
C’è molto Nord Est ed Emilia-Romagna nelle tre top ten delle graduatorie che misurano rispettivamente il benessere di anziani, giovani e bambini sul territorio italiano: nelle prime dieci delle tre classifiche la macro-area compare 17 volte. Ciascuno dei tre indici sintetici generazionali è calcolato su 15 parametri statistici, forniti da fonti certificate (tra cui Istat, Infocamere, Iqvia, Siae, Tagliacarne) in grado di raccontare il livello di benessere nei territori. I dati misurano, ormai da cinque anni, le “risposte” dei territori alle esigenze specifiche dei tre target generazionali più fragili e insieme strategici, i servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute. Sud in coda e grandi città penalizzate da affitti troppo alti e incidenti notturni. A completare l’approfondimento un sondaggio Save The Children - Eumetra sugli stili di vita dei teenager tra 11 e 15 anni, una platea che spesso sfugge alle statistiche ufficiali.
I dati, presentati dalle giornaliste del Sole 24 Ore Michela Finizio e Marta Casadei, sono stati commentati dagli ospiti della tavola rotonda, a cominciare da Alessandro Rosina, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. “La longevità – ha detto – sta cambiando le fasi della vita, che quindi vanno reinterpretate con strumenti che aiutino a vivere bene. E questo cambia anche il rapporto tra generazioni, sia a livello quantitativo che qualitativo. L’Italia sta andando verso il declino demografico e non è un caso se le provincie che ottengono risultati migliori siano proprio quelle con la maggiore presenza di giovani”.
A fare una grande differenza tra i diversi territori sono i servizi. "Gli indici – ha commentato Stefano Granata, presidente di Confcooperative Federsolidarietà – sono alti dove i servizi ci sono. Ma qualcuno deve offrire questi servizi. I lavori sociali, di cura, sono poco riconosciuti. E non sono di certo attrattivi per i giovani. Il tema è la scala dei valori, a cosa decidiamo di dare importanza".
Le fragilità sono trasversali, come ha evidenziato don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italia, che riporta l'andamento registrato negli oltre 6.000 centri di servizio in rete tra loro gestiti dalla Caritas. "Ogni giorno - ha raccontato - registriamo una realtà che conferma quanto emerge dalla ricerca. Sono sempre più le famiglie che si rivolgono a noi. Soprattutto famiglie con minori che faticano ad affrontare i costi di cura. E questo, insieme al lavoro povero e alla mancanza dei servizi sul territorio, crea forti disuguaglianze. Per i giovani sembra essersi guastato l'ascensore sociale, per cui non c'è possibilità di riscatto. Per gli anziani, invece, il tema è quello della solitudine".
Concentrandosi sui giovani, Mariangela Franch, docente dell’Università di Trento, ha proposto di attivare politiche capaci di trattenerli sui territori, portando, come esempio, l'Ausbildung tedesco, per cui studenti e studentesse affiancano la formazione in aula a un tirocinio in azienda, ottenendo alla fine del percorso un diploma scolastico e una sorta di patentino professionale. "È una situazione win-win, in cui vincono tutti: da una lato i giovani acquisiscono un'esperienza certificata dalle imprese stesse e dall'altro le imprese hanno una risorsa formata che può contribuire da subito allo sviluppo aziendale".
Infine, è intervenuta Raffaela Milano, direttrice Polo Ricerche di Save the Children Italia, presentando una ricerca, realizzata da Eumetra, che indaga la fascia d'età pre-adolescenti e adolescenti attraverso lo sguardo dei genitori, da cui emerge un mondo di giovani sotto controllo su tutto tranne che sull'uso del digitale.