Martedì, 17 Ottobre 2017 - 15:35 Comunicato 2751

Mattinata di festa per l'istituzione scolastica, presente l'assessore Carlo Daldoss
Università Popolare Trentina: settant'anni al servizio della comunità

Grande festa per i settant'anni di fondazione dell'Università Popolare Trentina. Questa mattina a Trento la sede storica, in via Prati, ha fatto fatica a contenere le numerose autorità intervenute a celebrare l'anniversario. C'era il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, c'era l'assessore provinciale alla coesione territoriale, urbanistica, enti locali ed edilizia abitativa Carlo Daldoss, in rappresentanza del presidente della Provincia Ugo Rossi, c'era il commissario del Governo, Paquale Gioffrè, e c'era l'arcivescovo emerito, mons. Luigi Bressan. A fare gli onori di casa il presidente dell'Università Popolare Trentina, Ivo Tarolli, e il direttore Generale, Maurizio Cadonna.

Il presidente dell'Università Popolare Trentina, Ivo Tarolli, ha messo in evidenza come nel corso degli anni sia mutato l'atteggiamento della società nei confronti delle scuole professionali: “oggi siamo di fronte ad una riscoperta - ha detto - delle nostre realtà formative che accompagnano i giovani ad entrare nel mondo del lavoro in modo preparato e professionale”. Di una grande festa della comunità formativa ha parlato il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta: “Una comunità formativa che ha avuto tanti meriti ma soprattutto quello di sapersi continuamente evolvere, crescere e stare al passo con i tempi”. L'assessore provinciale Carlo Daldoss in questo anniversario ha visto un parallelismo fra l’Autonomia e il percorso dell’Università Popolare Trentina: un anno dopo l’accordo De Gasperi - Gruber, fondamento della nostra speciale Autonomia, muoveva i suoi primi passi l’Università Popolare: “io credo - ha affermato Daldoss - che allora si era compreso come l’Autonomia potesse avere un futuro solo attraverso una larga partecipazione alla conoscenza. Questo discorso vale anche oggi, vale ancora di più se questa formazione è nel campo delle nuove tecnologie, della formazione linguistica, elementi sui quali la Provincia sta puntando molte sue forze, per consentire ai propri studenti di essere alla pari di quelli degli Stati europei più avanzati. Non va poi dimenticato che investire in conoscenza è fondamentale, non solo dal punto di vista economico, ma anche per la crescita e la coesione sociale delle nostre comunità, per lo sviluppo del senso civico e della partecipazione, per creare cittadini preparati, in comunità unite, che sappiano affrontare il mondo attuale, nel quale sempre più si è sottoposti a forti tensioni anche di ordine culturale”. Infine molto interessante e precisa è stata la ricostruzione storica presentata dall'arcivescovo emerito, mons. Luigi Bressan.

Una data doverosa da ricordare, è stato detto, perchè mette in luce la forza che i trentini di sett'anni fa hanno avuto nel mettersi alle spalle le ferite della guerra. Trentini che si sono rimboccati le maniche perchè hanno sete di lavorare e di imparare. Immersa in questo fervore di attività, desiderosa di ampliare le proprie possibilità e di mettersi in gara come negli altri Paesi, la nostra gente cerca con l'abilità di acquisire i primi mezzi fondamentali necessari ai rapporti umani. La febbre del sapere contagia tutti, gli studenti e gli operai, i giovani e gli anziani, i professionisti e le casalinghe. Sorge, così, l'Università popolare. Ma non basta. Il pensiero deve essere scritto, si deve poter mettere nero su bianco in modo rapido e chiaro con la stenografia e la dattilografia e con lo stesso entusiasmo vengono frequentati i nuovi corsi. La gente però vuole di più, sempre di più, vuole ampliare la propria cultura, deve assorbire da chi ne è più ne sa, nelle lettere, nelle arti, nelle scienze e gli specialisti, chiamati dall'Università, tengono le loro conferenze nel salone del «Palazzo del diavolo». I mezzi sono pochi, la sala è fredda, un ceppo arde nel grande camino del Seicento ma il calore dell'entusiasmo brucia e riscalda. La coscienza popolare si affina e si fa più matura, deve sfruttare meglio il tempo libero e si aggiungono i corsi serali di «storia dell'arte», di disegno. L'istituzione si afferma, programma i corsi di addestramento professionale e di preparazione dei giovani per il loro inserimento della vita del lavoro e dell'impiego. L'affluenza è massima, i riconoscimenti vengono dalla Regione, dal Ministero e nasce il «Centro di addestramento professionale».  Ma non basta agire solo in Trento. Le località periferiche reclamano per ottenere almeno i corsi più qualificanti e si aprono scuole a Cles, Riva e Tione.
L’Università popolare trentina si proponeva dunque di rispondere a due esigenze culturali allora emergenti: in primo luogo dare una preparazione professionale e quindi promuovere socialmente e avviare a una remunerata carriera impiegatizia a quanti, usciti dalla scuola dell’obbligo, non avevano ancora acquisito i ferri del mestiere o, se avevano fatto la scuola dell’avviamento al lavoro, mancavano della necessaria duttilità operativa; in secondo luogo fornire alla città uno strumento di cultura media, che, avvalendosi delle competenze esistenti in loco, si giovasse anche dell’apporto di docenti universitari per prolusioni ai corsi e alle letture, come stimolo ad approfondimenti, che non sarebbero potuti mancare. Su queste due direttrici di fondo si programmarono coraggiosamente una serie di corsi professionali e una fitta tela di interscambi culturali tra le università umanistiche e scientifiche italiane e l’ambiente di studio trentino, con una vivacità e un coraggio che oggi ci lasciano stupiti, se si pensa alla povertà dei mezzi a disposizione.
L'Università Popolare Trentina è sempre stata una scuola capace di adeguarsi ai tempi, seguire le trasformazioni e se possibile anticiparle. Mantenendo ferme le proprie origini, l’Università Popolare Trentina ha attraversato il tempo «evolvendosi» e stando attenta alle nuove esigenze di formazione. La formazione professionale dei giovani e la specializzazione professionale degli occupati viene vista come momento di qualificazione dell’uomo nell’attimo in cui ritiene di migliorarsi, non solo in funzione del lavoro e della professione ma anche in funzione della crescita personale. L’intero percorso scolastico mira alla valorizzazione della persona come elemento di primaria importanza nel processo di crescita favorendo l’educazione alla cittadinanza, alla salute, all’ambiente e la formazione culturale e professionale di ogni giovane, per aiutare ciascuno ad essere «protagonista del proprio futuro». L’inserimento nel mondo del lavoro non è casuale. Da anni il Centro di Formazione Professionale dell’Università Popolare Trentina collabora con aziende della provincia di Trento e di altre regioni vicine per effettuare stages qualificati.
L’Università Popolare Trentina – oggi Scuola delle Professioni per  il Terziario è una realtà in continua crescita. Basti dire che negli ultimi anni i cinque centri  di Trento, Rovereto, Arco Cles e Tione hanno superato la fatidica quota dei 800 studenti. Il motivo di questo successo sta nella capacità di offrire un percorso didattico improntato sulla formazione a 360 gradi dei ragazzi. I giovani che escono dai centri di Trento, Rovereto, Arco, Cles e Tione diventano risorse ambite da aziende e imprese.

La video intervista all'assessore Daldoss

Fonte: Ufficio Stampa Università Popolare Trentina

Riprese e immagini a cura dell'Ufficio Stampa

(at)


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