Domenica, 02 Giugno 2019 - 12:54 Comunicato 1328

Il terzo pilastro: la comunità dimenticata tra stato e mercati

Ha funzionato bene per oltre 60 anni, portando prosperità e benessere, ma oggi il capitalismo vive la transizione più difficile. A metterlo in crisi sono stati lo strapotere dello stato e del mercato rispetto alla comunità, spesso dimenticata. Ex capo economista del Fondo monetario internazionale ed ex governatore della Banca centrale indiana, Raghuram Rajan, ha portato al Festival il suo ultimo libro “Il terzo pilastro” e la sua ricetta per riequilibrare i tre pilastri che garantiscono il buon funzionamento della società: stato, mercato e comunità.
Negli ultimi anni stato e mercato si sono sviluppati in modo abnorme a discapito della comunità (con connotati e conseguenze diverse). Le comunità hanno sofferto profondamente le crisi e le forze destabilizzanti come la rivoluzione tecnologica e la concorrenza commerciale globale. La chiave per uscire dalla crisi può essere un “localismo inclusivo” capace di riequilibrare i poteri.

Lo stato garantisce sicurezza e giustizia, il mercato è in espansione e offre ai consumatori opportunità di scelta e prospettive di maggiore prosperità. Ma la comunità è rimasta indietro, laddove invece può essere l'unica in grado di colmare le lacune lasciate da stato e mercati (si pensi al giovane disoccupato che torna a casa, nella più piccola delle comunità, la famiglia).
I cambiamenti - in particolari quelli legati alla rivoluzione portata dalle nuove tecnologie - hanno determinato una maggiore polarizzazione nelle comunità: quelle più esposte alla concorrenza di prezzo delle merci straniere hanno perso posti di lavoro a reddito medio e si sono avviate verso un progressivo declino, mentre per il ceto medio alto si è aperta la possibilità di competere su base meritocratica e di competenze per impieghi da sogno in aziende “superstar”.
Rajan ha delineato alcune strade percorribili verso la ricerca dell'equilibrio dei tre pilastri fondanti la società: come contrappeso di stato e mercato occorre sviluppare le comunità reali a discapito di quelle immaginate, per arrivare ad un “localismo inclusivo” essenziale per la rinascita delle comunità. La comunità deve essere inclusiva e permeabile alle idee esterne, mentre lo stato e il mercato devono abbassare i muri per darci maggiori opportunità. Il potere dovrebbe tornare dagli organismi internazionali alle nazioni e, nei singoli paesi, dal livello centrale alle comunità, in un processo che può essere agevolato proprio da una delle forze che hanno constribuito alla crisi: la rivoluzione ict.
La ricerca dell'equilibrio è un processo molto complesso anche a detta di Pier Carlo Padoan, ex ministro dell'economia nei governi Renzi e Gentiloni, docente ed economista. Questo perché stato, mercato e comunità vivono essi stessi cambiamenti e dinamiche interne, dettati da tempistiche molto diverse tra loro: rispetto al mercato, stato e comunità sono fisiologicamente più lenti. Politica e decisori devono giocare un ruolo di primo piano nella ridefinizione di questo equilibrio globale, ma possono farlo solo se capaci di concentrarsi sui cambiamenti economici strutturali di lungo termine. Secondo Padoan l'orizzonte temporale di chi decide le politiche economiche è spesso limitato e concentrato sull'immediato. Ma di fronte a cicli economici che sono per loro natura “lunghi” è doveroso impostare cicli di riforma a lungo termine.
Secondo Luigi Guiso, accademico ed economista, la comunità ha spesso pagato perché subiva l'effetto forte degli equilibri di potere tra stato e mercato. Di fronte a comunità locali impoverite, dove emergono tensioni sociali, servono nuove politiche capaci di trasformare il sistema sociale e il welfare per affrontare al meglio lo shock di un cambiamento che spesso distrugge il capitale umano. Il sistema del welfare deve essere, di fatto, resiliente e capace di preparare il capitale umano alla crisi (preservandolo), per poi recuperarlo dopo la crisi.

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