
Con domande incalzanti e il supporto di foto iconiche, Sara Benci, giornalista di SkySport, ha fatto emergere la freschezza ed esuberanza di questi due campioni in una sorta di intervista doppia che ha strappato risate e applausi nella sala stracolma.
“Tra Conte e Allegri, chi sceglieresti come allenatore?” ha chiesto a Simone Cerasuolo, conoscendo la sua passione per la Juve. “Allegri tutta la vita” ha risposto lui.
“Tra Ceccon e Paltrineri, con chi andresti a cena?” ha invece chiesto a Nicolò Martinenghi. “Forse con Greg” ha risposto lui “ma solo perché con Ceccon ne abbiamo già combinate troppe”.
E non sono mancati parallelismi con campioni di ieri e di oggi e con altri sport di cui i due nuotatori sono appassionati. Se Cerasuolo è un calciatore mancato e si identifica nella determinazione di Jannik Sinner, Martinenghi coltiva ancora la sua passione per il basket e si colloca tra Sinner e Alberto Tomba, perché “la serietà è importante, ma ci vogliono anche creatività e spirito di bambini”.
Si è passati poi a raccontare le emozioni delle loro vittorie. “Non c’è differenza tra l’oro mondiale e l’oro olimpico – ha detto Martinenghi – perché dietro ad entrambe ci sono stessa dedizione e stesso sacrificio con tante lacrime versate sia in palestra che in acqua”.
Oggi Martinenghi ha cambiato città e allenatore. “L’ho fatto – ha spiegato – perché avevo raggiunto il mio sogno più grande. Quando vinci le Olimpiadi hai una gioia istantanea assoluta e poi il vuoto, quasi una sensazione di malinconia, allora cominci a metterti in discussione e smonti ogni tua certezza. Avevo bisogno di resettare e ripartire da capo per ritrovare la voglia di lavorare e dare ancora il cento per cento”.
A Trento, per Cerasuolo c’è stata l’occasione di ribadire la sua dichiarazione più incisiva, rilasciata subito dopo la vittoria a Singapore: “In finale non vince il più veloce, ma vince il più forte”. La forza a cui si riferiva era quella mentale perché “in gara può succedere di tutto e qualunque dettaglio fa la differenza ma, quando sei in finale, hai una possibilità sola di vincere quindi serve tanta forza mentale. Io mi sono concentrato solo su me stesso e ho portato a casa il risultato che volevo”.
E di fronte alle foto di tre punte di diamante della rana, Domenico Fioravanti, Fabio Scozzoli e Nicolò Martinenghi, si è parlato dell’evoluzione dello stile della rana, "quello più creativo".
Ai tempi dei due ori olimpici di Fioravanti, Cerasuolo non era nemmeno nato. Scozzoli è il suo preparatore atletico ed è colui che “mi ha dato di più nello sport” mentre per il compagno di palco ha spenso parole lusinghiere: “Martinenghi è un punto di riferimento per la rana mondiale. Lui ha vinto tutto e quando lo batto mi sembra di aver battuto il mondo”.
Martinenghi li ha commentati con tre termini: Fioravanti è il più talentuoso, Scozzoli è il re della rana mentre di se stesso ha detto “io sono il più guerriero”.
Guardando al futuro, per entrambi l’obiettivo è Los Angeles 2028, con impegni europei nel mezzo e la voglia di osare ancora di più.