Venerdì, 10 Ottobre 2025 - 15:44 Comunicato 2888

Antonio Giovinazzi. La storia, l’endurance e la Ferrari. “Abbiamo fatto l’impensabile”

“Più che un appuntamento si tratta un aggiornamento, quello con l’endurance Ferrari. Che nel programma de il Festival dello Sport di Trento c’è ogni anno. E se nelle scorse edizioni era un dialogo di squadra, quest’anno è un one man show.” Mario Salvini, presenta così il pilota Ferrari AF corse Antonio Giovinazzi, nello spazio del Palazzo della Regione in formato Rosso Ferrari. Che poi è anche titolo del talk. Quello con protagonista un ragazzo il cui “sogno fin da bambino era vincere una gara importante vestendo una tuta rossa. Di quelle con il Cavallino!”
ANTONIO GIOVINAZZI: ROSSO FERRARI Nella foto: Mario Salvini, Antonio Giovinazzi. [ Daniele Paternoster - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Ma quando si è reso conto di essere parte di una storia? Ferrari è in Endurance dal 1949 e la 24 ore di Le Mans è la più importante. “Nel 2021 ero in F1 e sapevo che sarebbe la fine della stagione sarebbe stata, anche la fine di un capitolo. Ma sapevo pure che Ferrari sarebbe tornata in endurance. Alla presentazione delle due squadre, trovare tra i nomi dei protagonisti anche il mio, mi ha dato la certezza che un nuovo capitolo era al via.” Con un grande cambiamento, con il team Ferrari AF Corse e al volante della Ferrari 499P Hypercar numero 51. Al fianco di James Calado e Alessandro Pier Guidi. “Una sfida tutta nuova, perché non ci sei solo tu sulla vettura. E devi adattarti, all’assetto, alla guida, usura delle gomme e alla strategia. Pensare alla tua gara e a quella dei tuoi compagni.” Già. “E poi entravo in una coppia di piloti affiatati e già collaudati. Ancora una sfida. Nella sfida. Che, però, mi ha aiutato e spronato a crescere.” Crescere e vincere. Perché sarà proprio il trio Giovinazzi-Calado-Guidi a riportare in alto e dopo 58 anni il nome e il simbolo del Cavallino con una straordinaria vittoria nella 24 Ore di Le Mans.

In una disciplina che fa storia a sé, nel motorsport “perché di squadra. Con due ore di guida e quattro di riposo. Ma devi essere al box già un’ora prima.” Giornate di caffè, doccia fredda e asfalto. La cosa più difficile? “Condividere l’auto con gli altri e, su tutto, il traffico. Ce n’è davvero tanto! La notte, quando sei, comunque e naturalmente, più stanco può costituire un problema” Un aneddoto? “Il primo anno, a Spa, era la mia seconda gara. Io venivo dalla Formula 1 e quindi non ero abituato al cambio pilota. Ed ero così tanto concentrato che quando mi hanno chiamato dal box e sono rientrato non ero preparato al cambio. Ho dovuto allungare di un giro.”

Spazio, poi, ad un po’ di storia di Ferrari in endurance. Il pilota di Martina Franca qui, invece, è preparato. Anche a confrontare le gare di allora di oggi. Che sembrano sprint race e invece sono gare lunghe 24 ore. E a proposito di numeri ecco, ancora, quel 58. 58 anni dopo la Ferrari torna al trionfo e su quella Ferrari c’era lui, Antonio Giovinazzi. “all’inizio questo era un progetto a lungo termine. Inaspettatamente il primo anno è arrivata una vittoria per noi che arrivavamo lì a Le Mans con la speranza di finire la gara. Anche se dentro di noi, che vestiamo e siamo Ferrari, volevamo vincerla. Ci sembrava impensabile. E invece, anche se con il fiato sospeso fino all’ultimo – quando lo spegnimento della vettura ci aveva obbligati al reset – ce l’abbiamo fatta.” Insomma, anche se non puoi pensarlo, puoi farlo. Verrebbe da dire.

Ma i sogni iniziano sempre da lontano. Dal primo kart regalato a soli 3 anni e poi l’esordio in pista, tredicenne, nel 2006 – e qualche notte prendendo sonno proprio sul kart, trasportato in viaggio dalla Puglia a Parma - e da subito i titoli nel Trofeo Nazionale Italiano e nel Campionato europeo 60cc. Si farà notare, insomma. Non solo per il talento, ma anche e soprattutto per il sorriso. Anche se, fondamentali, saranno gli sponsor, certo. Passaggio imprescindibile per passare alle monoposto, il cui mondo arriverà ancor prima della maggiore età. E poi ancora un salto, nella F2 con il Team Prema Powerteam, la prima vittoria nella categoria al Gran Premio d’Europa e, ancora, un ottimo secondo posto stagionale. “Un campionato difficile. Una sola ora di prova libera e via subito in qualifica. Dovevo imparare.” E lo farà in fretta: a fine anno se la gioca con Pierre Gasly che, però, avrà la meglio. E farà suo il titolo. “A Monza la pole mi era sfuggita per 39 millesimi. Poi era arrivata la squalifica per un’anomalia alla macchina. Quella sera sono rientrato all’hotel a piedi dall’autodromo, sconsolato. Ma il giorno dopo in gara, l’impresa: quel successo ottenuto tutto in risalita, dall’ultima casella della griglia di partenza fino alla prima posizione sotto la bandiera a scacchi.”

E quest’anno? Due vittorie e due podi, manca una gara, quella in programma in Bahrein. “Dopo Le Mans ci siamo dati un obiettivo: dopo aver vinto quella giusta (si legga, proprio, Le Mans) ci manca il campionato. Siamo partiti bene, e ora arriviamo con la voglia di portare a casa il campionato.” Ma tra squadre Ferrari c’è rivalità? “Certo. La 83 si è già aggiudicata Le Mans quest’anno. Può bastare, no?”  Sorride Antonio Giovinazzi. Che è una delle tre guide della 51 e non lo ripete. Ma si capisce a cosa mira. E anche se non vuol pensarlo, si sa, che può farlo. Magari aguzzando anche l’udito. La prova finale, è riconoscere la pista dall’audio dei cambi di marcia. Riconoscendone 2 su 3. Test superato. Ma Trento non è il Bahrein. Anche se il Rosso Ferrari, in sala e fuori, abbonda.

(em)


Immagini