Giovedì, 18 Aprile 2019 - 15:29 Comunicato 850

Il rarissimo gatto dorato è apparso nelle foto-trappole posizionate per la ricerca; è la prima volta in Tanzania
Una ricerca coordinata dal MUSE fotografa in Tanzania il felino meno conosciuto d'Africa

La ricerca che ha portato a individuare per la prima volta in Tanzania la presenza del gatto dorato è stata condotta per approfondire lo stato della biodiversità di una specifica foresta pluviale, situata nell’angolo nord-occidentale della Tanzania, vicino al confine con l’Uganda. Il bellissimo gatto dorato ha una distribuzione ristretta alle foreste dell’Africa tropicale e fino a ora non era stato rilevato –- in quella parte del Continente. Felino raro e minacciato dalla caccia e dalla distruzione dell’habitat, è considerato il meno conosciuto in Africa. Grazie all’installazione, nell’autunno 2018, di 65 foto-trappole da parte del team di ricercatori coordinati da Francesco Rovero (collaboratore del MUSE e ricercatore dell’Università di Firenze), sono stati fotografati diversi individui del felino, in più aree. Questo risultato aggiunge un tassello importante alle conoscenze della fauna tropicale e rappresenta al contempo un motivo critico per allertare il Governo della Tanzania sull’unicità della foresta studiata e sull’importanza della sua protezione.

Il gatto dorato, Caracal aurata, è un felino di medie dimensioni, con i maschi che raggiungono i 14 kg di peso e il metro e 30 di lunghezza, coda inclusa. Il nome tradisce il colore del manto, che è tuttavia estremamente variabile, dall’arancione intenso al tipicamente “dorato”, al grigio, al marrone scuro e perfino al nero di individui melanici. Agile cacciatore di appostamento, è specializzato per la caccia di piccole antilopi e varie altre prede nelle dense foreste Afro-tropicali. La sua distribuzione è centrata nel bacino del Congo, ma alcune popolazioni si trovano lungo le coste dell’Africa occidentale mentre altre sconfinano in Africa orientale. Qui è presente in Uganda, mentre per il Kenya mancano dati certi da oltre 70 anni, nonostante le molte segnalazioni non confermate. In Tanzania non era mai stato segnalato. La caccia e la distruzione dell’habitat l’hanno estinto da molte aree e, dove rimane, è estremamente elusivo, tanto da meritarsi la fama di felino più sconosciuto del continente.

 

“Uno studio condotto nel 2006 dalla Wildlife Conservation Society, sempre con foto-trappole – racconta Francesco Roveroaveva evidenziato in quell’area la presenza di alcuni mammiferi tipicamente “congolesi”, suggerendo che si tratta di una foresta unica per la Tanzania, con fauna non tipicamente di Africa orientale. Ma il gatto dorato non era tra questi per cui, quando abbiamo recuperato le prime foto-trappole e ci siamo trovati nello schermo del PC le foto di un inconfondibile gatto arancione siamo rimasti molto sorpresi. Stiamo finendo di analizzare i dati complessivi (quasi 6000 immagini che ritraggono nel complesso più di 25 specie di mammiferi), ma sicuramente questo primo risultato servirà a spingere verso una maggiore protezione della foresta. Pur essendo formalmente una riserva (Riserva Naturale di Minziro) la zona è pesantemente minacciata da caccia, allevamento, prelievo di legname e perfino dalla futura costruzione di un oleodotto.”

 

La ricerca che ha portato alla “scoperta” del gatto dorato in Tanzania è stata affidata nel 2018 al MUSE di Trento, come parte scientifica di un più ampio programma di cooperazione internazionale finanziato dalla Provincia autonoma di Trento (Servizio Attività Internazionali) e da altri partner della sub-regione Europea chiamata Euregio (che comprende anche l’Alto Adige e il Tirolo Austriaco) e condotto per la Provincia dalla ONG trentina di cooperazione internazionale ACAV. I risultati della ricerca scientifica, articolata in varie parti incluso lo studio dei mammiferi qui riportato, sarà utilizzata dai partner del programma per azioni di protezione della foresta e di sensibilizzazione delle comunità locali per mitigare le minacce che incombono sulla biodiversità.

 

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Lo studio sullo stato della biodiversità della Riserva Naturale Minziro è stato affidato alla Sezione di Biodiversità Tropicale del MUSE e condotto in collaborazione con vari partner locali e internazionali del museo nell’area. Tra questi, il Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, dove sono attualmente in corso le analisi dei dati.

 

Il programma East Africa Livelihood Improvement Transborder Programme realizzato sotto l’egida dell’Euregio e finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Provincia autonoma di Bolzano e dallo Stato federale del Tirolo coinvolge 4 organizzazioni sul territorio africano. ACAV, come partner operativo della Provincia autonoma di Trento segue la parte che vede una collaborazione con Caritas Maddo in Uganda e Kolping in Tanzania. L’obiettivo di tale programma è quello di contribuire alla realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile promuovendo un miglioramento degli stili di vita delle comunità rurali dell’area attraverso il miglioramento della produzione familiare e i redditi delle comunità beneficiarie, l’accrescimento della partecipazione degli stakeholder nella gestione e nella protezione delle risorse naturali, il miglioramento dei servizi sociali nei centri urbani nella zona di intervento.

 

La componente di ricerca scientifica del programma ha l’obiettivo generale di quantificare la biodiversità e valutare lo stato di conservazione della foresta Minziro e delle aree naturali adiacenti, per poter impostare monitoraggi futuri e fornire raccomandazioni utili per le attività di gestione delle risorse naturali del programma Euregio, oltre che per le autorità di gestione della riserva, per le comunità che vivono nel suo intorno, e per altri stakeholders nell’area.

 

Materiale disponibile:

Link alle foto (crediti Francesco Rovero – MUSE/UNIFI)

Contatti Francesco Rovero, Francesco.rovero@muse.it

Contatti Ufficio stampa MUSE, Media@muse.it



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