"La tecnologia digitale - ha spiegato il prof Basso- è applicabile a contesti come quello trentino grazie alle integrazioni di sensoristica, immagini satellitari e modellistica previsionale. Se tutti questi elementi sono legati con un approccio di sistema, grazie ai tecnici presenti sul territorio e la integrazione con l'industria, questo passaggio verso la digitalizzazione è possibile".
Un tema attuale e stimolante quello dell’agritech, al centro dell’attività di ricerca e trasferimento tecnologico alla FEM dove è attiva una unità specificamente dedicata all’agricoltura digitale e tema protagonista del Centro Nazionale per lo sviluppo delle Nuove Tecnologie in Agricoltura (Agritech) di cui la FEM è socio fondatore e partner, un progetto inserito nel più ampio disegno del PNRR, basato sull’utilizzo delle tecnologie abilitanti per lo sviluppo sostenibile delle produzioni agroalimentari, con l’obiettivo di favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici, la riduzione dell’impatto ambientale nell’agrifood, lo sviluppo delle aree agricole marginali, la sicurezza alimentare, la tracciabilità e la tipicità delle filiere.
Bruno Basso è considerato dalla comunità scientifica un pioniere della modellazione spaziale della simulazione delle colture e dell’integrazione con le immagini satellitari, aeree e UAV (Unmanned Aerial Vehicle) per identificare le cause della variabilità della resa delle colture. L'interesse di ricerca del professore è l’agricoltura sostenibile, in particolare la comprensione dei fattori alla base della variabilità spaziale e temporale della resa delle colture, del carbonio organico del suolo, delle emissioni di gas serra, dell’acqua e dei flussi di nutrienti attraverso i paesaggi agricoli in climi attuali e futuri. È titolare di brevetti globali sui sistemi di intelligenza agricola, telerilevamento e modelli di colture per valutare la produttività del terreno e la sostenibilità.
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