
Nel suo saluto Lisa Fitoussi ha ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile questo seminario. "L’Europa è a un crocevia. - ha proseguito - Di fronte al crollo morale del capitalismo deve scegliere, deve decidere se vuole reinventarsi".
Sì, ma come? Sia nel discorso della figlia di Jean-Paul Fitoussi che in quello di Phelps è comparso fra gli altri il nome di Draghi, oltre che di Mario da Empoli e di altre personalità anche italiane. Sarebbe necessaria una rottura con gli automatismi di bilancio e con la depoliticizzazione delle scelte economiche, ma i leader europei hanno deciso di non decidere. L'idea di Phelps è sempre stata che il capitalismo non può vivere e progredire senza innovazione, partecipazione e autorità morale. I "rischi fatali" menzionati nel titolo del Festival dell'Economia, dunque, non sono un destino obbligato se si fanno scelte decisive per la democrazia, la giustizia economia e la sovranità politica, respingendo un'idea di Europa fondata su regole e automatismi e rilanciando la democrazia della scelta. Le regole automatiche, come il 3% di deficit, pretendono di incarnare la "neutralità" ma neutralizzano di fatto la politica, trasformano i governanti in gestori tecnici e i cittadini in spettatori impotenti.
"Se Phelps e mio padre avessero potuto dialogare ancora - ha detto Lisa Fitoussi - avrebbero proposto la creazione di un Consiglio democratico europeo per ricreare la giustizia economica. Una società in cui le diseguaglianze esplodono è una società che si frammenta. Ci vuole armonia fiscale, sanità alla portata di ogni cittadino. Il capitalismo ha legittimità solo se è accessibile a tutti. Mio padre e Phelps avrebbero proposto una imposta minima europea sulle multinazionali, una assicurazione obbligatoria minima e un fondo territoriale per compensare gli squilibri territoriali".
Parole che si ritrovano in Phelps, per il quale il deficit non è un tabù e il vero debito è quello che lasciamo se non investiamo nei cittadini, utilizzando strumenti come una una fiscalità comune, gli euro bond, una politica macroeconomica coordinata. E' in questo modo che il capitalismo esprime la sua funzione emancipatrice, come Phelps ha scritto assieme a Fitoussi, conosciuto nella Fiesole di fine anni Settanta, in una neonata Eui – European University Institute – The Florence School of Banking and Finance, nella Badia di San Domenico. Una amicizia poi sfociata nel libro, fondamentale, del 1988, "The Slump in Europe: reconstruction of open theory economy", che analizzava la crescita della disoccupazione in Europa durante gli anni '80, che nel 1985 toccò livelli che non si erano visti dai tempi della Grande depressione. Un'amicizia poi proseguita negli anni 90 e 2000, sempre occupandosi di temi come il mercato del lavoro, il sostegno ai lavoratori a basso reddito, la critica alle regole dell'austerità. Per salvare il capitalismo da se stesso, potremmo sintetizzare, e farne davvero uno strumento di emancipazione sociale.
L'intervento di Phelps si è chiuso di nuovo con un commovente commiato rivolto a Jean-Paul Fitoussi: “Era brillante, generoso, un campione della giustizia sociale. La nostra è stata un'amicizia durata 40 anni, alimentata dal desiderio di fare del mondo un luogo posto di prosperità. Per me personalmente Jean-Paul è stato un collaboratore, un critico, una fonte di ispirazione, e un amico”.