
Apertosi con i saluti del sindaco di Comano Terme Fabio Zambotti, il convegno tenutosi stamani ha consentito di ribadire un principio fondamentale: l’agricoltura è una risorsa preziosa per il territorio, un’alleata dell’ambiente e un presidio di qualità.
“Non è scontato avere, come in Trentino, un’agricoltura che viene sviluppata in un certo modo, nel rispetto dei protocolli di qualità riconosciuti. – ha detto il sindaco Zambotti – Questo tipo di agricoltura rappresenta un biglietto da visita per la valle e un volano anche per altre attività economiche ad essa legate. Ci sono naturalmente delle criticità, che vanno affrontate. Gli sforzi fatti per ridurle sono importanti, ed è anche di questo che vogliamo parlare oggi”.
I lavori si sono aperti con i saluti del presidente del comitato della festa dell'agricoltura Mario Dalponte, a cui è seguito l’intervento di Pietro Molfetta, dirigente del Servizio agricoltura della provincia, che ha tracciato una panoramica del comparto agricolo in Trentino, anche in una prospettiva comparata. L’agricoltura in Italia interessa il 36% del territorio (compresi i pascoli); in Trentino su 620.000 ettari circa la superficie agricola è di 110.000 ettari, il 18% della superficie territoriale. Nelle Giudicarie esteriori su 23.000 ettari circa la superficie agricola utilizzata è di poco più di 4.000 ettari, il 17% del totale. La pressione dell’agricoltura quindi è nel complesso “sostenibile”. Nelle Giudicarie esteriori le aziende agricole sono 250 circa, oltre un centinaio allevano animali e solo 82 bovini, in tutto poco più di 7000. 31 i produttori di latte, che producono però circa il 15% della produzione totale trentina. In Trentino vengono monticati ogni anno circa 120.000 capi di bestiame, di cui 24.700 bovini. Nelle Giudicarie i bovini portati all’alpeggio sono 2.079; 220 le vacche da latte. Fra le colture permanenti nelle Giudicarie Esteriori abbiamo molti seminativi, presenza non tanto consueta in Trentino, compreso il mais (430 ettari), e patate, e 200 ettari di frutteti e piccoli frutti. Prati permanenti e pascoli hanno un peso significativo. Sono questi alcuni dei numeri su cui impatta la PAC, la politica agricola comunitaria, con i suoi aiuti ma anche le sue regole a volte stringenti (come ad esempio quelle che limitano la conversione delle aree prative permanenti in coltivi). Al centro ci sono le considerazioni riguardanti l’impatto sui cambiamenti climatici. I prati, ad esempio, ma anche le coltivazioni di mais, oltre ad avere una funzione importante nella catena alimentare di uomini e animali, aiutano a “catturare” CO2.
A seguire Gastone Dallago della FEM ha parlato di sistemi e strumenti di certificazione e autocertificazione dell’attività agricola. I precedenti risalgono al 1988, quando si è cominciato a porre il problema del rapporto agricoltura-ambiente, cercando di limitare gli impatti negativi di certi prodotti chimici. Anche la Comunità Europea, poi Unione Europea, è andata in questa direzione, incontrando però delle difficoltà. Nel 2009 è stato varato un nuovo regolamento sui prodotti fitosanitari, per arrivare infine al concetto attuale di lotta integrata, che prevede l’uso di strumenti e approcci diversi e prevede una formazione degli agricoltori molto capillare. Ma ci sono anche campanelli d’allarme prodotti dalla politica comunitaria, su cui sarà necessario ragionare. Secondo uno studio se si dovesse applicare il nuovo regolamento europeo sulla riduzione dell’uso dei fitofarmaci l’impatto in Italia sarà di 12 miliardi di euro da destinare a nuove importazioni, per garantire gli stessi livelli di approvvigionamento alimentare.
Roberta Franchi, anch’essa della FEM di San Michele, ha parlato infine delle tecniche e delle azioni per ridurre gli impatti dell’agricoltura e dell’allevamento sull’ambiente, e in particolare di gestione dei reflui zootecnici. Agricoltori ed allevatori sono oggi tenuti a rispettare adempimenti sempre più rigidi, anche sul piano burocratico. La Giunta ad esempio ha recentemente introdotto l’obbligo del registro delle fertilizzazioni, per chi utilizza più di 3000 kg. di azoto zootecnico all’anno. Questo è solo uno degli esempi possibili, che mostrano come l’attenzione sulle politiche di settore oggi sia particolarmente stringente. Tuttavia, le norme aiutano a mitigare quanto più possibile l’impatto delle attività agro-zootecniche sul territorio, un bene prezioso che è casa anche degli stessi operatori agricoli. La sfida, dunque, è quella di trovare di volta in volta gli equilibri migliori, a tutela dell’ambiente ma anche delle attività umane.
Immagini e intervsie a cura dell'ufficio stampa della Provincia
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