Venerdì, 11 Luglio 2014 - 02:00 Comunicato 1778

Per I Suoni delle Dolomiti ieri al teatro Marmolada di Canazei
CRISTIANO DE ANDRÉ CANTA L'AMORE VICENDEVOLE

Il cantautore genovese ieri a Canazei ha proposto un concerto trascinante, pieno di ritmo ed energia con canzoni ricche di spunti e temi attuali. Tra società, amore e dignità degli ultimi.-

È stato un live show molto intenso quello andato in scena ieri sera al cinema teatro Marmolada di Canazei. Sul palcoscenico Cristiano de André e Osvaldo di Dio e in platea il tutto esaurito. E nonostante i paesaggi non fossero quelli tipici de I Suoni delle Dolomiti, nell'aria c'era la stessa energia. Certo il dispiacere per il maltempo che ha guastato l'evento previsto a Malga Canvere c'era tutto, ma Cristiano de André non ha fatto mancare nulla agli ascoltatori, nemmeno l'ironia quando ha esordito dicendo "certo la vista non è quella che ci aspettavamo".

La vista forse no, ma la musica quella sì perché con una line up fatta di voce e due chitarre o, in alternativa, di chitarra e tastiere, il teatro Marmolada si è riempito di energia grazie a interpretazioni originali, ritmiche e trascinanti, testi pieni di rimandi, sempre attuali e critici verso la società, gli uomini e la politica, pescando al proprio repertorio e a quello del padre Fabrizio. Così in un continuo gioco tra passato e presente, dove il tempo però è solo quello della data della composizione e non dell'attualità dei contenuti, Cristiano de André ha rotto il silenzio con "Nel bene e nel male", piccolo poema sul passare del tempo ma anche sull'essenza della vita, fatta delle tante cose che comunque accadono quasi a voler dire che l'esistenza è, in fondo, ciò che abbiamo ogni giorno e a quello bisogna dar valore.

Fortemente critica e politica è poi arrivata "Credici" che canta la tragica situazione italiana. Non a caso è una delle canzoni recenti del cantautore genovese che inizia con un più che simbolico "chi ha creduto alle menzogne di bocche allenate a monete, alle parole di un potere che subito si inchina ad un altro più rapace". E questo particolare avvio, detta il sentire con cui De André ha pensato e costruito il tour "Via dell'amore vicendevole" col quale sta calcando i palcoscenici italiani. In questi ultimi quarant'anni – spiega - qualcuno ha detto che la felicità si poteva comprare. E invece ci si è dimenticati della cultura e dell'anima. Si è dato valore alla logica del più furbo mentre il valore da preservare è la timidezza, la fragilità e soprattutto il tornare a condividere e parlare.

Certo non c'è da illudersi e la successiva "Vivere" riporta tutta la sofferenza dello stare al mondo, cosa non facile tanto da dover "fare un accordo con gli angeli" e da accettare che si è allo stesso tempo angeli e demoni.

Lo sguardo di De André è vero, non gioca a nascondino come del resto aveva fatto il padre. Racconta con lui e con le sue parole, oltre che con le proprie, le storie oblique, quelle marginali, scavando a fondo anche in quel mondo e in quei sentimenti che per comodità si preferisce tralasciare. E lo fa con "Se ti tagliassero a pezzetti", canto d'amore e libertà, con la denuncia di "Nella mia ora di libertà" in cui Fabrizio de André fa parlare un prigioniero detenuto ingiustamente "ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame". E qui verrebbe da dirsi che se si continua a leggere e cantare i testi di Fabrizio de André è perché mantengono intatta la capacità di raccontarci sempre qualcosa di attuale e vero sull'uomo e sul mondo. Lo sono in questo caso sulla giustizia, lo sono con la successiva "Verranno a chiederti del nostro amore" - intima e personale come ha raccontato Cristiano - per i sentimenti e anche sulla storia con "Andrea" che ha fatto venire i brividi a tanti presenti a giudicare dagli applausi con i quali hanno seguito ritmicamente l'esecuzione.

Poi è stato ancora un mare di note con "La cattiva strada", "Un giudice", "Via dell'amore vicendevole", "Il vento soffierà" e con i numerosi bis ai quali De André e Di Dio sono stati chiamati dai tanti applausi dei presenti. Così si sono poi aggiunte "Notti di Genova", bellissimo omaggio alla città ispiratrice di un ampio grande mondo creativo, "Dietro la porta". "Le quaranta carte" e "Invincibili". A concludere il concerto davanti a una standing ovation "La canzone di Marinella" a ribadire, se ce ne fosse stato ancora bisogno, che la canzone d'autore sa trasformare storie "minime" in messaggi universali.
-