
Il progetto, nato dalla collaborazione tra gli archeologi e le restauratrici della Soprintendenza, il Comune di Peio, gli esperti del Museo “Pejo 1914-1918. La guerra sulla porta” e l’Istituto Tecnico Economico e Tecnologico “A.C. Pilati” di Cles, ha visto gli studenti delle classe V meccanica-meccatronica degli anni scolastici 2020-21 e 2021-22, seguiti dai professori Sergio Cavallar, Gabriele Bortolotti e Gionny Preti, impegnati nel rifacimento dei pezzi mancanti del motore della teleferica. Un lavoro minuzioso che, oltre alle competenze tecniche e meccaniche, ha richiesto l’acquisizione di dati storici, l’apprendimento di nozioni di conservazione e restauro, la conduzione di rilievi e studi per la progettazione. Il processo è culminato nella realizzazione dei singoli elementi, fedelmente ricostruiti nei laboratori dell’Istituto, utilizzando acciaio e alluminio affinché le parti nuove siano immediatamente distinguibili da quelle originali. Ricomposto grazie all’integrazione delle parti mancanti - tra cui l’albero a gomito, le bronzine, il cappello di biella e la puleggia motrice - oggi il motore può essere attivato manualmente, quantomeno a scopo dimostrativo.
Il motore che faceva funzionare la teleferica, se pur incompleto, smontato in pezzi e dislocato in vari punti dell’apprestamento militare, è stato ritrovato nel corso dell’indagine archeologica iniziata nel 2009. Si tratta di un motore monocilindrico München-Sendling modello W-E, matricola 6097, a gasolio o nafta, della potenza di otto cavalli, in produzione dal 1908. Nel 2012 la Soprintendenza ha portato a valle i diversi elementi che lo costituivano e ha curato il restauro conservativo, affidato all’esperto Alessandro Ervas, specializzato nella conservazione dei manufatti metallici. Nell’estate seguente il motore è stato riportato in quota, ricomposto e riposizionato sul basamento originario ancora integro. Oggi, con la ricostruzione delle parti mancati, si conclude un importante percorso di ricerca, esempio positivo di collaborazione che vede la partecipazione di diverse istituzioni nella conservazione e fruizione di un patrimonio storico ampiamente condiviso come quello relativo alle testimonianze lasciate sul fronte alpino dalla Prima guerra mondiale.
Il sito di Punta Linke
Nel 2014 a Punta Linke, nei pressi del rifugio Vioz Mantova, nel Comune di Peio, è stato inaugurato ed aperto al pubblico un sito appartenente al fronte austriaco della Grande Guerra, dove si trovava la stazione di transito della teleferica che garantiva il collegamento tra Cogolo di Peio e il Coston delle Baracche Brusade e il rifornimento delle postazioni su quello che era il fronte di guerra più alto d’Europa. Unico nel suo genere tra quelli visitabili, il sito costituisce, con i suoi 3629 metri di altitudine, quello attualmente posto alla quota più elevata delle Alpi. Per garantire la conservazione, la struttura è stata adeguatamente restaurata e ogni anno, in concomitanza della apertura al pubblico, al suo interno vengono ricollocati, nell’esatta posizione in cui si trovavano al momento dell’abbandono, tutti i reperti rinvenuti, accuratamente restaurati. In questi anni il sito di Punta Linke ha fatto registrare migliaia di presenze e suscitato grande interesse. La ricollocazione in situ del motore completo delle parti che sono state ricostruite, costituisce una importante integrazione dell’attuale allestimento permettendo al visitatore una più agevole lettura della strumentazione presente nella stazione facilitando anche la comprensione del suo funzionamento.
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