Sabato, 12 Ottobre 2019 - 21:43 Comunicato 2533

Vieri e Ronaldo, i fenomeni dell’Inter si prendono il Festival

Bobo Vieri in goal ci va in ogni caso: ieri con la palla, oggi nel suo nuovo ruolo di comunicatore. E se, accanto a lui c’è il Fenomeno vero, Ronaldo Luis Nazàrio De Lima, allora la magia torna quella ammirata sul tappeto d’erba della Scala del Calcio, dove con loro due tutto era possibile. La coppia di attaccanti dell’Inter più forte di tutti i tempi si è ritrovata al Festival dello sport di Trento. Il Fenomeno Ronaldo non poteva mancare al Festival dei fenomeni. In collegamento da San Paolo, Ronaldo ha scherzato con il suo vecchio compagno di squadra. “Sono andato all’Inter - ha esordito Vieri - perché volevo giocare con Ronaldo, con il migliore giocatore al mondo”. La speranza però si è trasformata in illusione, a causa dell’infortunio patito da Ronaldo nella partita conto la Lazio. Ci vollero 700 giorni perché i due si ritrovassero sullo stesso campo da gioco: a Brescia quel giorno fini 3 a 1 per l’Inter e al gol di Ronaldo negli stadi italiani tutto il pubblico si alzò in piedi ed applaudire.

Christian Vieri è stato un bomber implacabile, un giocatore mai banale, fuori e dentro il campo. Appesi gli scarpini al chiodo Bobo si è ritagliato, grazie alla sua naturale verve, il ruolo di uomo gossip, padrone dei social (2,2 milioni di follower solo su Instagram), opinionista tv di livello internazionale e personaggio da copertina. Introverso, scontroso e quasi musone da ragazzo, Vieri si è riscoperto, invecchiando, personaggio di un pubblico senza età. “Sono nato in Australia tra i canguri. Giocavo a cricket e a rugby. Poi un giorno ho iniziato a giocare al pallone. Mi schierarono da terzino. Davo e ricevevo un sacco di legnate. Dopo alcune partite segnavo più degli attaccanti. Incominciai già allora a litigare con gli allenatori. Al mio dissi: ‘Senti segno più di quelli davanti. Mettimi in attacco che ti risolvo i problemi…’. Avevo due sogni, giocare in Serie A e andare ai Mondiali. Li ho realizzati e ora sono un uomo felice, papà di una meravigliosa bambina”.

Speranza e illusione.

Dall’altra parte dell’oceano, a San Paolo, è collegato il suo amico Ronaldo, compagno di una stagione all’Inter, vissuta senza riserva tra speranza ed illusione.

E illusione apre l’incontro con le immagini che ritornano a quel 9 dicembre 2001. La partita è Inter - Brescia e segna con il ritorno del Fenomeno, fermo da 749 giorni a causa del drammatico infortunio patito contro la Lazio all’Olimpico. 

“Quel gol - ricorda Ronaldo - è un ricordo bellissimo. Aspettavo quel momento da quasi due anni, spesi in operazioni al ginocchio per recuperare il tendine rotuleo e una riabilitazione dolorosa. Bobo mi passò un pallone che voleva essere solo spinto in rete. Era la fine dell’incubo più nero”. E in quel momento in tutti gli stadi i tifosi si alzarono in pieni e applaudirono la rete di Ronaldo. “Lui è più benvoluto in Italia che in Spagna e Brasile”, dice convinto Vieri.

Vieri, la Spagna e la Ferrari 

Bobo non risparmia aneddoti per la gioia di un pubblico che lo applaude ad ogni battuta: “A Madrid sfidai il presidente dell’Atletico Madrid, dove giocavo, con la promessa di una tripletta. In caso di scommessa vinta, mi sarei portato a casa una Ferrari. La domenica dopo segnai tre gol ma feci una cazzata perché non ritirai mai la Ferrari. Tornassi indietro andrei subito all’incasso”.

Eppure l’esordio in Spagna non fu una passeggiata per Bobo: “I giornalisti mi massacrarono le prime quattro giornate perché non riuscivo a mettere dentro la palla. Mi vendicai alla quinta giornata, sbloccandomi con una doppietta e vincendo a fine campionato la classifica cannonieri. Quella gogna mediatica non la perdonai ai giornalisti e con loro non ci ho più parlato”.

