Lunedì, 28 Giugno 2021

Flavio Faganello, Il monumento a Dante, 1969

(Archivio fotografico storico PAT, CCBY-NC)

Nella storia per immagini del monumento a Dante, le fotografie del primo maggio 1968 segnano lo spartiacque tra un prima e un dopo. La produzione di Faganello volta definitivamente pagina rispetto agli sguardi più apertamente ideologici di primo Novecento, come confermano, nella ricerca di tagli originali e accostamenti divertiti o spiazzanti, le campagne dedicate all’opera dal fotografo nei due decenni successivi. A cominciare da questo audace sottinsù, datato 1969, che si colloca al crocevia tra la sua puntuale cronaca della vita cittadina e il suo impegno continuativo nella documentazione del patrimonio culturale. Nel fascino della nevicata invernale, la costruzione perfetta dell’immagine enfatizza infatti le relazioni tra le tre cantiche e le principali figure tradotte in bronzo da Cesare Zocchi. Così, la sottile coltre di neve sopra la spalla potente del Minosse fa da cornice al volto levato di Sordello, in un’efficace rilettura dell’episodio centrale dell’incontro tra i poeti, sotto lo sguardo compassionevole di Beatrice e la mano tesa di Dante al vertice del monumento.
(KM)

(us)


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