Venerdì, 31 Maggio 2019 - 23:25 Comunicato 1263

Voci europee: una serata dedicata ad Antonio Megalizzi

Una serata nel nome di Antonio Megalizzi. Il ventinovenne trentino, studente di Studi internazionali a Trento, morto a Strasburgo insieme a un collega polacco nell'attentato ai mercatini di Natale dello scorso dicembre. In sala, al Teatro Sociale, anche la famiglia e la fidanzata di Antonio. Sul palco alcune voci d’Europa, coordinate dal giornalista francese di Libération Eric Jozsef. Una serata nel nome dell’informazione sull’Europa. Perché Antonio, già laureato in Scienze della comunicazione e aspirante giornalista, era una delle voci di Europhonica, circuito di radio universitarie europee, oltre cento, nato anche su sua iniziativa nel 2014. Una radio che anche attraverso i social network raccontava le sedute del parlamento e spiegava le istituzioni europee a un pubblico di coetanei ma non solo. Una serata per ragionare su quanto e dove si informa l’opinione pubblica sui temi europei. Per una vera identità e politica comune europea, è stato detto, serve prima arrivare a un’opinione pubblica europea, nonostante le barriere linguistiche.

«Antonio Megalizzi credeva in un’opinione pubblica europea. E questo è il miglior modo per ricordarlo: ragionare sull’informazione dall’Europa e sull’Europa». Eric Jozsef, giornalista francese da anni in Italia, ha sottolineato come sia impossibile continuare a costruire il sogno di un’Europa unita, nel quale credeva ardentemente il giovane Megalizzi, se non si riesce a costruire un’opinione pubblica europea. «Antonio era innamorato della democrazia europea».

Sul palco anche il trentino Nicola Pifferi, suo collega del network Europhonica: «Raccontavamo la Brexit persino in pigiama dal letto. Ogni occasione era buona per parlare di Europa. La nostra radio è nata molto classica, 5 anni fa, con trasmissioni di un’ora. Poi siamo passati al podcast, a piccoli spazi anche sui social. Liberi da editori». «Antonio è stato mio studente a Studi internazionali – ha aggiunto il professor Andrea Fracasso – ed era mosso dal desiderio di saperne di più sull’Europa per raccontarla meglio. Puntava a un’informazione né verticale né orizzontale, ma transnazionale. Per anni c’è stato consenso intorno all’Europa e solo negli ultimi anni sono emersi temi controversi».

«Le buone notizie non fanno notizia – ha osservato Graham Ellis, presidente dell’unione delle radio europee – e spesso il racconto e i temi sono noiosi. A molti europei sfuggono i tecnicismi. Un paradosso si è registrato nel Regno Unito. Dopo la Brexit per la prima volta c’è stato interesse e dibattito sui temi europei, anche alle recentissime elezioni europee». «Solo per i sovranisti le elezioni di domenica scorsa hanno rappresentato un obiettivo critico» ha fatto notare Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale: «La sfida della comunicazione sull’Europa la vincono i sovranisti, con messaggi semplici. C’è poca conoscenza sui meccanismi delle istituzioni europee e c’è il gap linguistico per avere una vera opinione pubblica europea». I media tradizionali, infine, stentano ad allargare lo sguardo agli scenari internazionali.

Silvia Sciorilli Borrelli di politico.eu nota come «i giornali si concentrano sempre solo sugli impatti nazionali delle vicende europee. In Italia tutta l’attenzione è stata sulla vittoria della Lega e sui rapporti di forza che questo risultato può permettere tra Italia e Bruxelles. I media non tradizionali fanno ottima informazione, ma sono – purtroppo – delle nicchie».



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