Sabato, 24 Settembre 2022 - 13:06 Comunicato 2934

Calcio, rugby e storie di vita nei libri

La mattinata di sabato in piazza Duomo si è aperta però con “Il grande ripasso del calcio” dalla community di Chiamarsi Bomber con i racconti di Davide Moscardelli. A seguire la presentazione del libro “Non puoi fidarti di gente così”, storia della squadra di rugby che sfidò l'apartheid con Arturo Bergamasco e Massimo Calandri. Ma a riscaldare la giornata è stato proprio l'intervento del presidente Antonio Matarrese accompagnato dal campione '82 Causio e dal giornalista Cerruti, con “E adesso parlo io”.
IL GRANDE RIPASSO DEL CALCIO Con la community di Chiamarsi Bomber Nella foto: Massimo ARCIDIACONO, Riccardo RUSSO, Davide MOSCARDELLI, giornalista Festival dello Sport Piazza Duomo Trento, 24 settembre 2022 [ Nicola ECCHER Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento]

“E adesso parlo io” (Cairo) con Antonio Matarrese, Alberto Cerruti e il campione di Italia '82 Franco Causio. Il presidente Antonio Matarrese ha parlato di tutti e di tutto, intrecciando calcio e politica con la stessa passione con cui per oltre trent'anni ha occupato diversi ruoli dirigenziali, in Italia, nell'Uefa e nella Fifa. “Devo dire la verità che il libro nasce dalla pressione dei miei nipoti – spiega Matarrese – più volte mi hanno chiesto di raccontare di più. Il giornalista Cerruti, come faceva anche Sacchi, mi ha messo sotto pressione. Mi faceva gli interrogatori e così ho ricostruito la mia storia del calcio italiano. Soprattutto del periodo anni '80 – '90 fino ad oggi. Il 'Matarrese' del calcio nasce quasi per caso. Si apre con me una nuova storia. Per la prima volta infatti, un presidente di una piccola società viene eletto presidente della Lega e comincia un mondo nuovo in Italia”. Nel libro, c'è il racconto della sua vita, dai pranzi del piccolo “Tonino” con i genitori a quelli da nonno con i nipoti, si trasforma così in un emozionante viaggio attraverso nuove storie che vale la pena di scoprire.
“Non è stato facile - spiega il giornalista Cerruti – scrivere questo libro, perché il presidente è un fiume in piena. Si passa da Andreotti a Cossiga, fino al mondiale 1982 con Paolo Rossi e Franco Causio, ma non solo. Una lunga storia di vita e moltissimi racconti coinvolgenti”. Ed è stato proprio il campione '82 Causio a confermare ancora una volta dal palco di Trento l'emozione sul campo di quella straordinaria vittoria italiana. Il presidente Matarrese ha aggiunto però: “Noi italiani siamo sempre bravi a rovinare anche la festa, come è accaduto dopo il mondiale '90. Io soffro vedendo quello che sta succedendo oggi. Nel '90 gli italiani hanno fatto qualcosa di grande. E' stata la pagina più bella”. Parlando del libro, Matarrese ricorda anche quando quella volta sul pullman, Baggio, scherzando - ma forse non troppo -, propose al presidente e al fratello vescovo di diventare buddhisti. Non mancano poi gli aneddoti: dal suo decisivo assist per assegnare il primo Mondiale a due Paesi, tra l'altro storicamente rivali, come Giappone e Corea del Sud alla maledizione dei rigori a Italia '90 e a USA '94, mescolato alle battute di Agnelli, Berlusconi e Moratti, a cavallo della rivalità con Carraro.
E a proposito dell'ultima partita dell'Italia? Matarrese conferma: “Non è ancora la nazionale definitiva. Dobbiamo avere l'umiltà di riconoscere gli errori e prepararci al futuro. Dobbiamo ancora maturare in questa nazionale. Non dobbiamo piangere sul latte versato”. Sulla stessa linea anche Causio che aggiunge: “Non è una strada in discesa quella della nazionale. “Quando il risultato è positivo, va tutto bene, ma ricordiamo che non è un periodo facile per i nostri azzurri”. Continuando a parlare di calcio e di campionato italiano, Matarrese precisa: “Se ci facciamo la guerra tra noi, non si può andare lontano”.
Infine dal testo emerge anche l'affetto per i suoi c.t. che non ha mai avuto il coraggio di mandare via - la prima volta Vicini e l'ultima Sacchi -, per salvare la propria poltrona. Ma anche l'importanza della famiglia nella vita. Matarrese conferma l'amore per la sua famiglia e la sua terra, mentre sul suo passato da parlamentare: “La mia carica, mi ha sempre dato la possibilità di essere utile. Andreotti (Romanista) era molto legato al calcio ad esempio. Lui aveva capito che si era aperta una strada nuova con la mia elezione ai vertici del calcio. Quando andavo alla Camera, mi chiamavano tutti, sono riuscito ad unire il Parlamento grazie al pallone. Sono orgoglioso di essere italiano”.

