Venerdì, 13 Ottobre 2023 - 20:56 Comunicato 2936

Andriy Shevchenko, un campione nello sport e nella vita al fianco della sua Ucraina

Con i suoi gol Andriy Shevchenko ha segnato uno dei periodi più gloriosi della storia del Milan. Una maglia, quella rossonera, che il fuoriclasse ucraino si sente cucita addosso come ha raccontato questo pomeriggio a Trento per la seconda giornata del Festival dello Sport. Per lui un auditorium gremito dai tifosi del diavolo che insieme a lui e ai suoi gol hanno rivissuto anni speciali. Quello al Festival dello Sport è stato un incontro che è andato oltre il pallone e si è legato alla drammatica attualità del suo Paese, l’Ucraina, che sta subendo l’aggressione della Russia. Il 26 settembre 2023 il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelens'kyj infatti ha nominato Shevchenko, visibilmente commosso nel raccontare il dramma della guerra, nel ruolo di suo consigliere indipendente.
Nella foto: Andriy SHEVCHENKO [ Alessandro Eccel - Archivio ufficio stampa PAT]

Ad intervistare Andriy Shevchenko, Pallone d’Oro 2004 e secondo nella classifica dei migliori marcatori della storia del Milan dopo Gunnar Nordahl, i giornalisti della Gazzetta Alessandra Bocci e Alessandro Alciato. Le prime parole di Sheva, come è stato acclamato con cori da stadio dai tifosi rossoneri, sono stati dedicati proprio alla vittoria del Pallone d’Oro: “Per me è stato sempre un sogno perchè sono cresciuto nel settore giovanile della Dinamo Kiev con due idoli come Belanov e Blokhin. Quando andavo allo stadio volevo diventare calciatore e vincere il Pallone d’Oro e quando è arrivato l’anno giusto con la vittoria del Campionato e della Champions League con il Milan ce l’ho fatta ed è stato uno dei migliori giorni della mia carriera”.

Nel suo destino il Milan: “L’ho sempre seguito: con le giovanili ero stato in Italia, avevo visto alcune partite del grande Milan, l’ho amato subito perchè è una grande squadra fatta di grandi giocatori e grandi persone ma soprattutto per me è stato uno famiglia”. Fra i momenti topici della sua carriera in rossonero la vittoria della Champions a Manchester contro la Juventus. Di Andriy Shevchenko il rigore della vittoria: “Sapevo che tiravo il rigore decisivo, cercavo di bloccare le emozioni, pensavo a come tirare, guardavo Buffon, mi sono preso un po’ di tempo per decidere dove tirare e in quel momento è importante stare calmi e sono riuscito a fare gol. Nelle statistiche di goleador il rigore di Manchester non rientra ma è il mio miglior goal perchè rappresenta un sogno, ho scritto una pagina nella storia del Milan, è sempre stato il mio desiderio e puoi farlo solo se vinci la Champions”.

Shevchenko ha anche ricordato alcuni degli avversari che ha affrontato in campo come nel caso di Totti, “La sua lealtà alla Roma è incredibile. Grande calciatore e grande persona” ha detto Sheva e di Alessandro Del Piero “Un genio. Non avendo tanta potenza fisica, punta sull’ eleganza, vedeva benissimo il campo, giocatore di grande qualità”. Gustosa la battuta sul Cordoba dell’Inter: “Quando lo incontravo era impressionate, fortissimo, un ragazzo dolce che. anche quando ti picchiava, ti chiedeva scusa”. 

Andriy Shevchenko è passato da essere capitano della nazionale Ucraina al ruolo di consigliere indipendente del presidente Volodymyr Zelens'kyj: “Il ruolo che ho ora è quello di rappresentare il mio Paese in modo diverso rispetto a quando ero giocatore o allenatore. E’ difficile raccontare la guerra, le storie della gente che sono state rovinate, che hanno perso tutto, dei bambini rapiti o uccisi. Quando è scoppiata la guerra ho avuto una grande paura prima per la mia famiglia e i miei amici, poi di perdere il mio Paese. Pensavo che l’Ucraina non ci sarebbe più stata e sono ora orgoglioso della mia gente che combatte e resiste per vivere insieme il nostro futuro”. Fra i suoi obiettivi quello di ricostruire il piccolo campo da calcio di Bucha sfigurato dalle bombe russe: “Ci giocavo quando ero bambino - ha raccontato commosso Sheva invitando tutti a sostenere la lotta del suo popolo - ed ora ho promesso di rifarlo come un tempo per permettere ai bambini di giocare a pallone e di avere un futuro normale”.

 

(fds)


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