
Il dirigente Marzatico ha evidenziato come la sistemazione del parco sia propedeutica al recupero della villa, in linea con il mandato della Convenzione di Faro, che prevede la conservazione dei beni culturali con la partecipazione consapevole delle comunità locali. Gli interventi sull’area verde sono stati approfonditi dal dirigente Gelmini, che ha illustrato la parte relativa agli interventi idraulici, dall’architetto D’Agostino, che ha evidenziato i lavori in fase di ultimazione su due vasche, sulla scalinata del parterre e sulla cancellata, nonché dal dirigente Mezzanotte, che si è concentrato, assieme all’agronomo Fronza, sul ripristino e sulla valorizzazione dell’aspetto botanico.
"Villa Angerer è di certo un luogo del cuore per l'intera comunità di Arco - ha detto quindi l'assessore Floriani - come tale l'attenzione e l'aspettativa sono alte. L'amministrazione comunale dunque rinnova il suo ringraziamento all'assessora Gerosa e alla struttura provinciale per l'impegno di questi anni e la totale disponibilità per collaborare nell'interesse pubblico che la villa e il suo parco rappresentano". Un ringraziamento alle istituzioni provinciali per aver dato avvio al progetto di risanamento del parco e al percorso di approfondimento volto a restituire nuova vita alla villa storica è arrivato anche da Emanuela Cretti, portavoce dell'Associazione tutela Romarzollo.
Si concluderanno in autunno i lavori di sistemazione degli elementi architettonici e lapidei di pregio del grande parco di Villa Angerer ad Arco, un intervento avviato lo scorso febbraio e coordinato dall’UMSt Soprintendenza per i beni culturali, sotto la direzione dell’architetto Cinzia D’Agostino, e condotto con l'apporto di Apop, l’Agenzia provinciale per le opere pubbliche. L'intervento si è concentrato sulle architetture che arricchiscono il giardino ottocentesco: fontane, gradinate, balaustre, portale della cancellata con acroteri, oltre ad altri manufatti scultorei, oggetto di pulitura, consolidamento e restauro; parallelamente sono stati messi in sicurezza alcuni esemplari arborei, da parte del Sova, Servizio provinciale per il Sostegno Occupazionale e la Valorizzazione Ambientale, che cura ormai da numerosi anni la manutenzione ordinaria del giardino. L'importo messo a disposizione dall'UMSt soprintendenza è di circa 120.000 euro e i lavori si concluderanno ad ottobre.
Questo primo progetto di recupero si colloca in un percorso più ampio di collaborazione fra diversi servizi provinciali: UMSt soprintendenza, Sova e Apop, sotto il coordinamento dell'Assessorato provinciale alla cultura, nonché la partecipazione dell'amministrazione comunale, di portatori di interesse locali e associazioni, in un’ottica di valorizzazione condivisa.
Uno dei percorsi riguarda un ulteriore investimento di 70.000 euro per un’attività di collaborazione su temi di interesse condiviso con l’Università degli Studi di Trento, in particolare con il DICAM - Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica. L’attività di collaborazione prevede studi preliminari finalizzati ad una prima verifica della compatibilità delle nuove funzioni d’uso - in particolare di polo culturale per la Collezione Caproni - previste per il complesso architettonico di Villa Angerer ad Arco con il rispetto e la conservazione del suo “valore di testimonianza”.
Sono poi in previsione anche ulteriori importanti interventi per restituire tutta la sua bellezza al grande complesso verde della Villa arcense: il Sova, sulla base di un precedente progetto preliminare, ha stanziato 250.000 euro per la progettazione dell'impianto irriguo e di quello idraulico, che saranno poi affidati ad Apop. Si partirà con la realizzazione dell'impianto di irrigazione: nel corso dell'autunno dovrebbe essere appaltata la prima parte dei lavori, quindi seguirà la parte idraulica che consentirà di restituire l'acque alle tante fontane della Villa. E in prospettiva si sta ragionando per il completo restauro della parte verde del giardino con una serie di interventi specifici sulla vegetazione arborea per ricostruire il disegno storico del giardino, che vanno dal rifacimento del parterre con disegno in mosaicoltura, all'introduzione di nuove specie documentate negli archivi storici, dalla reintroduzione di tappezzanti sotto chioma al restauro delle bordure e delle siepi in bosso. Tale progetto è in fase di programmazione da parte di SOVA.
Un articolato mosaico di azioni, per restituire nuova vitalità a un luogo che rappresenta un patrimonio storico, culturale e botanico di eccezionale valore, rafforzandone le potenzialità di utilizzo futuro anche in chiave culturale ed espositiva.
Villa Angerer, note storiche
La villa e il parco risalgono all'Ottocento, per la precisione al 1873, durante il periodo del Kurort austriaco, quando Arco si affermò a livello europeo come stazione di cura, apprezzata dalla nobiltà e dalla borghesia austro-ungarica. L’arciduca Alberto d'Asburgo e altri personaggi illustri arrivarono ad Arco per costruire ville e giardini, approfittando del clima, mitigato dalla presenza del Lago di Garda. Il giardino di Villa Angerer era particolarmente favorevole perché protetto dai venti freddi provenienti da nord.
L’Ottocento fu inoltre epoca di mode botaniche. Spedizioni verso il Nord America e l’estremo oriente portano in Europa nuove specie che arricchirono i giardini europei e nel nostro caso di Arco, stazione favorevole anche per le piante. Fra quelle presenti storicamente nel parco di Villa Angerer vi erano la Quercus suber (sughera), il Quercus ilex (leccio), ma anche l’alloro, le canfore, il lentisco, l'arancio amaro descritte nel 1898 dal consigliere imperiale Max Kuntze nella guida “Arco nel Tirolo meridionale”. Nel parco si trovano ancora alcune rarità botaniche come un gigantesco Cupressus funebris (cipresso funebre), una camelia che fiorisce regolarmente, alcuni grandi cedri, una sequoia della California, una Torreya e monumentali magnolie, cedri e cipressi.
Il complesso di Villa Angerer con l'esteso parco cinto da mura, che si estende per circa 30.000 metri quadrati, fu ceduta negli anni 30 del secolo scorso dalla famiglia proprietaria all'Istituto Fides e successivamente trasformata in sanatorio per il clero, con l'aggiunta di nuovi edifici, destinati alla cura o di servizio. Nel 1983 il compendio è passato alla Provincia e nel 1994 è stato rimosso il vincolo di destinazione sanitaria, infine nel 2004 è stato riconosciuto bene di interesse culturale dalla Soprintendenza. Il giardino storico è sottoposto a manutenzione periodica da parte del Sova - Servizio provinciale per il Sostegno Occupazionale e la Valorizzazione Ambientale.
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