Domenica, 12 Ottobre 2025 - 16:25 Comunicato 2969

Alisha Lehmann: il calcio è “roba da donne”, anche di quelle con le unghie lunghe

Ci tiene a rimarcarlo e ribadirlo molte volte, Alisha Lehmann, calciatrice del Como Women e influencer, alla sua prima apparizione al Festival dello Sport di Trento: “Calcio e social possono andare di pari passo, senza che l’uno escluda l’altro. Gioco e estetica curata – il trucco, le unghie lunghe, i tacchi alti, gli abiti attillati – possono conciliarsi. Io sono me stessa in tutte queste cose: sono così, lo sono sempre stata. E ci tengo che le ragazze, guardandomi, capiscano che possono fare come credono, senza dar bada a chi nel 2025 ancora la pensa diversamente”.
ALISHA LEHMANN: UNA VITA DA ATTACCANTE Nella foto: Alisha Lehmann [ Alessandro Holneider - Archivio Ufficio Stampa PAT]

È sempre stata determinata, stando alle sue parole, Alisha Lehmann. Nata in un piccolo paesino della Svizzera con 400 abitanti e cresciuta in una fattoria in campagna, in una famiglia di quattro fratelli, ha iniziato a prendere a calci il pallone fin da subito, all’asilo. “Mi piaceva moltissimo perché ero veloce. Veloce più dei maschi” scherza.

Le prime partite “più serie” sono con la squadra locale, sempre insieme a quegli stessi maschi che – prosegue – “una volta non giocavano separati da noi. E credo che, a modo suo, sia stato anche un bene, perché passavano gli anni e diventavano alti e forti, e questo spronava noi femmine, in un confronto assolutamente positivo”. E poi arrivano anche quelle professionali: c’è prima la Premier League, in Inghilterra, con diversi team, e di cui ha un ricordo felice: “Ci ripenso sempre col sorriso. Ho cominciato giovanissima lì, e ci sono rimasta per 6-7 anni, quindi si può dire che io sia una calciatrice “creata” dall’Inghilterra”. Poi il trasferimento in Italia, perché a chiamare è la Juve: “Tutti vogliono giocare per una grande squadra e non avrei mai potuto rifiutare. Mi è dispiaciuto però non giocare mai molto. Mi allenavo tanto” – chiarisce – “entrando in campo ogni volta come se fossimo in gara, ma inspiegabilmente non venivo convocata. Non credo ci fossero reali problemi, solo andava sempre a finire così. E io volevo davvero mostrare il mio talento. Non sono una che molla”. Infine arriva l’attuale squadra, il Como, la rinascita sportiva: “Mi piace molto che sia una squadra puramente femminile e che quindi ci sia una sorta di “potere” che noi donne possiamo detenere, senza essere subalterne ai maschi. Oltre questo, siamo un bel team, che si aiuta e si sostiene. Dobbiamo solo lavorare sull’affiatamento e vinceremo molto”.

E se il calcio non ha dubbi ormai di conoscerlo, la vera sfida resta l’”esterno”: “Si pensa che quella dei calciatori sia una vita meravigliosa, ma bisogna anche considerare che lasciamo casa molto presto, che siamo spesso in trasferta e spesso soli.” – spiega – “Il sostegno degli altri – allenatori, amici e famiglia – diventa fondamentale. Mia mamma c’è sempre stata ed è orgogliosa di me, così come i miei tre fratelli, che spesso sono presenti alle mie partite. Ma è importantissimo anche come si affrontano le cose: io cerco di vivere sempre nel presente, perché credo che sia questa la chiave per essere felici. Dico sempre: se non vedi un problema, vuol dire che problemi non ce ne sono. E non scherzo quando affermo che io, di problemi, non ne vedo davvero mai”.

(kd)


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