Domenica, 02 Giugno 2019 - 12:08 Comunicato 1323

L’incomprensibile pensiero economico

Un viaggio nella mente umana per cercare di capire come funziona la comprensione nei confronti delle materie economiche. David Leiser, professore di Psicologia economica all’Università Ben Gurion, Negev, Israele, ha catturato l’interesse di palazzo Geremia con un’accattivante presentazione dei suoi studi focalizzati sul modo in cui i profani capiscono le questioni più complesse, ovvero, come ha riassunto Paolo Mantovan, direttore de “Il Trentino”, la cosiddetta fenomenologia della pancia.

“C’è una mutua incomprensione tra la gente e gli economisti e le radici di questa incomprensione sono molto profonde”, ha esordito David Leiser, facendo riferimento al fatto che l’essere umano non è “costruito” per comprendere la complessità del mondo moderno, è cognitivamente carente in alcune skill. “Esiste una mancata corrispondenza tra il nostro bagaglio cognitivo e il principio del pensiero economico, che è intrinsecamente complesso”, ha aggiunto lo psicologo israeliano.
Poi ha citato una ricerca nella quale si è chiesto a un campione di persone se volessero aumentare la spesa su un determinato capitolo (salute, istruzione, ambiente): la maggioranza si è detta favorevole. Se però gli si dice di aumentare le tasse, pochi saranno d’accordo. “Non è che la gente non capisca che i soldi vanno presi da qualche parte, ma la loro mente è programmata a gestire gli argomenti singolarmente”. 
Inoltre la mente umana si affida a dei trucchi, come l’euristica del “good-beget-good” (il bene causa il bene) che li porta ad assemblare cose positive e negative separatamente. Gli economisti, al contrario, devo predire le traiettorie, guardare a dati aggregati e agli equilibri. “L’economia è basata sul meccanismo del trade off, ovvero sulla relazione tra due variabili. Questo le persone non lo capiscono così come non capiscono che una politica economica non è frutto di una notte insonne di chi governa”.
Come si può colmare quindi questo gap? Per Leiser l’economia deve espandersi includendo studi quantitativi su come cambiare la narrativa popolare. Inoltre va sviluppato negli individui, ancora in età evolutiva, un apprezzamento per la complessità.

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