“Api che alleviamo, api solitarie e selvatiche, bombi: questi organismi rendono possibile la riproduzione delle piante e senza piante noi non mangiamo e non respiriamo - ha detto Paolo Fontana dalla sede di Pergine Valsugana rivolgendosi ad alunne e alunni- e il mondo come noi lo conosciamo non sarebbe più lo stesso. Oggi siamo qui con le api della Fondazione Mach che da sempre è impegnata nel loro studio” ha concluso Fontana mostrando un’arnia naturale.
“La biodiversità è la grande ricchezza di animali, piante, funghi e microorganismi. Le api sono in pericolo. Insieme ai bambini desideriamo ricordare quanto sia importante conoscerle e rispettarle”, con queste parole le docenti della Scuola Primaria di Sardagna hanno salutato i partecipanti alla videoconferenza.
Grazie alla coreografia di Isabel Nardelli, alunne e alunni hanno poi danzato, come fanno le api, e impersonato un alveare colpito da agenti esterni che si organizza per resistere agli attacchi.
L'iniziativa era inserita nell'ambito del Il progetto Mellis, sviluppato nel corso del corrente anno scolastico 2019/2020 con il patrocinio della Provincia autonoma di Trento e della Fondazione Edmund Mach, ha consentito agli alunni, pur con le difficoltà imposte dal Covid, di avvicinarsi al mondo delle api, conoscendo alcuni aspetti della loro straordinaria vita e apprendendo la loro importanza per la conservazione della natura, per l’agricoltura e per la nostra sana alimentazione.
Le diverse attività didattiche, ideate dalle docenti in collaborazione col gruppo api della Fondazione Edmund Mach, hanno previsto laboratori a scuola, visite a diversi apiari, al Giardino Botanico delle Viote e incontri con esperti, tra i quali il ricercatore del Cimec Albrecht Haase, che ha spiegato come funziona il cervello di questi piccoli insetti e perché è prezioso condurre questo tipo di studi. La primaria di Sardagna da 3 anni propone progetti di “scuola-montagna” che permettano agli alunni di vivere il territorio e i boschi che circondano la scuola, nella valorizzazione del rapporto uomo e paesaggio.
Focus: I dati dell'apicoltura trentina
Dai dati forniti dal Servizio veterinario dell’APSS, estratti dalla banca dati nazionale dell’apicoltura, al 31 dicembre 2019 in provincia di Trento operavano 1409 apicoltori con 33537 alveari di cui 26743 in provincia e 6794 ubicati in altre regioni; la produzione 2019 ha risentito delle condizioni atmosferiche negative in primavera con una perdita del 70% della produzione normale, tanto che la Provincia è intervenuta concedendo un indennizzo agli apicoltori professionali per compensare le perdite produttive e la necessità di alimentare artificialmente le api. Se si esamina la dimensione aziendale emerge che la maggior parte degli apicoltori trentini opera a livello hobbistico, con meno di 20 alveari, la cui produzione di miele è destinata prevalentemente all’autoconsumo. Contando solo gli apiari in provincia, solo 29 apicoltori detengono più di 100 alveari e di questi solo 9 più di 200.
Per quanto riguarda la produzione di miele, considerato l’alto numero di apicoltori che producono per autoconsumo, è difficile fornire una stima attendibile: i dati dell’Osservatorio nazionale del miele per il 2018 riportano, per il Trentino Alto Adige, una resa media di 12,5 kg/alveare per chi pratica il nomadismo, 7,5 kg/alveare per l’apicoltura stanziale e 3,3 kg/alveare per l’autoconsumo. La produzione, quindi, risente molto delle capacità imprenditoriali degli apicoltori e dall’organizzazione aziendale: chi pratica il nomadismo riesce a sfruttare le varie fioriture durante la stagione produttiva.
Oltre alla produzione di miele e di altri prodotti dell’alveare (polline, pappa reale, propoli, cera) alcuni apicoltori si dedicano all’attività di impollinazione delle colture agricole e all’allevamento di api regine e famiglie di api da vendere poi ad altri apicoltori.