All’Inter per Ronaldo

Nell’Inter di inizio 2000, accanto a Ronaldo, c’era Bobo Vieri. Insieme formavano una coppia di attaccanti che non aveva eguali al mondo. “Io sono andato all’Inter - rivela Vieri - perché c’era lui e volevo giocare con il più forte. Io non sono mai stato in soggezione con nessuno ma con Ronnie fatto un passo indietro. Arrivai all’Inter dopo essere costato 90 miliardi di lire - scherza il bomber - e volevo fare gol. Mi dicevo che se non avessi segnato dopo quello che ero costato, mi avrebbero ucciso. Per fortuna ne feci subito due…”. 

L’amicizia nata in palestra

Vier: “Passavamo tutti i giorni insieme e ci divertivamo. L’ho aspettato un anno da quel maledetto infortunio al ginocchio. Per me era un fratello e soffrivo per lui. La vostra amicizia è nata nella palestra della Pinetina. Quell’anno mi fermai anch’io tre volte per problemi al flessore e quindi ci ritrovavamo in palestra dove trascorrevamo intere mattinate”. 

All’Inter per una vita

“Milano è stata la mia città e l’Inter la mia squadra - aggiunge Ronaldo -. Si respirava un’energia contagiosa, i giocatori erano carichi e i tifosi ci seguivano con amore infinto. Pensavo che avrei trascorso tutta la mia carriera all’Inter perché la sentivo come la mia famiglia e il presidente Moratti era come un padre nei miei confronti. Mi raccontava tutto della ricostruzione della squadra. Nel progetto di Lippi c’era, oltre a Baggio, anche Seedorf che dal Real Madrid voleva giocare con noi. Insomma eravamo un gruppo destinato a fare cose importanti”. 

Attacco di fenomeni

“Nell’inter - dice Bobo - ho trascorso con Ronaldo tre anni. C’era un energia pazzesca. La gente era pazza e innamorata di noi. San Siro era una bolgia e la stadio tremava anche quando uscivamo per il riscaldamento. Alla Pinetina c’erano sempre migliaia di tifosi. Nell’aria c’era un odore di barbecue e salsicce. I tifosi che facevano festa durante i nostri allenamenti. Incredibile, non mai visto nulla di simile”.

“Noi eravamo la speranza dei tifosi interisti - aggiunge il Fenomeno -. Ho vissuto epoca d’oro a San Siro che non dimenticherò mai”. 

Il derby e le botte con Ayala

Inter Milan non è mai una partita normale. I derby dell’ottobre 1999 vide nel primo tempo un’Inter straripante. In campo c’è un derby nel derby. Lo giocano Ronaldo ed Ayala. “Il difensore del Milano - ricorda Ronnie - passava tutto il tempo a picchiarmi. Nella ripresa provo a stoppare un traversone alto ed alzo il gomito. Lui va giù ed io esco con il cartellino rosso. Oggi con la Var non sarebbe successo”. 

Il dopo partita è ancora più elettrico con Lippi, allenatore dell’Inter, che parla di “leggerezza imperdonabile” da parte di Ronaldo. Apriti cielo. Interviene Moratti e si sfiora l’esonero del tecnico.

“In ogni caso - interviene Bobo Vieri - con Ayala erano botte da orbi. In campo ho incontrato solo due giocatori tignosi: Ayala e Samuel della Roma.

L’infortunio contro la Lazio

Finale di Coppa Italia. Era il 12 aprile 2000. “Terribile, è stato terribile - ritorna Ronaldo -. Il tendine rotuleo, già lesionato contro il Lecce, si ruppe appena tentai un’accelerazione. In campo urlavo dal dolore e tentavo di trattenere la rotula che mi stava salendo lungo la coscia. Mai prima d’ora un infortunio di questo genere era successo nel calcio: non c’era alcuna casistica o informazione sui tempi di recupero. Sono stati i dieci giorni più bui della mia carriera di giocatore. Dopo l’operazione ho trovato una forza dentro di me e un amore verso il calcio che mi hanno permesso di  tornare a giocare. Non ho mai mollato un giorno”. 

Gli allenamenti sbagliati

“A ripensarci - prosegue il Fenomeno - la causa di quell’infortunio erano gli allenamenti sbagliati. Cooper, il nuovo allenatore, ci faceva correre quattro chilometri solo nel riscaldamento e alla fine dell’allenamento ne facevamo più di dieci. Io non avevo bisogno di correre e ne parlavo ogni giorno con l’allenatore. Lui a parole mi rassicurava ma nella realtà andava avanti dritto per la sua strada”. 

