
Mohammed Abu Mughaisib ha spiegato che dopo l'inizio dell'attuale conflitto i Medici senza Frontiere sono stati evacuati 11 volte. "Anche adesso ci dovremmo spostare, con il resto della popolazione, a Rafah, in una nuova area. La mia famiglia ora è fuori dalla Striscia, quindi mi ritengo fortunato, ma la maggior parte della popolazione è rimasta lì, medici compresi. Le cose si sono via va deteriorate sempre di più. La distruzione ha interessato tutte le componenti della vita di Gaza: scuole, case, acqua, cibo, sanità, trasporti. Gli ospedali sono stati considerati target militari e quindi colpiti. Centinaia di migliaia di persone sono state spostate da una parte all'altra della Striscia. Metà della popolazione di Gaza è composta di giovani e bambini. I fortunati mangiano un pasto al giorno. Tutti sono perennemente alla ricerca di cibo. Neanche le Ong riescono a fare il loro lavoro".
La politica italiana, ha ricordato il moderatore, in genere si occupa poco di politica estera. Negli ultimi tempi le cose sono cambiate. Ma l'opinione pubblica e i giovani manifestano soprattutto per Gaza, mentre le istituzioni, anche europee, fino a qualche giorno fa si concentravano prevalentemente sull'Ucraina.
Per Gad Lerner molti di coloro che in passato erano solidali con Israele ora stanno cambiando opinione. Peraltro solo in Italia il tema è stato poco considerato. All'estero molte persone si sono identificate da sempre con la causa palestinese. "Oggi c'è stato un orrendo attentato a Washington - ha ricordato Lerner - e l'esecutore era un latinoamericano. Un gesto mostruoso che ci conferma che quello che sta succedendo a Gaza genera un'ostilità non contro Israele ma gli ebrei in generale. Oggi si è creata una sorta di 'frontiera del colore'. Sta passando nell'opinione pubblica mondiale una brutale semplificazione per cui i poveri e gli emarginati stanno con i palestinesi e il mondo del Nord, 'biondo', ricco, con la grande finanza e Israele. Il pericolo di guerra mondiale generato da questa 'frontiera' può essere scongiurato solo identificandosi con dolore degli altri, tutti. Stanno emergendo anche visioni messianiche e apocalittiche. Un disegno folle che dovrebbe portare allo sterminio o alla deportazione di massa di 7 milioni di persone, sull'uno o l'altro versante".
Ma il panorama in Israele e Palestina non è omogeneo. Oggi, ha detto ancora Lerner, anche politici israeliani un tempo schierati a destra condannano la politica del governo Netanyahu. La recente conferenza delle Ong israeliano-palestinese mostra che c'è una società civile, forte, che elabora il lutto e anziché la vendetta cerca di andare oltre ai traumi e ai dolori. Oltre ai cosiddetti "conflitti intrattabili", che passano da una generazione all'altra. Cosa fare allora? "L'Occidente deve esercitare una pressione sul governo israeliano sul piano economico e dei rifornimenti militari, anche per evitare un doppio standard, per cui si condanna ciò che fa Putin e si fa finta di non vedere quello che sta facendo Netanyahu. Fare cambiare rotta a Israele è fondamentale, chiama in causa anche noi ebrei della diaspora, anche per evitare che sempre più persone pensino che il Paese semplicemente è un errore della storia, e non ha diritto di esistere: cosa farebbero i 7 milioni di ebrei che vivono lì?".