
Alla cerimonia sono intervenuti il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, il Commissario del Governo per la provincia di Trento, Giuseppe Petronzi, il direttore della Fondazione Museo storico del Trentino, Giuseppe Ferrandi, e il presidente dell’ANPI del Trentino, Mario Cossali.
Proseguendo nel suo discorso, Fugatti ha voluto soffermarsi sul concetto di “zona grigia” e sul ruolo degli spettatori: “Oltre al 27 gennaio 1945, vi è stato un prima e vi è stato un dopo. Un dopo che ci richiama alle nostre responsabilità, soprattutto verso coloro che sono stati spettatori: coloro che hanno assistito, che sono stati a guardare o che comunque non hanno cercato di capire quello che stava succedendo. È un monito per tutti noi oggi: non possiamo restare inerti davanti all’odio e all’indifferenza. La memoria ci impone di agire, di prevenire e di non essere mai più spettatori di tragedie simili”.
Il sindaco Franco Ianeselli ha citato più volte Primo Levi e la sua idea che ritenere nemico ogni straniero sia una convinzione pericolosa, la premessa di un sillogismo al cui termine sta il lager: “La lezione che la Shoah, che la storia del piccolo Simone recapitano al nostro presente, sempre che siamo ancora disposti ad ascoltarla, è che la disumanizzazione dell’altro segue una ferrea proprietà riflessiva: quando non riconosco l’umanità di qualcuno - che sia un nemico presunto o l’appartenente a una cultura, a una nazionalità, a una religione diversa dalla mia - divento automaticamente disumano. Abbiamo dunque il dovere di stare all’erta, di non minimizzare le sofferenze altrui, di dare valore a ogni vita. Lo dobbiamo ai sei milioni di morti nei lager, ai sopravvissuti, agli ex internati militari a cui oggi consegniamo un riconoscimento tardivo: non abituiamoci ai piccoli stermini e alle discriminazioni che non ci toccano personalmente. Perché come ha scritto ancora l’insuperabile Levi, ‘è avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire’”.
Nel suo intervento il Commissario Petronzi ha ricordato la figura dell’insegnante trentina Maria Luisa Crosina, che ha dedicato la propria vita ad una intensa attività di ricerca sulla storia delle persecuzioni razziali, e ha rinnovato l’impegno a sfuggire alla semplificazione e ad esercitare con consapevolezza la memoria.
Mario Cossali ha illustrato brevemente le vite dei nove insigniti, ricordando la storia degli internati militari, “persone con coscienza rifiutavano di servire sotto le bandiere del nazifascismo, dei resistenti prima ancora che perseguitati" le parole di Cossali, mentre Giuseppe Ferrandi ha inquadrato da un punto di vista storico gli accadimenti del 27 gennaio 1945.
A conclusione della cerimonia, il Commissario Petronzi ha consegnato le Medaglie d’onore ai familiari di nove ex internati militari trentini: Giuseppe Basso, Arturo Cortiana, Ettore Cretti, Camillo Dellagiacoma,Egidio Lucian, Marcello Oss Pinter, Marco Tonezzer, Mario Turrini, Oscar Zannini.
Questo momento, curato dal Commissariato del Governo per la provincia di Trento, è stato arricchito dall’intervento di Maurizio Tomasi, rappresentante dell’Associazione ANEI di Trento, che ha ricordato il ruolo e le sofferenze vissute dai militari italiani nei lager nazisti.