Giovedì, 22 Settembre 2022 - 19:55 Comunicato 2890

Il kickboxer italo-armeno più medagliato di tutti i tempi ha ripercorso la sua storia, fatta di grandi soddisfazioni e di difficoltà superate con grinta e umiltà
Giorgio “The Doctor” Petrosyan si racconta al Festival dello Sport

Giorgio Petrosyan è forse il kickboxer più medagliato di tutti i tempi nella categoria under 70 kg di peso. Nella sua vita le difficoltà non sono mancate. Eppure, quel bambino che sognava il ring con i film di Bruce Lee e muoveva i primi passi nel mondo del muay thai a Gorizia le ha superate tutte fino a convertirsi in un’icona intercontinentale grazie alla determinazione, al talento e all’affetto della famiglia.
Festival dello Sport 2022: Muse “ Per un pugno di gloria” (Giorgio Petrosyan, kickboxer)

Il ring è una costante nella vita di Giorgio Petrosyan, fin da quando, all’età di 13 anni – appena arrivato dall’Armenia assieme al papà e al fratello – si è iscritto in palestra a Gorizia.
Protagonista del talk “Per un pugno di gloria” oggi al Muse per il Festival dello Sport, il campione ha spiegato: «All’inizio praticavo il muay thai, poi sono passato al kick boxing. Mio papà mi seguiva, mi incitava dicendo che avevo stoffa». E in effetti, ricorda il giornalista Giulio Di Feo «Anche se per umiltà non lo dice, Petrosyan è uno dei più grandi kickboxer di sempre. Ha vinto tutto quello che si poteva vincere».
A partire dal prestigioso torneo K-1 MAX nel 2009 e nel 2010, al tempo la massima espressione della kickboxing sotto i 70 kg di peso, nonché il titolo di campione intercontinentale dei pesi medi WMC. È stato sotto contratto per gli eventi della organizzazione singaporiana di kickboxing Glory nella quale ha vinto il torneo 2012 Glory 70kg Slam. Primo atleta a trionfare in due tornei K-1 MAX consecutivi, è stato il primo italiano a vincere tornei in K-1 e Glory, considerate le due maggiori organizzazioni al mondo dello sport insieme ad Oktagon. Il momento di gloria, la vincita di un prestigioso circuito in Giappone: un traguardo sognato e raggiunto!
Eppure, le difficoltà non sono mancate: dieci infortuni alla mano sinistra – che per i colpi chirurgici gli era valsa il soprannome di “The Doctor” – e nel 2013 la perdita del titolo mondiale per un solo incontro a New York.
Ma Petrosyan non si è arreso. Dopo un anno buio, si è trasferito a Milano con il fratello Armen, ha cambiato squadra, palestra e ancora una volta ha ricominciato. «Il ring è la mia vita – dice – e anche a fine carriera, mi vedo in palestra, impegnato a trasmettere ai ragazzi tutto ciò che le arti marziali hanno dato a me».
Infine, un pensiero per la sua terra natale, l’Armenia, dove proprio in queste settimane si è riacutizzato il conflitto con l’Azerbaigian: «Il mio Paese soffre da trent’anni. E nessuno lo racconta».

(mdc)


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