Venerdì, 10 Ottobre 2025 - 15:30 Comunicato 2887

Crescere ad ogni passo per scrivere la storia: la corsa di Nadia Battocletti

Sta raggiungendo i suoi sogni e questo suo percorso di crescita, come atleta e persona, la emoziona più delle medaglie. È tutta qui la straordinaria semplicità di Nadia Battocletti, che ancora non si rende conto di aver scritto la storia dell’atletica italiana, prima donna a conquistare una doppietta mondiale. Nadia Battocletti “torna a casa” e incanta la platea del Festival dello Sport di Trento: sul palco della Filarmonica la voce è calma, gli occhi pieni di luce. Nadia parla di allenamenti e sogni, di famiglia e studio, di quella linea sottile che separa la fatica dalla felicità. E mentre la ascolti, capisci che la sua corsa non è solo una questione di chilometri, ma di crescita, di fiducia, di amore per ciò che fa.
Ad applaudire l'atleta trentina c'era anche il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti.
NADIA BATTOCLETTI: SOGNI D'ORO Nella foto: Nadia Battocletti [ Alessandro Holneider - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Il 2025 è stato l’anno della conferma: Nadia non è più una promessa dell’atletica italiana, è una certezza. Ha corso fortissimo, infrangendo barriere che parevano impossibili e ai Mondiali di Tokio ha conquistato la medaglia d’argento nei 10mila metri e di bronzo nei 5mila. La gara più tosta? Difficile dirlo, «sono state gare molto diverse. I 10mila si sono giocati sui continui cambi di ritmo perché non mi volevano lì davanti all’ultimo giro; mentre i 5mila sono stati più faticosi a livello di riserve energetiche. Nei 10mila ero dietro a seguire e nei 5mila mi son detta che potevo provare a stare davanti: alla fine entrambe le gare mi hanno portato sul podio».

Il punto di svolta nella vita sportiva è stata l’olimpiade di Parigi del 2024, anche grazie ad un rafforzamento del suo staff di tecnici: «Lì ho capito che atleta sono, mi sono resa conto del livello tecnico raggiunto e ho capito di potermela giocare alla pari con tutte le africane dei record. L’immagine di me che sorrido al cielo dopo il traguardo è la perfetta sintesi del mio pensiero di quel momento: ce l’ho fatta, ho gareggiato al meglio e mi sono divertita». Senza pensare alla medaglia straordinaria che è arrivata. Perché questo in fondo è il consiglio che le dà prima di ogni gara papà Giuliano, l’allenatore di Nadia fin dalle sue prime sgambate in Val di Non.  

Dietro ogni passo di Nadia c’è una famiglia che ha fatto sacrifici ma non ha mai forzato, solo accompagnato la sua passione per lo sport. Papà Giuliano, ex mezzofondista, le ha insegnato ad affrontare anche gli appuntamenti più importanti con la semplicità: «Vai forte, sei allenata, ma soprattutto divertiti». Parole che lei ripete quasi come un mantra, con la voce che si incrina un po’ quando parla di lui: «Mi emoziono sempre. Papà mi dice di credere in me, e io so che ci crede davvero».

Mamma, invece, è la bussola silenziosa. Cresciuta nella fede islamica, Nadia parla del loro legame e della loro complicità profonda. E poi c’è Cavareno, il posto del cuore: “Quando torno e vedo il cartello del paese, mi sento subito a casa. Mi alleno tra salite e discese, come quando ero bambina. Sono i luoghi che mi hanno formata, fisicamente e mentalmente. Gli anziani mi fermano per strada e mi salutano dicendo che non ci capiscono molto di corsa ma si emozionano alle mie interviste post gara, i bambini mi scrivono, e quelli del mio Fan club fanno cose pazze tipo buttarsi in fontana per la medaglia. Casa mia e la mia famiglia sono il mio porto sicuro».

Nadia non “corre dietro” solo alle medaglie, ma anche alla laurea. Manca un solo esame per completare Ingegneria Edile e lei parla dello studio con la stessa determinazione con cui affronta le finali mondiali: «Non ero pronta a luglio per l’ultimo esame e ho rimandato perché lo voglio fare al meglio. L’università mi sta formando tanto, e grazie al progetto Top Sport riesco a conciliare tutto anche se devo ammettere che sono stata sempre una studentessa “normale” e ho sempre frequentato tutte le lezioni».

Il calendario del prossimo futuro è già scritto: Europei di cross a dicembre, poi il 2026 con tanti obiettivi. Ma in fondo alla strada, lei guarda già alle Olimpiadi di Los Angeles 2028. «Ci penso, certo - confessa - ma voglio restare nel presente. Per cambiare il futuro serve l’atteggiamento giusto oggi».

Sul palco della Filarmonica di Trento, tra applausi e sorrisi, Nadia non sembra una star, ma una ragazza normale con sogni straordinari. E forse è proprio questo il suo segreto. Racconta dei i suoi scarpini, di quanto la tecnologia oggi sia importante, anche se «le gambe che corrono sono pur sempre le mie»; mostra con orgoglio le medaglie mondiali «al sicuro in banca, perché non si sa mai», e regala il suo completino di gara «che sa di Giappone e di successi».

(vt)


Immagini