
L’impresa di Kirchner si inserisce in una consolidata prassi documentaristica, che era stata inaugurata nella prima metà dell’Ottocento dalla disegnatrice tirolese Johanna von Isser-Grossrubatscher e venne poi continuata alla fine del secolo dal pittore Tony Grubhofer e dai primi fotografi attivi nella nostra regione, come il trentino Giovanni Battista Unterveger e il viennese Otto Schmidt. La serie di vedute realizzata da Kirchner si segnala, in questo ambito, come una delle più riuscite e sistematiche. Si tratta di immagini “senza tempo”, che non ambivano al rango di grande arte e pertanto non risentono della temperie culturale dell’epoca in cui furono realizzate. Esse ci propongono un suggestivo e incalzante itinerario castellano, che dall’Alta Val di Sole scende fino alla Piana Rotaliana, soffermandosi intorno alle mura, sotto gli androni, nelle cappelle affrescate e dentro le sale dei più grandi castelli anauni. La mostra, curata da Roberto Pancheri, offre anche l’opportunità di riscoprire alcuni aspetti poco noti della vita e dell’opera di Vigilio Kirchner, vivace figura di pittore-decoratore, come egli stesso si definiva, e musicista dilettante, che attraversò un’epoca di grandi rivolgimenti politici e culturali. Cresciuto nella Trento di fine Ottocento, visse una lunga avventura in Sudafrica prima di rientrare in patria, dove si dedicò assiduamente all’associazionismo musicale e in particolare alla direzione dell’orchestra di mandolini e della fanfara del Club Armonia.