
L’allenatore cileno non ha mancato di inviare a Maresca un videomessaggio nel corso del meeting augurandogli ogni bene, ricordando con affetto la finale di Conference League che ha visto il suo Betis sconfitto proprio dal Chelsea di Maresca: “Manuel è una persona cui tengo davvero molto – ha spiegato il tecnico italiano – e sono molto riconoscente nei suoi confronti tanto che prima della sfida gli ho detto chiaramente che sarei stato contento a prescindere dal risultato. Anche se è chiaro che sono molto più contento di aver vinto io”.
Da calciatore Maresca lascia la casa di Salerno a 11 anni per entrare nelle giovanili del Milan, poi appena diciottenne si trasferisce oltremanica al West Bromwich Albion dove lo scoglio più difficile non è stato la conoscenza della nuova lingua o del nuovo modo di giocare, ma il cibo, tanto che ha preso in mano le ricette della mamma e ha iniziato a cucinare. Tornato in Italia dopo due stagioni alla Juventus, segna il suo primo gol in Serie A nel derby contro il Torino fin quando un giorno si ritrova al Siviglia: “Ero in ritiro – afferma Maresca – e dopo la mezzanotte bussa il team manager e mi dice di andare in sede perché mi avevano venduto. La mattina dopo arrivo negli uffici e il direttore generale Moggi mi vede e mi dice di andare in un’altra stanza per trovare l’accordo con il Siviglia”. La sua “scelta” si rivela azzeccata perché col club spagnolo vivrà il momento più esaltante della carriera da calciatore con 5 titoli, la doppietta nella finale di Europa League vinta contro il Middlesbrough e la rete del 3 a 0 nella Supercoppa Europea ai danni del Barcellona. Terminata la carriera da giocatore intraprende quella da allenatore.
”Già dai 30 anni non vedevo l’ora di smettere e allenare – spiega - mi sono innamorato del ruolo di allenatore giocando contro il Barcellona di Guardiola perché capivo che in campo succedeva qualcosa di diverso rispetto alle altre partite. Sono sempre stato una persona molto curiosa e con tanta voglia di imparare e vedere quell’episodio è stato uno stimolo enorme e decisivo per la mia carriera di allenatore”.
Una delle prime esperienze è quella al West Ham nel 2018 dove è viceallenatore di Pellegrini, dal quale ha imparato la gestione dei giocatori, cui segue la breve parentesi al Parma l’anno seguente e quindi l’ingaggio nel Manchester City con il ruolo di collaboratore tecnico nello staff di Pep Guardiola. Nel 2023 la prima esperienza da capo allenatore nel Leicester appena retrocesso in Championship (la Serie B inglese) con il quale ottiene la promozione in Premier League e lo scorso anno si siede sulla panchina del Chelsea e al primo anno si mette in tasca il quarto posto in Premier, la Conference League e il Mondiale per Club: “Mi ha spinto a Londra l’importanza del club e il fatto che tanti allenatori italiani sono passati di lì e hanno sempre fatto bene – conclude Maresca -. L’insegnante cui sono più legato è Pellegrini anche se Guardiola è stato fondamentale per il modo di far giocare la squadra. La Premier è un campionato molto difficile e diverso da tutti gli altri, dall’organizzazione alla passione, agli investimenti delle società. Se consiglio ai giovani di venire qua? Un’esperienza all’estero è sempre molto formativa dal punto di vista personale. A prescindere da dove giocano è più importante che siano felici dove si trovano, essere curiosi e avere sempre tanta voglia di capire, ascoltare e imparare”.