“Era un follia - taglia corto Vieri -. Io ho bisogno di correre per mantenere la forma ma Ronnie no, se lui chiede un trattamento diverso sei un pazzo a non assecondarlo. Lo dissi sia a Cooper sia a Moratti. Inutilmente”. 

Lo scudetto perso contro la Lazio

5 maggio 2002. E’ la data nera dell’Inter, il giorno dell’illusione più cocente. E’ Bobo Vieri a ricordare quella partita incredibile: “Ci ho pensato un milione di volte. Eravamo in vantaggio di un punto e dovevamo solo vincere. La Lazio non avevo nulla da chiedere e noi siamo andati in vantaggio due volte. E’ stata colpa nostra ed è giusto così”.

Ronaldo racconta la vigilia: “Nei giorni precedenti i giornali scrissero che Moratti aveva acquistato Nesta e che lui non avrebbe nemmeno giocato l’ultima di campionato. Quella notizia ci ha distratto molto e siamo entrati in partita troppo tranquilli e questo fu un errore pagato caro”. Il Fenomeno non manca una frecciata all’allenatore Hector Cooper: “Abbiamo sbagliato formazione. Ci presentammo con un giocatore in più a centrocampo che non ha funzionato. E’ stata una delle più grandi delusioni in vita mia. Non ricordo di aver mai pianto così per una sconfitta e per una squadra. La delusione era fortissima, avevamo mancato lo scudetto dopo anni che lo vinceva la Juve e, soprattutto, in quel modo…”. Dal pubblico i tifosi interisti non fanno mancare l’applauso. 

L’Addio all’Inter e la fuga al Real Madrid

E’ la parentesi forse più triste della serata. Ronaldo la racconta ancora con emozione: “Noi, per questa maglia, abbiamo dato tutto. Io mi sentivo all’inter per tutta la vita e non volevo andare dal presidente a chiedere la testa dell’allenatore. Ma non ce la facevo più a stare con Cooper: parlavamo ore con lui, dicevamo certe cose e poi lui ne faceva altre. Non credevo nel suo progetto. Andai da Moratti e raccontai il mio malessere per la gestione di Cooper. Ero convinto di restare e che il presidente avrebbe mandato via Cooper. La grande delusione è stata che Moratti ha preferito Cooper a me”. 

Anche Bobo non risparmia critiche al presidente Moratti. “In squadra eravamo tutti uguali, tranne lui. Niente, Cooper da testardo è andato per forza a scontrarsi con Ronnie. Moratti ha sbagliato a mandarlo via”.

“Era l’agosto del 2002 e trascorsi una settimana senza dormire - ricorda con rammarico Ronaldo -. All’improvviso, la città che mi amava, iniziò ad odiarmi: mi buttavano i sassi alla finestra e dovevo girare con la scorta della polizia. Fu la fine brutta di una avventura bellissima e a me dispiace tantissimo. Dovevamo finire la storia in un’altra maniera”. 

Ancora il Fenomeno: “Mi resi conto che la società, per giustificare la mia cessione, gettò la colpa su di me. A Moratti voglio un bene incredibile e con lui ho riparlato molte volte di questo ed entrambi abbiamo ammesso di aver sbagliato”.  

La reazione di Bobo Vieri fu rabbiosa: “Andai da Tronchetti Provera e Moratti e dissi a loro che non potevano venderlo. Posso sentire tutte le ragioni del mondo. Posso capire che Ronaldo era giovane e impulsivo, ma le persone di 50 anni dovevano capire che stavano commettendo uno sbaglio enorme. Al presidente ho detto: ‘Se vendi lui, vendi anche me’”. Andò come andò.

I nuovi fenomeni.

Chi ha ereditato lo scettro di Luis Nazàrio De Lima? Alla domanda sia il vero Fenomeno che Vieri concordano: “Attualmente i più forti sono nell’ordine Messi, Cristiano Ronaldo e Neymar. Stiamo parlando di giocatori di altissimo livello, con pochissima differenza”. 

La nuova Inter di Conte

Ronaldo parla da tifoso: “Conte mi piace e la squadra sta facendo un ottimo campionato e spero che sia l’anno buono”.

Bobo resta con i piedi per terra: “Il gap con la Juve è importante. Loro hanno una rosa pazzesca ma l’Inter ha intrapreso un percorso che la porterà lontano. Bisogna avere pazienza e dare tempo al gruppo di crescere. Quest’anno, l’Inter sarà con il Napoli l’avversaria della Juve fino alla fine”.

(pff)


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