“Non puoi fidarti di gente così” con l'ex giocatore di rugby Arturo Bergamasco e il giornalista Massimo Calandri (Mondadori). E' la storia della squadra di rugby che sfidò l'apartheid. Nel 1973, il Sudafrica dell'apartheid cerca di rompere il boicottaggio e l'isolamento grazie al rugby, sport di cui è maestro, ma le nazionali di tutto il mondo rifiutano l'invito ad affrontare gli atleti di un Paese razzista. Solo l'Italia accetta, anche se molti dei giocatori convocati rinunciano. Il giornalista Massimo Calandri, ha ricostruito quella storia con un preciso lavoro di archivio e con una serie di interviste ai co-protagonisti ancora in vita. La spedizione sudafricana fa scoprire ai giocatori e al grande pubblico la bellezza mozzafiato e le disumane ingiustizie di una terra straordinaria. “Nasce quindi una squadra improbabile – spiega Calandri -, giovane e inesperta, che ha un duplice desiderio: conoscere i campioni di questo gioco e usare lo sport come strumento di fratellanza universale. Infatti l'Italia pone un'unica condizione: incontrare anche i Leopards. In realtà, il viaggio dimostra che questi ragazzi diventeranno degli uomini, in un'avventura umana che durerà per tutta la vita”.
Si emoziona invece, l'ex giocatore Bergamasco mentre racconta quella straordinaria avventura. Lui è stato un grande giocatore azzurro di rugby che ricorda quei giorni in Sudafrica, tra i bambini e i lavoratori in difficoltà. “Mi sono praticamente licenziato per partire – spiega Bergamasco – ma ne è valsa la pena. Erano grandi, grossi e determinati i nostri rivali in campo. I loro giocatori militavano in tutto il mondo. In campo è stata una crescita continua per noi. Quello che ci mancava, era l'organizzazione, giocavamo d'istinto. A metà trasferta volevamo quasi tornare a casa, ma per fortuna poi abbiamo ritrovato il gruppo e lo spirito di squadra, che ci ha portato anche ai successi. Abbiamo giocato una partita ogni tre giorni”. Alla fine, nove battaglie in meno di un mese contro giganti famosi per la loro violenza in campo. Un solo, storico successo: proprio coi Leopards e l'incontro che al fischio finale diventa una grande festa nella township di Port Elisabeth. La conferma ancora una volta che lo sport può contribuire a cambiare i destini del mondo.

Il grande ripasso del calcio” (Rizzoli) con la community di 'Chiamarsi Bomber' e Davide Moscardelli ha aperto il sabato mattina in piazza Duomo a Trento. Per chi pregusta la temutissima sera dell’asta del Fantacalcio. Per chi pensa di conoscere vita, numero di scarpe e abitudini alimentari di ogni giocatore del globo. Dalla più goliardica e longeva community del web, centinaia di giochi, quiz, test, cruciverba e infinite ore di divertimento per misurare e migliorare la propria cultura calcistica. Ma come nasce 'Chiamarsi bomber'?
I fondatori spiegano che: “L'avventura parte come un gioco nel 2010. E' un omaggio a tutti i giovani che hanno il calcio come passione e divertimento. Negli anni nasce un percorso che sboccia alla fine in un libro. L'obiettivo è quello di far giocare la gente che ci segue sui social. Il bomber - spiegano - l'abbiamo sempre identificato con la barba, per questo poi è diventata la barba del 'Mosca', un vero e proprio simbolo. Oggi contiamo quasi 5 milioni di follower”.
Moscardelli, ex calciatore in serie A, spiega dal palco che la sua barba lo ha fatto crescere sui social: “Sono stato al gioco e sono andato virale per un periodo. In serie A molto meno, ma nelle altre categorie si gioca a Fantacalcio anche in ritiro e ci si diverte”. Ma come è cambiato il calcio e come cambia la comunicazione? “Il segreto è stato proprio nella nostra comunicazione – spiegano i fondatori della community – le notizie fuori dal campo, la vita quotidiana dei calciatori e molti aneddoti interessanti che richiamano l'attenzione, fanno la differenza”. Prima di dedicarsi ai quiz dal nuovo libro con i giovani presenti in piazza, Moscardelli non tralascia i suoi ricordi in campo, dal Lecce con delle belle squadre 'toste', fino a Chiellini, che in serie A: “Mi ha dato sempre filo da torcere”.

(Cz)


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