Sabato, 24 Settembre 2022 - 14:29 Comunicato 2937

Bob Beamon, un salto nella leggenda

Il suo è il record più longevo, resiste infatti da ben 54 anni, della storia dei Giochi Olimpici. Il primato è quello stabilito nella gara di salto in lungo all’Olimpiade di Città del Messico 1968 dall’atleta statunitense Bob Beamon, protagonista dell’incontro di questa mattina in Sala Depero, per la terza giornata del Festival dello Sport. Un’impresa la sua, con un salto incredibile di 8.90 metri, diventata leggendaria e che Beamon ha raccontato con una travolgente simpatia al pubblico del Festival in ogni suo emozionante dettaglio. Al suo fianco nella seconda parte dell’incontro l’atleta azzurro, velocista e lunghista, Andrew Howe, che detiene il record italiano di salto in lungo, a 8.47, stabilito nel 2007 ad Osaka.
BOB BEAMON, IL SALTO PIU’ LUNGO Nella foto: Bob BEAMON Festival dello Sport Sala Depero Trento, 22 settembre 2022 [ Daniele PATERNOSTER Archivio ufficio stampa Provincia autonoma di Trento]

Intervistato da Andrea Buongiorno, giornalista della Gazzetta dello Sport, Robert Beamon, nato a New York nel 1946, ha fatto rivivere alla platea le sequenze quel 18 ottobre del 1968. Un pomeriggio in cui la gara di salto non era particolarmente attesa con gli occhi di tutti puntati invece sulla gara del 400 metri. Beamon era tra i favoriti ma non era di certo scontata la sua vittoria: “Ricordo - ha esordito Beamon - ogni istante con il cielo nuvoloso ed un temporali che si avvicinava. Mentre ero in pedana pensavo sono a vincere e dare il meglio in quel momento per il quale mi ero preparato con grandi sacrifici”. E quel momento è poi diventato epico per la storia dell’atletica: “Quando ho saltato mi sono reso conto di essere stato per tanto tempo in aria – ha raccontato Bob Beamon – ma non mi aspettavo, nessuno in realtà se l’aspettava, un salto simile tanto che i giudici di gara sono dovuti andare a cercare un metro manuale per riprendere le misure perché la sbarra di scorrimento dell'apparecchio ottico era troppo corta”. Poi la scritta sul tabellone dello stadio con quei 8.90 a sancire un salato incredibile per una distanza da brividi: “ Quando ho letto 8.90 pensavo si riferissero ad un’altra gara, non avevo capito che era la misura del mio salto. Non mi rendevo conto di quello che era successo,  ho vissuto sensazioni indescrivibili mi sembrava di vivere un sogno e avevo paura di essere risvegliato”.
Un sogno che dura da 54 anni: “Dopo  il salto pensavo che già in quella gara – ha confessato ’ex atleta newyorkese – qualcuno potesse superarmi non avevo compreso la portata del mio salto, della mia impresa, di quel record”. Da quella pedana Bob Beamon spiccò il volo verso la leggenda raggiungendo un’altezza di 1.78 e migliorando il precedente record olimpico di ben 55 centimetri. Un record che è resistito per quasi ventitré anni battute ad oggi solo da Mike Powell nel 1991 ai campionati mondiali di Tokio con il suo 8.95.
Le Olimpiadi di Città del Messico furono segnate anche dalle proteste degli atleti di colori con le immagini: “La nostra protesta era per i diritti umani di tutti non solo per quelle dei neri – ha sottolineato Beamon – ci attaccarono per questo e la cosa ci diede molta amarezza. Io come gesto simbolico di protesta avevo indossato dei calzini neri. Un gesto che rifarei anche oggi”. Un volo che davvero non finisce mai quello di Beamon e che ha segnato diverse generazioni di atleti compreso Andrew Howe uno dei protagonisti più noti dell’atletica azzurra del terzo millennio : “L’ho conosciuto quando ero ragazzino a Miami e in quell'occasione ero fatto fare l’autografo. Per me era davvero un mito”.
Howe si è messo a nudo raccontando anche i suoi momenti difficili: “Spesso ho sofferto la pressione che ti dà il successo e questo mi ha anche fatto deprimere e mettere in dubbio le mie capacità di atleta. Ora le cose vanno diversamente: quest’anno volevo ritirarmi ma poi mi sono reso conto che stavo solo piangendomi addosso e che invece dovevo essere fiero dei risultati che avevo ottenuto”. Come Howe anche Beamon ha affrontato i problemi causati dagli infortuni: “Dopo le Olimpiadi ho subito un infortunio dal quale in realtà non mi sono mai davvero ripreso”.
In coda all’incontro spazio alla musica, grande passione di entrambi gli atleti, (Howe suona anche la batteria in una rock band) con Beamon che ha improvvisato un assolo live con tanto di percussioni djembe.

(fds)


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