Giovedì, 04 Dicembre 2014 - 02:00 Comunicato 3124

Oggi la firma fra il presidente Rossi e la sottosegretaria Franca Biondelli
UN PROTOCOLLO PER DARE NUOVO SLANCIO AL FAMILY AUDIT NAZIONALE

Il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi e la sottosegretaria con delega alle politiche familiari Franca Biondelli, hanno sottoscritto oggi un protocollo per il secondo bando nazionale a favore delle organizzazioni che intendono attivare il percorso di certificazione Family Audit. Un traguardo che apre nuove importanti prospettive di diffusione del marchio a livello nazionale. Consegnati anche i certificati base Family a cinque nuove organizzazioni. La firma è avvenuta nell'ambito del workshop "Family Audit: presentazione dell'analisi di impatto nelle aziende" in cui sono stati presentati i dati di una ricerca realizzata dall'Università di Bologna. Lo stanziamento complessivo della sperimentazione nazionale, che si svilupperà secondo le modalità definite dal protocollo firmato oggi, è pari a 450.000 euro.-

"Abbiamo l'ambizione - ha detto il presidente Rossi - di rappresentare con questa nostra esperienza un esempio per il Paese, ma siamo anche consapevoli di avere ancora molta strada da fare. La firma di questo Protocollo sancisce il nostro rinnovato impegno in favore di politiche familiari sempre più avanzate".
"Il Family Audit è un fiore all'occhiello della Provincia autonoma di Trento - ha detto a sua volta la sottosegretaria Biondelli - che ringrazio per le sinergie sviluppate con il Dipartimento per le politiche familiari del Ministero, qui rappresentato da Ermenegilda Siniscalchi. Sarà nostro impegno promuovere politiche di armonizzazione della famiglia in seno alla società sempre più avanzate, consapevoli di quanto sia determinante il ruolo della famiglia per la crescita della comunità".
Family Audit è uno strumento manageriale che promuove un cambiamento culturale all'interno delle organizzazioni, pubbliche e private, al fine di adottare politiche di gestione del personale orientate al benessere dei propri dipendenti e delle loro famiglie. Nel protocollo firmato oggi si ribadisce l'interesse delle Provincia e del Governo nazionale verso lo standard Family Audit sia per potenziare il processo di diffusione a livello nazionale dei sistemi di certificazione aziendale e familiare, in conformità con quanto stabilito dal piano nazionale per la famiglia, sia per promuovere il benessere familiare attraverso la realizzazione concreta e partecipata delle misure di conciliazione famiglia-lavoro all'interno delle organizzazioni pubbliche e private. In tempi di ristrettezze economiche si è voluto lanciare anche un segnale importate allo scopo di incentivare le organizzazioni, riducendo del 20% i costi della certificazione. Lo stanziamento complessivo della sperimentazione nazionale, che si svilupperà secondo le modalità definite dal protocollo firmato oggi, è pari a 450.000 euro. In particolare, il costo a carico del dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri è pari a 350.000 euro, mentre il costo a carico della Provincia autonoma di Trento è pari a 100.000 euro per l'intera durata dell'accordo. La parte eccedente delle spese sarà sostenuta dalle organizzazioni che aderiranno alla sperimentazione. L'assegnazione a sostegno del progetto, nonostante la spending review, dimostra come il tema della conciliazione vita-lavoro-famiglia stia entrando nella sensibilità politica.
Al termine dell'incontro si è tenuta la consegna dei certificati base Family Audit a cinque nuove organizzazioni: Fondazione comunità solidale; Vales S.C.S.; Cassa Rurale di Lavis; Associazione scuola materna Romani de Moll e S.C.S. Bellesini.
La firma è avvenuta nell'ambito di un workshop, in cui sono stati presentati i dati di una ricerca realizzata dall'Università di Bologna sull'impatto del Family Audit nelle aziende certificate ed è stato moderato da Luciano Malfer dirigente dell'Agenzia provinciale della Famiglia. Riccardo Prandini, ordinario dell'Università di Bologna, che ha coordinato la ricerca, ha evidenziato una serie di aspetti che sono emersi con forza dall'indagine di gradimento tra i lavoratori coinvolti e loro partner conviventi sull'effettiva efficacia dell'introduzione del marchio nelle loro rispettive realtà aziendali. Tra gli aspetti significativi evidenziati dal professor Prandini: la crescita del benessere psico-fisico, in particolare per ciò che concerne la capacità di gestione dello stress; un maggior senso di identificazione con l'organizzazione e di partecipazione al processo lavorativo con colleghi e superiori e l'aumento del benessere in famiglia e in particolare nel rapporto con i figli.
"Le misure di flessibilità d'orario, se associate ad altri dispositivi di conciliazione, hanno un effetto moltiplicatore sulle dimensioni del benessere personale, familiare e lavorativo dei dipendenti – ha spiegato ancora Prandini - così facendo l'azienda è più attrattiva e capace di generare capitale umano e sociale di qualità".
Ermenegilda Siniscalchi, del Dipartimento per le politiche della famiglia, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha ricordato che il Dipartimento ha stanziato quest'anno nuovi fondi per diffondere ulteriormente il Family Audit su tutto il territorio nazionale. "Noi crediamo – ha detto Siniscalchi – che il marchio sia una leva efficace per introdurre nei luoghi di lavoro la cultura della conciliazione, attraverso la sensibilizzazione del management. Ancor più che negli strumenti di conciliazione che introduce, l'importanza del Family Audit, infatti, risiede nella formazione di una cultura pro conciliazione". "Ritengo che l'esperienza trentina – ha concluso Siniscalchi – debba approdare in tutte le regioni d'Italia, e questo è il compito che ci siamo assunti a livello nazionale". -



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