Venerdì, 02 Giugno 2017 - 21:53 Comunicato 1446

Università e industria, insieme per innovare

L’innovazione può rendere la salute meno disuguale? Ha cercato di rispondere a questo interrogativo il confronto “La filiera delle scienze della vita: evoluzione e impatti sul sistema sanitario”, proposto da Gei – Associazione italiana economisti d’impresa questa sera al Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento. Un’analisi del punto di vista dell'industria di settore, dei risultati di recenti ricerche condotte dai soci Gei, con il coinvolgimento dei rappresentanti delle associazioni industriali di settore. A coordinare i lavori Massimo Deandreis, presidente Gei e direttore Srm Napoli. Ma a fare gli onori di casa è stato Innocenzo Cipolletta, presidente del Consiglio di amministrazione dell’Università di Trento e presidente Fondo Italiano d’Investimento Sgr.

Una finestra aperta sulle connessioni tra ricerca, manifatturiero, innovazione e salute. Sullo scenario il piano “Industria 4.0” che sta promuovendo il dialogo tra mondi diversi come accademia e aziende.
«Il legame tra innovazione nelle cure e costi sanitari è complesso» ha spiegato Stefania Trenti (economista Direzione studi di Intesa Sanpaolo, Milano). Poi si è soffermata sul contesto italiano, alle prese con il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione e dove c’è una forte pressione su un sistema che punta al contenimento dei costi.
Alessandra Benedini (economista Prometeia, Bologna) ha messo in evidenza l’impatto positivo che l’innovazione ha avuto sull’industria farmaceutica italiana, che è leader in Europa e che riesce ad attirare molti investimenti. Ha descritto un settore di successo, competitivo, con crescita elevata del fatturato, che impiega forza lavoro qualificata e traina una filiera ad alta specializzazione.
«L’innovazione non è un’opzione. L’innovazione è una gara che dev’essere fatta. E noi possiamo giocare partite dove vale il saper fare» ha affermato Eugenio Aringhieri (presidente Gruppo Biotecnologie – Farmaindustria). Aringhieri ha proseguito: «I luoghi dell’innovazione sono le università. È un gioco di squadra. Oggi l’università deve avvicinarsi all’industria, occuparsi di trasferimento tecnologico». E se al mondo accademico ha chiesto maggiore attenzione a sviluppare le competenze che poi aiuteranno a inserirsi con successo nel mondo delle professioni, al governo politico ha chiesto di «creare un ecosistema» che funzioni e possa attrarre investimenti in ricerca. «Abbiamo un’università di altissimo livello e ora c’è anche il piano “Industria 4.0”. È una felice congiuntura».
Al termine del confronto Innocenzo Cipolletta è intervenuto per sottolineare che «le università stanno già cambiando: cercano di non insegnare più semplicemente una materia e una professione, ma cercano di essere sempre più interdisciplinari». Anche perché la società cambia a un ritmo tanto veloce – si è ribadito -che sarebbe impossibile fare previsioni sulle professioni di cui ci sarà bisogno di qui ai prossimi anni. Da parte sua un invito a essere aperti all’innovazione e ad avere fiducia nel mondo che cambia.

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(eb)


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