Venerdì, 08 Marzo 2013 - 02:00 Comunicato 610

Incontro organizzato dalle donne musulmane di Trento a cui è intervenuta l'assessore Beltrami
DONNE, ISLAM, ISTRUZIONE: OLTRE I LUOGHI COMUNI

"Donna istruita, donna protagonista" era il titolo dell'incontro pubblico proposto in questo 8 marzo dalle donne della comunità islamica di Trento in collaborazione con l'Associazione Donne Musulmane d'Italia e le ragazze del G.M.I Trento, presso l'Auditorium della Circoscrizione San Giuseppe - Santa Chiara in Via Perini a Trento. Dell'importanza dell'istruzione della donna nell'Islam che, come per gli uomini, è un diritto oltre che un dovere, ha parlato Cinzia Aicha Rodolfi, traduttrice e giornalista, prendendo spunto dal Corano. All'incontro, moderato dalla giornalista Chiara Bert, è intervenuta anche Lia Giovanazzi Beltrami, assessore provinciale alla solidarietà internazionale e convivenza. In apertura un richiamo al significato "vero" di questa giornata, in cui si ricorda come noto la tragedia della morte di alcune donne, in un luogo di lavoro, che assurge ad emblema della sofferenza e della morte di tutte le donne, oggi come allora, ad esempio nella Siria devastata dalla guerra civile, dove, oltre alle stragi e alle violenze che si consumano quotidianamente, 3 milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case (il 75% delle quali donne o bambini). Ma anche una sottolineatura sull'impegno delle donne immigrate qui in Trentino, nel lavoro e nel sociale, un impegno che continua nonostante la crisi economica. Le donne della comunità islamica, in particolare, svolgono attività che spaziano dall'insegnamento all'animazione di comunità fino alla promozione del dialogo interreligioso; inserite nel tessuto sociale in cui vivono, e al tempo stesso consapevoli delle proprie radici culturali. Sempre nel corso dell'incontro è stato mostrato un video realizzato in margine ad un sit in organizzato recentemente in piazza Battisti a Trento per richiamare l'attenzione sul conflitto siriano.
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L'assessore Beltrami ha sottolineato come sia molto difficile parlare di una religione isolandone alcuni" frammenti", che spesso vengono sfruttati ad arte da gruppi e forze politiche per i propri interessi. "In Afghanistan, ad esempio, nella valle del Gulistan, una delle zone più chiuse del Paese, abbiamo potuto realizzare, con l'aiuto anche dei militari italiani, una scuola femminile, che oggi è sempre piena di studentesse ed è tenuta in maniera perfetta. Lo stesso Gulistan ha una governatrice donna, cosa che ancora facciamo fatica ad immaginare in Trentino. Al tempo stesso, in Gulistan, ci sono gruppi che perseguitano le donne. In Africa ci sono realtà di marginalizzazione della donna più gravi in paesi non islamici, come ad esempio in Etiopia. In generale, posso dire che non ho mai trovato una religione che di per sé perseguita le donne, ma realtà in cui, per ragioni spesso economiche e politiche, le donne vengono discriminate e perseguitate. In Trentino abbiamo diverse occasioni di dialogo e di scambio fra donne di culture e fedi diverse, come questa. Occasioni che aiutano le stesse donne a rompere le catene generate dalle dipendenze psicologiche e potersi esprimere pienamente. Per quanto riguarda invece le attività di cooperazione allo sviluppo, la maggior parte dei progetti che realizziamo nel mondo riguardano proprio il settore scolastico e dell'educazione." Per quanto riguarda invece la libertà di vivere fino in fondo la propria dimensione religiosa, anche pubblicamente, l'assessore Beltrami ha anticipato che a giugno verrà realizzata una importante iniziativa, assieme al Cinformi, sui luoghi di culto presenti sul territorio trentino.
Aicha Rodolfi, italiana convertita all'Islam, traduce libri sull'Islam dall'inglese, scrive sul sito web "islam-online.it" e sul giornale web "giornalismo a modo nostro" ed è autrice del libro autobiografico "Dalle sfilate di moda al velo... una musulmana italiana", in cui racconta la sua esperienza. La testimonianza di Cinzia Aicha non rientra nel binomio classico "donna e Islam": storie dolorose, di ammissione di errori compiuti, di costrizioni e maltrattamenti, che certamente esistono, ma che non sono esclusivo appannaggio del mondo islamico. L'immaginario collettivo vuole ancora immagini femminili avvolte in neri chador iraniani, nei burqa azzurri afghani, o dai volti celati dal niqab. Ma sempre più persone avvertono la necessità di andare oltre il facile stereotipo. La storia di Aicha è appunto una storia che esce dai canoni;è la storia di una scelta che è stata e continua ad essere, quotidianamente, in primo luogo una assunzione di consapevolezza. Originaria di Milano, prima modella, poi impiegata nel turismo, sposata con un tunisino, si è avvicinata all'Islam attraverso un percorso di studio e conoscenza, non perché obbligata. Un percorso che continua anche oggi e che rivendica con orgoglio, sottolineando in particolar modo il dovere di ogni fedele di imparare, approfondire, studiare, un dovere previsto dall'Islam "delle origini", che riconosceva alle donne dignità e diritti. Una visione, come è facile intuire, esattamente opposta a quella dei Talebani, che addirittura vietano alle bambine di frequentare una scuola.
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