Sabato, 04 Giugno 2016 - 12:22 Comunicato 1179

Aree interne del Paese: spazi di straordinarie opportunità

L'incontro dal titolo “Crescere senza fuggire. L'esperienza di una politica attenta ai luoghi”, con gli economisti Fabrizio Barca e Luigi Guiso, moderati dal giornalista Antonello Caporale, ha fatto emergere che se da un lato si riscontra un'inconsistenza sempre più marcata dell'attenzione pubblica verso le aree cosiddette “rarefatte”, dall'altro cresce la percezione del valore di politiche che sostengano i “guardiani del territorio”, coloro che abitano le aree interne e a rischio di spopolamento del territorio italiano, politiche specifiche, calibrate su interventi specializzati, che consentano agli abitanti di queste zone, di crescere senza fuggire. Le prospettive di sviluppo confermano perdenti le politiche che ignorano i territori e spingono le persone verso la città, e danno per vincenti quelle che mettono le persone nelle condizioni di scegliere dove vivere. Perché oggi, le aree interne, rivelano grandi ed interessanti chances. Soprattutto, queste aree offrono spazi di libertà, spazi vuoti dove creare.

A Palazzo Geremia, nella mattinata di sabato 4 giugno, si è tenuta una conferenza per il ciclo Incontri dal titolo “Crescere senza fuggire. L'esperienza di una politica attenta ai luoghi”, con gli economisti Fabrizio Barca e Luigi Guiso, moderati dal giornalista Antonello Caporale.

La situazione italiana attuale vede, quale effetto delle crisi in atto, un fenomeno di spopolamento generalizzato, sia nelle aree urbane, dove si chiudono gli ospedali e le scuole, sia e soprattutto nei territori interni del Paese. Un fenomeno in crescita che dalle coste e dal Sud, si sta spingendo inesorabilmente verso Nord.

Gli economisti sostengono che lo sviluppo abbia le sue radici nei grandi agglomerati urbani, dove risiede l'incubatore del sapere, le università. Ma in verità, la liberazione di talenti e la creatività più intensa risiedono nei luoghi interni del nostro Paese.

Se da un lato si riscontra un'inconsistenza sempre più marcata dell'attenzione pubblica verso le aree cosiddette “rarefatte”, e un governo che non dimostra di conoscere i tratti di un'Italia che sparisce, dall'altro cresce la percezione del valore di politiche che sostengano i “guardiani del territorio” coloro che abitano le aree interne e a rischio di spopolamento del territorio italiano, politiche specifiche, calibrate su interventi specializzati, che consentano agli abitanti di queste zone, di crescere senza fuggire. Come? Migliorando la qualità dei servizi più importanti, come salute, scuola e mobilità e andando a sbloccare gli ostacoli che si frappongono alla creatività dei giovani nati in questi territori. Le prospettive di sviluppo confermano perdenti le politiche che ignorano i territori e spingono le persone verso la città, e danno per vincenti quelle che mettono le persone nelle condizioni di scegliere dove vivere. Perché oggi, le aree interne, rivelano grandi ed interessanti chances.

Nei confronti dei "malefici" che si sviluppano all'interno delle agglomerazioni urbane, malefici talvolta irrimediabili, costosissimi per le finanze pubbliche, e soprattutto che peggiorano sensibilmente la qualità della vita di chi vi abita, le aree interne o cosiddette “rarefatte” hanno carte crescenti, come l'adattabilità ai cambiamenti ambientali, la capacità di raccogliere flussi migratori contro un effetto insaccamento delle grandi città, la predisposizione naturale a dare risposte bio-sostenibili ai soggetti appartenenti alle fasce deboli, e la loro straordinaria biodiversità. Ma soprattutto, queste aree offrono spazi di libertà, spazi vuoti dove creare. E questo viene visto dalle classi dirigenti come un enorme pericolo, per questo scelgono di non investire in territori dove menti creative potrebbero emergere, perché sono eccezionali opportunità di nuove idee e di nuove forme di sviluppo.

Contro i grandi interessi quindi, la politica ha un compito di responsabilità, quello di saper estrarre da ciascun territorio il potenziale maggiore, tenendo conto che i luoghi sono eterogenei e i potenziali sono differenti, attuando dunque politiche mirate per ottimizzarne le vocazioni.



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