò: “E’ stato il campionato più ricco di fuoriclasse che ci sia mai stato. E’ stato l’anno dell’arrivo di Maradona, Zico era ancora all’Udinese che avrebbe lasciato l’anno successivo. Questo manipolo di 20-22 avventurieri sono riusciti con la maglia del Verona a costruire un risultato sportivo straordinario ed è una storia che dura tuttora” .
La cosa che più lo ha commosso nell’intervistare i protagonisti ha raccontato Condò: “E’ che alcuni di loro vanno ancora a trovare per il compleanno Osvaldo Bagnoli, il loro allenatore, che da qualche anno vive una condizione di infermità. Gli portano la crostata di frutta che era il suo dolce preferito. Se la memoria fa difetto si parlano attraverso il sentimento, sono persone che hanno vissuto momenti di un'adrenalina e di un’epica incredibili. Quello è un linguaggio comune che continua a correre tra di loro e ho trovato questa cosa eccezionale”.
Ad inquadrare il fenomeno Verona anche la seconda firma del libro Adalberto Scemma: “Da giornalista ho sempre cercato di non essere tifoso ma mi sono scoperto a sperare che questa squadra arrivasse a vincere uno scudetto fuori da ogni dimensione. Ho scorporato la narrazione scientifica del calcio sulla scorta delle maestrie di Brera ma non potevo limitarmi a quella e per evitare di essere tifoso ho raccontato una favola con personaggi come Garellik, Cenerentolo, i Puffi al tritolo.
Portando avanti sia un’analisi scientifica che una narrazione favolistica sono arrivato alla fine vivendo un eterno presente che continua anche oggi”. Per Scemma: “Quella era una squadra che giocava un calcio del futuro, un 3-5-2 che oggi è normale ma allora per capire come giocava questa squadra abbiamo dovuto rivisitare la storia del calcio. Bagnoli mi ha aperto un mondo parlandomi di Liedholm, di Schiaffino, di un Milan che allora era nel futuro e quel Verona ne ha riportato alla memoria quella storia”.