La puntata di Geo dedicata a questo progetto è disponibile su RaiPlay (al minuto 1.16 circa il progetto) --> CLICCA QUI
Sulle Alpi le piante tendono a spostarsi da sud verso nord e a salire a quote più elevate. È un dato di fatto, testimoniato da chi le montagne le frequenta, e incontra paesaggi inediti rispetto al passato, ma anche dimostrato dagli studi e dalla ricerca scientifica. Questi “spostamenti” sono una risposta della flora al clima sempre più caldo: le piante scalano le montagne e le vette appaiono e appariranno sempre più “erbose”, anche a seguito della fusione dei ghiacciai che amplia il suolo libero e colonizzabile.
Gli ambienti di alta quota sono i più adatti per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sulla flora, perché sono quelli dove non entrano in gioco altri fattori di natura umana (gestione del territorio, urbanizzazione, pratiche agricole). Le vette delle montagne sono, per ora e per fortuna, poco o per nulla influenzate direttamente dall’uomo.
Ed è proprio per monitorare questi fenomeni che il Museo Civico ha avviato il progetto “Flora di Vetta”, in collaborazione con i parchi del Trentino, il Parco Naturale Adamello Brenta, il Parco Nazionale dello Stelvio e il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, con il contributo della Provincia autonoma di Trento. I cambiamenti, come illustrato nella trasmissione di Rai 3, anche con splendide immagini, sono considerevoli.
Rispetto ai dati raccolti nel 2019 e pubblicati nel volume Flora del Trentino , il monitoraggio 2022 ha evidenziato già 145 record altimetrici provinciali e alzato il limite altitudinale assoluto di quota per le piante in Trentino con i 3.598 m di Poa laxa su Punta Taviela.
Tra i record altimetrici troviamo Arnica montana trovata nel Parco Adamello Brenta sul versante sud Carè Alto a 3020, con un “salto” di 400 m rispetto al 2019, oppure Gentiana brentae (che al mondo cresce quasi solo sulle Dolomiti di Brenta) segnalata finora solo fino a 2650 m e individuata ora in vetta al Grostè (2900 m). Anche Saxifraga facchinii, specie endemica e rara, ha fatto registrare un balzo di 290 m rispetto ai dati precedentemente pubblicati, grazie al ritrovamento su Cima Vezzana nel Parco Paneveggio Pale di San Martino a 3190 m.
I dati complessivi saranno elaborati dall'Università di Padova con la quale è in atto una collaborazione, con l’obiettivo di pubblicare i risultati su una rivista scientifica di prestigio internazionale.
(testo e immagini: Museo civico di Rovereto)