Venerdì, 24 Maggio 2024 - 11:21 Comunicato 1242

Globalizzazione, servono nuove regole condivise

Globalizzazione significa catene produttive globali e interrompere queste catene vuol dire bloccare flussi di produzione da una parte all’altra del mondo, con la conseguenza di una minore crescita e di una maggiore inflazione. Così Giovanni Tria, dell’Università di Roma Tor Vergata, all’incontro “Perché la globalizzazione non è finita”, svoltosi al Palazzo della Regione e moderato dalla giornalista Rita Fatiguso de Il Sole 24 Ore.
La globalizzazione – ha spiegato Tria – ci ha dato tre decenni di crescita senza inflazione. Una crescita di cui hanno beneficiato Paesi avanzati, emergenti e in via di sviluppo, ma sono le politiche dei singoli Paesi che devono poi gestire la redistribuzione interna, cosa che non sempre è avvenuta. C’è poi un problema di equilibri fra Paesi interdipendenti fra loro e le tensioni geopolitiche generano la paura di questa dipendenza. Ma è una paura “primitiva” ha detto Tria, e se un Paese blocca la produzione ne risentono anche gli altri. Di fronte al grande e inarrestabile spostamento di pesi economici da occidente a oriente – ha concluso – il nostro compito è governare questo fenomeno.
[ Daniele Paternoster - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Proprio sull’oriente, e in particolare sulla Cina, si è soffermato Yang Yao, director China center for economic research of Beijing. "Il mondo sta cambiando – ha detto – e il mutamento principale è l’ascesa della Cina, il Paese maggiormente cresciuto dalla Seconda Guerra Mondiale. Mentre tanti pensavano a una convergenza sul sistema politico americano – ha aggiunto Yang Yao – la Cina ha seguito la propria strada. Gli Stati Uniti hanno visto la Cina come avversario, ma le loro sanzioni non hanno avuto effetto. La globalizzazione economica – ha concluso – non è finita e continua. La sfida che abbiamo di fronte per creare un nuovo ordine mondiale è far coesistere Paesi con sistemi economici diversi: integrazione senza convergenza quindi, pensando al benessere di tutto il mondo".
Temi, questi, ripresi nella tavola rotonda allargata a esperti del mondo accademico, di istituti di ricerca e dell’Ocse. La globalizzazione – è stato detto – non è assolutamente finita e porta vantaggi. Bisogna però arrestare la frammentazione dei mercati internazionali, anche per non rendere difficoltosa la risposta a emergenze globali ma Europa, Cina e Stati Uniti devono trovare un’intesa su nuove regole. Ciò attraverso una discussione comune valorizzando il ruolo attivo degli organismi multilaterali, delle aziende, delle ONG e dei cittadini attraverso tecnologie digitali e piattaforme online.
Alla tavola rotonda hanno preso parte, oltre a Giovanni Tria, Yang Yao e Rita Fatiguso, anche Valentina Meliciani, director Institute for european analysis and policy, Università Luiss Guido Carli, Miao You, associate professor of the Institute of international strategic studies, party school of the central committee (CCPS), Fabrizia Lapecorella, vicesegretario generale Ocse e Shuangmin Hui, associate professor of the department of economics, party school of the central committee (CCPS).

(ac)


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